Ieri rientrando a casa mi son trovata in mail il link a una nuova recensione, non positiva quanto la prima, ma che ovviamente ritengo giusto riportare.
L’eterna lotta tra bene e male è un tema assai ricorrente nel genere fantasy ma che non cessa mai di stupire per le infinite possibilità interpretative a cui si presta. L’esordio di Aurora Filippi non fa eccezione in tal senso, si lascia ispirare da questa tematica di fondo interpretandola però in modo personalissimo e indubbiamente originale. Leodhrae è il nome di una città immaginaria in cui il male, identificato con l’alchimia, si è risvegliato a opera del temibile Ghadra. Il suo obiettivo è quello di conquistare il mondo avvalendosi del supporto di creature terrificanti alle quali egli stesso ha dato vita sfruttando i suoi poteri alchemici. Ma a intralciare i suoi piani intervengono le forze del bene, rappresentate dagli dèi dei quattro elementi. Il dio del fuoco (una fenice), la dea dell’acqua (una sirena), il dio dell’aria (un drago) e quello della terra (un centauro) si apprestano infatti a preparare i loro eserciti e ad affrontare il comune nemico in uno scontro epocale. A gradi linee questo è il nucleo intorno a cui l’autrice tesse il suo ordito, all'apparenza semplice ma arricchito di così tante sfumature e particolari da trasformarsi strada, facendo, in una tela fittissima nella quale alto è il rischio di perdersi. In effetti è più o meno quanto è accaduto a me in corso di lettura: ho intrapreso il viaggio animata da grande curiosità ed entusiasmo ma, andando avanti, mi sono perduta al punto di non riuscire più ad apprezzare e comprendere la storia fino in fondo. A provocarmi un gran senso di confusione è stato principalmente l’utilizzo di una fitta schiera di voci narranti. Le più “importanti” sono quelle corrispondenti ai quattro Signori degli elementi ma a queste si affiancano anche le voci di altri personaggi cosicché otteniamo nel complesso una consistente pluralità di POV. I narratori raccontano tutti in prima persona alternandosi in maniera casuale nei vari capitoli. Ne consegue che all'inizio di ciascun capitolo non si sa chi stia parlando e quasi mai lo si comprende subito. Ciò mi ha provocato un costante senso di smarrimento che ha messo a dura prova la mia capacità di concentrazione. Immaginate di partecipare a un festa in maschera e di dover trascorrere l’intera serata a cambiare costume. Ecco, leggendo ho provato qualcosa di simile, mi sembrava di entrare e uscire senza sosta dai vari personaggi, così facendo non ho potuto immedesimarmi in nessuno e, a lungo andare, ho cominciato ad avvertire anche un gran senso di stanchezza. A rendere ancor più complicata l’impresa si aggiunge il fatto che gli attori sguinzagliati sul campo sono tantissimi e per lo più hanno nomi quasi impronunciabili (Kerfat’Fuer, Asekar Lostdal Vedur, AnhelieèLen, Iker’Undos…); tra gli altri si aggirano strani incroci nati dagli esperimenti di Gadhra, esseri dalle fattezze e i nomi partoriti interamente dalla fantasia dell’autrice (cito a titolo di esempio i Beriak – simil lupi mannari – i Drow – ovvero una specie di elfi con pelle nera e capelli bianchi, le Goriak – esseri viventi che in realtà sono Chiavi non meglio precisate…) . Memorizzarli e riconoscerli è praticamente impossibile. Il libro è corredato di un glossario in appendice atto a facilitare il compito, ma leggere dovendo ricorrervi di frequente è tutt'altro che rilassante. In conclusione, ho apprezzato la fervida fantasia dell’autrice, che oserei definire straripante, ho intravisto grandi potenzialità nell'idea alla base di questo romanzo dall'impianto epico ma mi sono scontrata con una tecnica narrativa e uno stile espositivo che hanno trasformato la lettura in un’esperienza faticosa più che emozionante. La necessità di comprendere chi stesse raccontando ogni volta che cambiavo capitolo, il bisogno di correre al dizionario per ricordare fattezze e nomi dei personaggi presenti sulla scena hanno finito per farmi perdere completamente il filo della storia lasciandomi, al termine, con la sensazione di aver perso qualcosa di essenziale lungo la via. Per esempio non ho compreso il ruolo degli angeli, che non mancano di fare la loro comparsa, in una storia che per impianto e protagonisti sembra volersi inserire in una cornice di stampo pagano… Probabilmente una migliore gestione dei POV avrebbe reso la lettura più scorrevole consentendo ai pregi dell’opera di venire alla luce. Allo stato attuale mi sembra un diamante grezzo che necessita ancora di essere lavorato perché possa brillare davvero.
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Come ho scritto tempo fa, non faccio polemica sulle recensioni, quindi accetto qualsiasi parere. Da ogni critica si può trarre giovamento, però in questo caso alcune cose vorrei dirle, più per chiarimento che per altro… ognuno interpreta un libro come desidera, e quindi giustamente ha il suo parere ma…
I Drow non li ho inventati io >,> cioè… magari, ma purtroppo esistono da un bel pezzo. I miei potranno essere leggermente rivisitati in alcuni punti, ma esistono da un bel pezzo. Drizzt è il più famoso, ma per chi è avvezzo a bazzicare per giochi di ruolo, se li sarà ritrovati davanti svariate volte.
Gli Angeli (così come i Demoni) per me sono una razza al pari di tutte le altre, non sono gli Angeli cristiani, pertanto non esiste paragone tra paganesimo e cristianesimo. Gli Angeli sono il popolo prediletto di una divinità che governa un piano tutto suo e lo stesso vale per i Demoni.
I POV son solo quattro, mi spiace che non si sia capito… è la prima volta che mi viene detto e ovviamente ne prendo atto. I decori ai capitoli dovrebbero facilitarne la comprensione, ma evidentemente non è così scontato.
Per i nomi non posso dire molto… è completamente soggettivo. Io ho letto opere di Tolkien con nomi complessi, simili tra loro e, specie negli ultimi usciti rimessi in ordine dal nipote, addirittura cambiano da una pagina all'altra con nota di avvertimento XD
Come ho detto, queste non sono critiche alla critica, ma alcuni pareri e precisazioni che non vanno a controbattere il parere della recensione che è sacrosanto. Ognuno ha la sua opinione, va accettata. Se ne prende il buono e si guarda avanti :3
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