martedì 21 giugno 2016

Recensire

Ultimamente recensire è una cosa che fanno in tanti. Un tempo, magari, il recensore, quello “serio”, era quello che scriveva articoli su giornali e riviste; nel mio caso, più che di libri, leggevo recensioni di videogiochi e componentistica per computer. Con il primo computer che ho avuto il mondo si è un po’ allargato, ma poi mica tanto… il web era un po’ desertico (specie rispetto ad oggi) e il passaparola funzionava ancora come primo veicolo d’informazione e tutti eravamo un po’ pionieri quando sceglievamo quel libro piuttosto dell’altro o quella marca di televisore piuttosto di un’altra. Ed essere pionieri faceva anche un po’ figo, diciamocelo.

Le prime “recensioni” che son stata tenuta a fare son state su eBay, dove il feedback è obbligatorio, dove da subito ho bazzicato, comprando e vendendo, ma il metodo delle stelline (adesso ci metton pure la didascalia per spiegarti cosa significano) è sempre molto soggettivo. La scala di 5 stelle che si trova ovunque, non è uno specchio molto affidabile per certe cose. Dipende sempre dal metro di giudizio di chi compra e dalle aspettative che ha su quel prodotto. Le mie tre stelle non valgono quando le tre stelle di altri, probabilmente. Ed ecco che, allora, la recensione scritta, il commento, il parere, diventano la parte essenziale per capire, valutare e accettare o meno il voto di quell'utente.

Con accettare, badiamo bene, non intendo che si è autorizzati a scatenare una guerra a colpi di tastiera, dico solo che leggendo un commento si potrebbe pensare che quella motivazione a tre stelle, per te sarebbe la motivazione per quattro o magari per due. Quindi sorvoli sulle stelline e ti concentri sul commento vero e proprio (e te ne devi fregare però della media delle stelle, perchè sennò vorresti rivedere le stelle di tutti).

La recensione, oggi, la scrive chiunque, dall'esperto a quello meno esperto. Ci sono dei veri e propri maniaci della recensione che recensiscono o videorecensiscono qualsiasi cosa, dallo smartphone allo spazzolino da denti piuttosto che il pacco di pasta, ma… e questo è un grande ma: quanto sono affidabili le recensioni?

Partiamo dalla base. Noi tutti valutiamo ogni cosa in base alle esperienze, al bagaglio di conoscenze che abbiamo. Se io ho letto 10 libri ne saprò meno di uno che ne ha letti 100 e quindi quest’ultimo valuterà con un’esperienza maggiore il romanzo appena comprato. Mettiamo caso, però, che quest’ultimo sia un fantasy e lui abbia alle spalle, in quei 100 libri, solo un altro fantasy mentre i miei 10 lo sono tutti. A questo punto dovrei essere io ad avere una maggiore esperienza, almeno sul genere, no? Può darsi.
Bene, ma tutto ciò nessuno lo sa. Una persona che scrive recensioni non ha un curriculum dietro che ti dice chi sia, cosa abbia fatto e le sue esperienze; non sempre, almeno.

Ma questa è solo la partenza; potrebbe essere anche l’arrivo in un mondo ideale… ma siamo umani, siamo persone e quindi essere oggettivi e tecnici non è una cosa così semplice. Ci posiamo provare con le migliori intenzioni (ma penso ci sia qualcuno che nemmeno si pone il problema), ma non è detto che ci riusciamo.
Le aspettative che avevamo ci influenzano. Il commento generale potrebbe influenzarci. Il motivo dell’acquisto, di come si è entrati a contatto col prodotto influenzeranno la nostra testolina mentre facciamo conoscenza con l’ambito oggetto del nostro interesse.

In tutto ciò, tornando ai nostri libri, c’è di mezzo anche il gusto personale ed è per questo che nessuna recensione può essere assolutamente vera o meno, affidabile o farlocca: non a tutti piace la stessa cosa. Certo, ovviamente parliamo di quella parte di recensione che riguarda la trama, i personaggi, il contenuto insomma; se i difetti riscontrati interessano cose come la grammatica… beh, a te potrà pur piacere quel senso di caos e imprevidibilità dato dall'assenza di una punteggiatura messa in maniera decente, ma ci sono delle regole che dicono che hai sbagliato. Se ne sei cosciente e lo hai fatto ugualmente, allora sarai pronto a ricevere piogge di critiche in attesa del genio del caos che capirà il tuo guizzo artistico, ma sarà uno su 1000. In caso non sia così, l’umiltà è la via migliore: sbagliando s’impara.

Ma a ‘sto giro non scrivo queste due (mille) righe per lo scrittore piccato che risponde male all'ennesima recensione che critica il suo “stile”. Stavolta son qui che ragiono stando dall'altra parte perchè, senza la voglia di chiamarmi recensore, anche io scrivo il mio parere sui libri che leggo, ultimamente con più ordine e attenzione di un tempo.
Ogni volta per me non è facile, vorrei sempre leggere libri bellissimi, che mi prendano e mi entusiasmino e non è forse cercando questo che li leggiamo? Certo, ci sono anche recensori che leggono libri che non hanno scelto ma che hanno ricevuto, cosa che potrebbe influire, garantendo una parità generale. Non hanno scelto quel libro spendendo soldi, non conoscono chi glielo manda, per cui partono da un livello neutro che può, magari, garantire l’assenza di cadute drammatiche, baratri di delusione senza fondo. Se parti da aspettative 0, magari finisci a -5 con una smorfia, ma se parti da 5, carico e fogato come un bambino col suo primo pony videogioco, la delusione potrebbe farti percepire quella ricaduta di 5 come un -8 piuttosto che come uno 0.

E poi c’è una delle cose più difficili: conosci l’autore. Come dire in faccia a tale persona che ti ha parlato così tanto e bene del suo lavoro che a te tutto quell'entusiasmo, attraverso le pagine, proprio non è arrivato? Vale anche quando devi dire a un’amica che è truccata come fosse uscita dal ring o che il suo micro top più che le tette le esalta la panza… ci vuole tatto.

Tatto.

Tatto… come suona arcaica questa parola, con quest’aura mistica.

Ecco ciò che chi scrive il suo parere spesso dimentica: il tatto. Nella tua testa puoi esserti detto mille volte che quel libro è uno schifo, una merda, maledicendo il giorno che l’hai preso, l’amico che te l’ha consigliato, il manifesto pubblicitario, la copertina ingannevole, la standista che te lo ha presentato come il capolavoro del secolo… ma quando vai a scrivere pubblicamente cosa ne pensi, fermati un attimo a riflettere. Innanzi tutto, una critica scritta con calma e moderazione sa essere più efficace di due righe offensive. Non servono all'eventuale autore che le leggerà e sicuramente non ti daranno credito in quanto a serietà.

Soprattutto, la critica va argomentata. Dire che fa schifo non serve proprio a nulla. La tua stellina con scritto “solo perchè non posso dare 0″ influenzerà la media del prodotto, ovviamente, e qualcuno la riterrà un deterrente sufficiente, ma più che un recensore, sei un boicottatore e qualcuno con un po’ più di esperienza potrebbe non considerarti proprio.
Le stelline non argomentate, purtroppo, restano un grande mistero irrisolto: perchè ha messo quelle stelline? Cosa è o non è piaciuto? Boh, vai a saperlo… Ma anche in caso di un commento del tipo “Fantastico” o “Fa schifo” il dubbio resta… e dà credito alle male lingue super diffuse, ovvero: si è comprato le recensioni, nel primo caso, e haters nel secondo.
Poi magari questi le motivazioni ce le avevano anche, ma se non vengono scritte…

Tutto sto blaterare per cosa, quindi? Per dire che sì, fate bene a scrivere cosa ne pensate, aiuterete altri possibili acquirenti nella scelta e terrete anche un promemoria delle vostre esperienze e sensazioni, ma fatelo con criterio. Non recensite tanto per, piuttosto non fatelo. Se lo fate, riflettete attentamente su quello che scrivete e sul come lo fate. Un recensore bravo viene apprezzato anche quando non elogia un prodotto, dalla sua recensione si capisce che c’è un motivo preciso alla sua valutazione e, tornando al campo che mi “compete”, l’autore potrà imparare qualcosa, riflettere su ciò che ha scritto e migliorare, sperando magari, poi, di convincere col suo nuovo lavoro proprio quel recensore che a primo colpo lo aveva bocciato.

Concludendo in ambito libri, ricordatevi che, nella maggior parte dei casi (mi piacerebbe pensare che è la totalità ma, ahimè, so che non è così) uno scrittore e ancor prima un lettore come voi e che ha provato a scrivere per dire la sua, rendere partecipi altri come lui di un mondo, di un’esperienza. Quando giudicate un lavoro, tenete conto della persona che c’è dietro. Non sentitevi obbligati a dire che vi piace quello che ha fatto, è sbagliato. Siate onesti, ma con tatto. C’è modo e modo per dire le cose, qualsiasi sia la situazione, e un po’ di cortesia ed educazione sono sicuramente aiutanti ideali e non solo per scrivere recensioni, ma per stare al mondo e avere a che fare col prossimo.
Mettete comunque in conto che potrete imbattervi nello scrittore orgoglioso all'ennesima potenza che non accetterà nessuna critica, nemmeno la più concreta ed oggettiva… A quel punto non state a far polemica: c’è differenza tra essere orgogliosi e orgoglioni (orgogliosi+coglioni dalle mie parti) e i secondi vanno lasciati nel loro brodo. Inutile dargli spago: il loro lavoro non vi è piaciuto e glielo avete detto, se penseranno che siete voi a non capirli, ben venga. Dal canto vostro potrete non acquistare altro e loro avranno perso un lettore e un recensore sincero.

Augurandovi una buona giornata, vi consiglio di leggere sempre. Un libro sul comodino, in borsa, in tasca è sempre una buona compagnia e chi lo ha scritto, magari, sta aspettando proprio il vostro parere ^^

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