lunedì 20 giugno 2016

E’ da un po’ che non scrivevo due righe che non fossero sullo stato di salute (che è da tre settimane che fa pena, ma sembra che l’influenza finalmente abbia fatto le valige… peccato mi aspetti dell’altro cortisone… vabbeh).

Vengo dal BUK di Modena, anche se l’ho seguito dal letto in differita su Whatsapp mentre il mio ragazzo stava in stand con altri autori. No, non mi voglio lamentare di nulla, anche se non ho venduto. Non mi aspettavo nemmeno di vendere a una fiera generica con un pubblico di norma maggiormente interessato ad altri generi, ma a parte questo, stavo riflettendo su un paio di cose per cui non so… mi chiedo se sono io che funziono male…

Io scrivo prevalentemente fantasy anche se al momento sto portando avanti una narrativa autobiografica dedicata alle mie esperienze con delle bestiole, ho più che a metà un esperimento di fantascienza e fantasy meno classici di Leodhrae… tanta roba, ne finissi una… ma non scrivo quello che vuole il mercato. Non è che guardo cosa vende e quindi spremo le meningi per scrivere quel genere. Io non ci riesco. Quello che scrivo è parte di me, frutto di passione, di sogni ad occhi aperti… non riuscirei a scrivere a comando qualcosa di completamente diverso solo perchè lo richiede il mercato. Ci sarà un motivo se ho abbandonato grafica pubblicitaria, no? Io riesco a creare, artisticamente parlando, solo qualcosa che mi piace, che sia un libro, un racconto, un disegno o un vestito…

Riconosco che magari sia un limite, eppure non riesco nemmeno ad apprezzare e capire uno scrittore che interrompe i suoi lavori per seguire la moda del momento, scrivendo rapidamente qualcosa di un certo genere perchè va di moda… Magari ci vuole una certa abilità, oppure semplicemente si punta alla quantità, alla moda e al guadagno, pazienza se poi ne esce un lavoro frettoloso, superficiale o che non si sente veramente proprio.

Forse le mie 500 pagine spaventeranno molti lettori, ma nemmeno riesco a scrivere a mitraglia libri di 200 pagine scarse. Poi magari è una serie di tre libri di cui potevi farne uno… certo, direte voi, sarebbe costato oltre 20 euro, ma comprandone tre a 12 spenderete comunque di più. Poi, personalmente, ho un difetto: se un libro mi ispira, il modo di comprarlo lo trovo. Adesso con gli ebook la cosa diventa anche più semplice, se si è disposti a rinunciare alla carta.

A tal proposito, sto leggendo su cellulare diversi racconti e romanzi che trovo gratis su Google play. In realtà lo faccio in momenti in cui mi è difficile gestire la carta, ovvero mentre sono in giro, magari in ospedale, o per non tenere la luce sul comodino accesa fino alle 4, disturbando il mio compagno che dorme.

Leggendo queste cose, noto che c’è qualcosa di valore, ma anche tante cose scritte davvero male… ma la cosa che stanotte mi ha lasciata basita è che la gente ha dei gusti e dei metri di giudizio, insensati. Ho trovato lavori piacevoli votati con acidità immotivata e poi, dopo aver finito a fatica qualcosa di illeggibile, vedo tantissime cinque stelle. Ma scherziamo?! La critica negativa serve per capire, crescere, imparare… come si può dare il massimo a un romanzo non scritto male, di più. Non si salva nulla, dai verbi, alla punteggiatura, pronomi, plurale/singolare, impaginazione, sintassi… nulla! Ti è piaciuta tantissimo la trama? Bene, dai 4, ma non 5! Lo devi riconoscere che è scritto male, l’autore deve capirlo!

E poi lo stupore lascia spazio al disgusto quando, parlando con dei colleghi, scopri che ci sono autori che pagano per avere recensioni a 5 stelle. Ero rimasta allo scambio reciproco tra autori (che comunque non mi piace. Se vuoi io leggo il tuo libro, ma lo voto quel che ritengo giusto, senza ripicchine o leccate di culo), ma qui parliamo proprio di ricariche postepay di 5 euro per chi lascia cinque stelle… che poi diciamocelo: classiche recensioni solo stelle o con commenti: bellissimo!

Bellissimo è una recensione che non vuol dire nulla, esattamente come “fa schifo”. Perché? Dimmelo, spiegati… voglio capire se è scritto male o se non ti piace la trama! Vabbeh, anche io ho ancora il dubbio di quel voto fetente di una stellina su Anobii, ma nemmeno può un autore stare a perseguitare tutti quelli che gli lasciano un voto tartassandoli di messaggi. T’ha fatto schifo? Non mi dici perchè? Pazienza, conviverò con il tuo voto.

Purtroppo non riesco a essere come tanti colleghi, che vogliamo farci. Ci sta che questo non giochi a mio favore, ma, in fondo, francamente, c’è davvero chi spera di diventare ricco scrivendo? Io non credo diventerò mai ricca, né che possa farmi uno stipendio… più facile che vivrò in perdita. Ma ogni recensione positiva, le parole di chi ha letto un mio libro e ha apprezzato il mio lavoro… ecco, ciò ripaga i miei sforzi e io mi accontenterò di questo, sapendo che ho scritto qualcosa in cui credo e amo senza pagare nessuno per avere recensioni fantasmagoriche quanto false.

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