mercoledì 15 giugno 2016

Il dilemma della pubblicazione

Tutto parte da un'idea. Se quell'idea si dimostra sufficientemente concreta allora ci si può lavorare su e se subentra l'entusiasmo allora si può star certi che prima o poi, in tempi più o meno lunghi, quell'idea diventerà qualcosa di ben delineato.

La partenza è la stessa per qualsiasi ambito, io ne sperimento solo due: scrittura e disegno. In questo caso parlo della prima, perché, nonostante siano maggiori gli anni che dedico alla seconda, la prima è quella che mi dà maggior soddisfazione a livello personale.

Non che non mi piaccia disegnare, ma dato che nel disegno ancora non ho raggiunto il livello che mi permette di rendere al meglio l'idea di partenza, la scrittura riesce a compiacere il mio ideale rendendolo concreto.

Quando si conclude qualcosa a cui si è dedicato molto tempo e tanta energia ci si chiede sempre cosa farne. Se si tratta d'arte spesso si ha il desiderio di condividerla, perché l'arte, anche se nata per caso, anche se pensata per se stessi o per qualcuno, è fatta per essere condivisa.

Attenendosi a questo concetto qualcuno potrebbe commentare che allora non dovrebbe essere a pagamento se lo spirito è la condivisione. Bisogna però pensare che tutti mangiamo e magari vogliamo concederci ogni tanto un'uscita e, coi tempi che corrono, i soldi sembrano sempre più schiavizzare la vita di tutti. La loro assenza soprattutto.

Per un po’ di tempo sono stata convinta di voler pubblicare nel metodo classico, con una casa editrice e tutto il resto. I miei tentativi al momento, lo ammetto, son stati piuttosto blandi, partendo da case minori che accettavano l'invio tramite e-mail, nella maggior parte senza ricevere risposte. E’ una delle cose più demoralizzanti, più di un rifiuto, perché rimani lì, nel dubbio.

Certo, si capisce anche che magari hanno una mole di richieste notevoli e se dovessero rispondere a tutti spenderebbero delle ore, nel caso di formati cartacei anche soldi per francobolli. Coloro che vogliono il formato cartaceo sono quelli che ho lasciato da parte. Subito dopo quelli che accettavano le e-mail, nella mia ideale lista di possibilità, c'erano quelli che via posta classica volevano sinossi, presentazione e magari qualche capitolo.

La cosa più pesante e che non ho fatto è stata l'ultima parte della lista, assai massiccia: le case editrici che vogliono il malloppo completo stampato (e secondo consiglio generale, magari anche rilegato).
Ciò comporta che tu debba andare in stamperia e farti sfornare anche fino a 20 copie, e dato che non navigavo nell'oro ho sempre titubato, dubbiosa sui costi dato che ognuno dice una cosa diversa.

L'altro giorno, nonostante l'argomento lo avessi già avvicinato da tempo immemore, la prima volta tra l'altro parlando con un uomo che aveva a che fare con mio fratello in ambito commerciale, son ritornata sul pod: print on demand.

Spesso il print on demand che si trova online (il primo che ho conosciuto è stato Lulu) è affiancato anche dalla vendita del formato digitale. Specie ora che gli ebook si comprando anche nell'AppStore, il formato elettronico spaventa meno.
Questo è un argomento particolare, lo affronterò a parte.

Così alla fine mi son detta: nessuno sa chi sono, tanto vale provare così.
Diciamo che la spinta decisiva è stata una chiacchierata con un amico che tra l'altro conosco anche poco personalmente, ma sai, a volte capita quel giorno che attacchi bottone con persone con cui magari hai sempre parlato poco e scopri che sono persone speciali che possono aiutarti più di mille altre.

Adesso son dietro ad armeggiare per capire cosa fare, anche perchè comunque son abbastanza cauta nelle cose. Non ho scelto Lulu, per il fatto che ho preferito andare su qualcosa di italiano optando per Boopen, o meglio l'ex Boopen ora Photocity. Vedremo cosa riesco a combinare!

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