venerdì 3 aprile 2020

The Fate of the Tearling di Erika Johansen

Salve, salve a tutti. No, non sono morta... che suona abbastanza brutto di questi tempi, ma tant'è. No, non è stata la quarantena a farmi riprendere a leggere dato che io vivo in casa praticamente sempre. Diciamo che nell'ultimo anno e anche più, non sono riuscita a scrivere, leggere o a concentrarmi su molto altro. Colpa della mia salute mentale e fisica che mi ha portato anche a dover abbandonare un lavoro che mi piaceva, ma che ci vogliamo fare? La vita va così.
In compenso nell'ultimo mese sono riuscita a tornare a leggere e finire una trilogia che mi aveva coinvolta fin da subito e di cui mancherà la recensione del secondo libro, ma trarremo le somme qui con questo finale che, nelle ultime pagine, un po' te lo senti e un po' speri che non sia così. Ma la cosa bella è che è un finale che non lascia nulla di sospeso o di aperto. La trilogia finisce e finisce con un bel punto.


La cosa che sicuramente mi ha agevolata nel riprendere la lettura è la scorrevolezza che caratterizza tutta la saga. Una trilogia che ho amato molto e di cui si parlava anche di fare un film; pareva che la Warner ne avesse preso i diritti scegliendo Emma Watson come attrice per il ruolo di Kelsea, ma non se n'è saputo più nulla e la cosa è finita nel dimenticatoio. Poco male in sé, mentre dall'altro lato anziché vedere remake, sequel e prequel di cui nessuno sentiva il bisogno, attingere a dei bei romanzi potrebbe portare qualcosa in più per gli amanti del genere fantasy, ma ahimè anche la mia adorata Chimera di Praga è un progetto abbandonato e di cui non s'è sentito più nulla.
Tornando a noi, il titolo di Fato del Tearling è quantomai azzeccato in quanto le decisioni e le azioni della giovane regina Kelsea smuoveranno le sorti di tutto il suo regno e non solo. Nel finale vediamo da vicino la famigerata Regina Rossa e il Mortmesne, mentre il Cadare rimare per lo più una regione nominata ma di cui non si sa molto di più (e nemmeno se ne sente il bisogno).

Trama:
In meno di un anno Kelsea Glynn, dall'adolescente impacciata che era, è diventata una sovrana sicura di sé. Mentre maturava nel suo ruolo di regina del Tearling, questa giovane testarda e lungimirante ha trasformato il regno intero. Nel suo tentativo di eliminare corruzione e vessazioni e riportare giustizia si è fatta numerosi nemici, in patria e nei territori confinanti: il più terribile di tutti è la Regina Rossa, che non si è fatta scrupolo di rivolgere il suo esercito contro il Tearling. Per proteggere la sua gente da un'invasione devastante, Kelsea ha compiuto una scelta incredibile: si è consegnata coi suoi zaffiri magici al nemico, lasciando il trono a Mazza Chiodata, fidato comandante della sua guardia personale, cui ha affidato il ruolo di reggente. Questi, però, non ha alcuna intenzione di arrendersi fino a quando non sarà riuscito a salvare coi suoi uomini la regina, ora prigioniera nel Mortmesne. Qui inizia il capitolo finale, nel quale il destino della regina Kelsea e dell'intero Tearling saranno finalmente rivelati!
La cosa bella di tutta questa trilogia è l'alternarsi dei tempi, dei mondi, del presente e del passato, di visioni del futuro il tutto miscelato bene e senza creare confusione ma, anzi, una grande curiosità nell'attesa che i punti si congiungano per capire, dissipare la nebbia e delineare i contorni e i perchè dei personaggi. I "cattivi" si muovono bene e si ha modo di capirli, assimilarli lentamente e anche comprendere le loro azioni, seppur si sia liberi di appoggiarle o meno. Kelsea stessa agisce spesso d'impulso e d'istinto perchè, per quanto sia la protagonista, la regina, non è una classica eroina senza macchia e senza paura. E' umana nelle sue debolezze e nelle sue forze e cresce, vacilla, si pente e impara dal passato, capisce via via la forza che ha acquisito e la sua origine, nonché il prezzo che le richiede e ciò che quegli zaffiri significano, da dove vengono.

Ho sempre avuto un misto di attesa e timore nell'arrivare alla fine di una storia, perchè hai sempre paura di trovare ad attenderti una delusione. Da una parte sai che dovrai abbandonare quel mondo e quei personaggi, ma l'idea di farlo con insoddisfazione, delusione o magari rabbia, non è mai piacevole, però capita. A volte è questione di gusti, a volte si percepisce una mancanza di cura o l'incapacità di chiudere tutti i punti aperti dalla trama. A volte si sente l'esigenza di approfondire, di avere risposta a dei perchè e la cosa che più mi ha stupita di questa trilogia è che si chiude tutto.
E' un finale agrodolce, guadagnato a caro prezzo, di cui si ha il sentore verso la fine, come dicevo, eppure quelle ultime pagine le leggi di corsa, quasi sperassi in un punta di dolcezza che sai che non ci sarà perchè il Tearling è così, crudo e diretto, e questo è il miglior finale che poteva avere in onore anche del perchè e del come era stato fondato da William Tear dopo il Passaggio.
E anche sul personaggio di William Tear si scopre tanto, un cambiamento netto rispetto alle prime impressioni, agli occhi di un'ingenua Lily per poi vederlo con altri occhi e vedere l'uomo sotto l'eroe del Passaggio, quell'uomo misterioso e quasi santo.

Potrebbe far storcere il naso a qualcuno l'impronta che si dà alla chiesa di Dio in questi romanzi, ma si tratta di un fantasy e come tale andrebbe preso. Nella storia, la chiesa ha avuto sempre un'influenza marcata e non sempre pulita e giusta e qui non fa eccezione. Nuova Londra è un crogiolo di ogni tipo di peccato, specie nel Gut, nel Nido, e non ci si fa scrupoli a portare alla luce le debolezze dell'uomo e della carne in tutte le sue sfaccettature. E a me piace che ci sia quest'umanità di fondo perchè l'essere umano non è perfetto e ogni mondo ha le sue ombre.
Sono cose che possono o meno piacere e che quindi influenzano il giudizio di un lettore e sono il motivo per cui a me questa trilogia è piaciuta davvero molto.

Ora, se la concentrazione mi accompagnerà, spero di continuare a leggere perchè ne sentivo la mancanza e la frustrazione di non riuscirci mi stava logorando. Dita incrociate!