giovedì 30 giugno 2016

Musica


Se io dovessi raccontare una storia, una qualsiasi, non potrei fare a meno della colonna sonora. Cosa sarebbe un film senza colonna sonora? Allo stesso modo le mie giornate hanno spesso la colonna sonora. Appena scendo, che sia per stare al pc o per far altro, la musica deve esserci. Ci sono quelle giornate dove vuoi sentire qualcosa in particolare, altre che lasci che sia la riproduzione casuale a guidarti.

Nonostante io sia una persona che non riesce a seguire due cose contemporaneamente salvo poche eccezioni (tipo giocare di ruolo da tavolo e disegnare/scucicchiare/perlinare), non è mai esistito che io scrivessi senza avere la musica come sottofondo, spesso creo playlist dedicate e adatte al tema. A volte mando avanti fino a che non trovo la canzone perfetta che mi dà il la, quella che accende l'immaginazione. Basta la scintilla, poi tutto di solito fila liscio da solo.

L'unica cosa che non riesco a fare con la musica è leggere, proprio perchè mi concentro su quella e la mia testa parte per conto suo senza prestare attenzione a quello che sta leggendo, deformandolo. Eppure ho letto un libro con la musica... non ricordo quale era, mi sa che fosse de La Corte editore e aveva una sua playlist integrata da ascoltare tramite web e io, da brava, col mio cellulare accanto, leggevo cambiando le tracce quando era segnalato. Interessante come idea, ma di base comunque preferisco leggere in tutta tranquillità. Se un libro è bello, la colonna sonora si crea nella testa col susseguirsi della storia.

Benchè ascolti un sacco di cose diverse, la mia predilezione, nello specifico quando scrivo, è soprattutto l'ambient composta da tutta quella musica che potrete trovare su YouTube cercando epic music, trailer music e ci sono dei profili che ne condividono tanta, di tanti autori e di tutti i tipi.
I primi che ho conosciuto e di cui ho ascoltato tutto son stati i Two Steps from Hell a cui poi si sono affiancati gli Immediate Music e poi ho scoperto che ci sono decine di autori di musiche bellissime. Amo molto Thomas Bergersen e ancor di più Ivan Torrent. Ma ce ne sono tantissimi... così a memoria mi vengono in mente Audiomachine, X-Ray Dog, Selectracks, Sonic Symphony, Ryan Taubert, City of the Fallen...


Togliendo questa musica, però, ne ascolto tanta e nel tempo mi son resa conto di aver cambiato spesso gusti. Qualcosa di stabile in playlist c'è... tipo gli Enigma, i Within Temptation, gli Amethystium, i Diary of Dreams. Molta roba si aggiunge di continuo, tipo negli ultimi due o tre anni ho scoperto Unheilig e Schiller, roba diversa ma che allo stesso modo ho amato e amo tutt'ora. Poi che c'entra, ovviamente ascolto le sigle dei cartoni animati e le canto in macchina con grande entusiasmo u,u perchè non si possono non cantare le sigle dei cartoni animati!

Ho sempre ascoltato roba nuova, son curiosa e son sempre aperta alla scoperta di qualche novità. In questo Youtube è una grande risorsa perchè ti consiglia roba correlata che a volte non c'entra nulla, ma a volte ti fa drizzare le orecchie: "cos'è questa cosina qua?" e scopri qualcosa di piacevole che poi spulci. L'ultima è stata Eurielle, giusto l'altro giorno, che partendo da una canzone che avevo già sentito e apprezzato (Carry Me mi pare) avendo tempo vuoto sono andata a cercare il suo canale e ho spulciato un po'.


Anche confrontarsi con gli amici mi è sempre piaciuto. Ai tempi di msn, passavo delle ore in discussioni fatte di scambio files e links musicali con poche parole scritte di commento. Al tempo scoprivo molte canzoni guardando AMV, cosa che ora faccio molto meno di frequente e il mio preferito è Nostromo, i suoi abbinamenti musica-immagine mi piacciono moltissimo. Con l'espandesi di YouTube adesso i videomakers sono tantissimi, quindi ci sta che ci siano amv altrettanto belli o anche di più, ma non mi è capitata occasione di vederli perchè di solito la musica è in background e io sono su altre pagine o schermate, quindi non vedo cosa c'è sul tubo oltre alla musica.


Nonostante tutto questo ascoltare, spesso non ho una canzone precisa per alcune scene o luoghi. Non ho neanche la classica canzone mia e del mio compagno; però ricordo che lui al tempo, quando stavamo insieme da pochi mesi, mi inviò Princess Aurora di Luca Turilli che conservo tutt'ora per affetto più che per il fatto di piacermi.
Se una canzone la collego a un qualcosa è perchè probabilmente mi ha dato una scintilla o è capitata in sottofondo perfetta e precisa mentre stavo scrivendo. Ricordo che è stato così mentre scrivevo le pagine su Aghadralia a cui, da allora, associo sempre Reign of Chaos dei Diary of Dreams anche se adesso potrei trovare anche tante altre musiche adatte, magari anche di più, ma ormai quella è la canzone di Aghadralia.



Altra cosa che adoro è viaggiare in macchina con la musica: il connubio macchina+musica mi aiuta tantissimo a trovare ispirazione, tanto che giro con un'agendina in borsa dove appunto tutte le idee che mi vengono in mente di modo da non dimenticarle e da non dovermele ripetere a ruota per non dimenticarle. Le racchiudo lì, così non sfuggono e al momento buono le ripescherò.

In tutto questo, non so suonare nessuno strumento. Non sono mai stata molto portata per la musica, ma vorrei tanto un flauto dei nativi americani, magari prima o poi lo avrò! Mio fratello suona la batteria, io a scuola non riuscivo manco a suonare la clavietta: o soffiavo o pigiavo i tasti... stupida clavietta! Traumi infantili... sob...

venerdì 24 giugno 2016

Perle Arcobaleno


Siccome sono una persona che adora la pucciosità e avere cose in giro per casa che stiano tra il "figo" e il "carino" (perchè non posso dire carino di alcune statuette di draghi che ho XD sarebbe quai offensivo per il soggetto) sfrutto il tempo morto in attesa di attaccarmi alla macchina da cucire per un'intensa sessione di rammendo per parlare di puccioserie.

La prima volta che ho comprato un portachiavi yo-yo da Perle Arcobaleno, per me Iris era solo una ragazza con cui giocavo di ruolo. Non avevamo legato ancora molto e neppure con Lisa che stava con lei al banco e tantomeno con Alessia! Insomma, eravamo andati a fare un giro a questo mercato di Natale giusto per salutarle, per cortesia e perchè adoriamo i mercatini. Effettivamente però i loro banchi son sempre così belli e pucciosi che ti ci tufferesti e quelle merendine portachiavi... un morso vien proprio voglia di tirarglielo.


Una pasticceria di feltro! E i cuscini *O* sinceramente il banco è anche solo bello da rimirare e anche comprando tutte queste leccornie non si ingrassa u,u non è già una cosa splendida? Conoscendo meglio poi Iris e Alessio (suo marito) ho avuto occasione di vedere tutta la marea di pezzettini che compongono questi portachiavi, la maniacale cura con cui vengono composti e quando mi dice i numeri di pezzi che deve fare per le fiere mi sento male... davvero una gran dedizione!


A pensarci ora fa un sacco strano... vedo Lisa minimo due volte a settimana, chiacchiero quotidianamente sia con lei che con Iris e nei progetti per Leodhrae, ho sfruttato pure la povera Alessia che è diventata la mia Kerfat'fuer ufficiale XD Ecco, vedete nella foto sopra quei ciccio-gufi pucciosi? Quelli sono la specialità dell'Alessia. Dal dolce zuccheroso si passa ai puccio ciccio-gufi! A parte trovarli di tutte le misure e di tutti i colori, queste polpette morbidose fanno pure cosplay XD davvero! E son bellissimi!


Se siete in cerca di un regalo, io direi che potete farci un pensierino *-* son regali testati e molto apprezzati da tutti! E quindi qui sotto vari link utili per trovarle, leggere qualcosa e magari chiedere il vostro regalo morbidoso proprio oggi.
Prima che pensiate male, nessuno mi ha chiesto di scrivere qualcosa su di loro, tanto meno loro stesse. Semplicemente apprezzo molto il loro lavoro e non escludo in seguito, quando mi capiterà occasione, di dedicare spazio anche ad altri creativi che apprezzo. In fondo bazzicando l'ambiente è facile incontrarne di davvero bravi. in questo caso ho legato con loro anche amichevolmente, ma a volte si può apprezzare a distanza, con occhi brillosi.





[Sagra del Fumetto di Verona 2016 - non so chi sia il cosplayer >.<]

giovedì 23 giugno 2016

L'Ignoranza ai tempi di Google

Riflessione fresca di serata e giornata, in cui ragionavo con degli amici sul come si possa ancora essere all'oscuro di alcune meccaniche della vita sociale, su come funzionino certe cose o cosa significhino altre.
Ovviamente questo discorso lascia da parte tutti coloro che per scelta o necessità non conoscono l'universo del web. Mia mamma vive ancora di enciclopedie, dizionari e quello che passa la tv, ma chi, come la stragrande maggioranza della nostra generazione, quella appena prima e quelle a venire, vive a contatto con la moltitudine di stimoli dati dal web, come può giustificare la propria ignoranza?

Ragioniamo su tutta quella gente che bazzica su internet e lasciamo perdere il resto.
Se stai su facebook a condividere cavolate e scrivere cosa ti succede, usi youtube per ascoltare la musica e guardare video "divertenti", chatti di continuo... beh, allora saprai cosa è Google, almeno. E' tipo il motore di ricerca più usato e se stai facendo qualcosa e hai un dubbio, cosa fai? Cerchi su google. Hai una curiosità? Cerchi su google. Non sai cosa sia quel termine? Cerchi su google (che ti mostrerà, come minimo, Wikipedia come prima risposta). Vuoi imparare a far qualcosa? Cerchi su google... e invece no.
Facendo così, nel tuo intimo spazio, scopriresti e impareresti tante cose, ma piuttosto che cercare, apri domande assurde su Yahoo answer o chiedi al prossimo o, angosciante, preferisci restare nell'ignoranza pur di non perdere quei dieci minuti a cercare la risposta.

Molti ragazzi non hanno idea di quanto tempo ci voleva a fare una ricerca decente quando non c'era Google, non c'era Wikipedia e l'unico aiuto erano libri su libri. Ti andava bene se avevi l'enciclopedia a casa (nel mio caso più d'una) altrimenti dovevi chiedere a un amico o, oddio, dovevi recarti nel leggendario luogo... biblioteca pare si chiamasse. Le biblioteche stanno morendo, son spesso deserte... e se è per questo anche le librerie, ma vabbeh.
Adesso è tutto più facile, hai tante fonti a disposizione con un click, puoi confrontare, cercare, verificare... eppure paradossalmente tutto questa mega ventaglio di stimoli pare sia controproducente, motivo per cui le bufale dilagano in pochissimo tempo. Nessuno verifica l'attendibilità, non si chiede perchè, come, quando neanche per un istante.
Stiamo diventando pecore che seguono il gregge, ignoranti e testardi.

Io non capisco... pare che Google serva solo per cercare sintomi e autodiagnosticarsi le peggio cose. Tutti in punto di morte per un dolore improvviso all'alluce destro. Eppure il web offre tanto. Certo, bisogna sapersi districare nella mole di informazioni, capire le fonti, l'attendibilità, ma tutto ciò dovrebbe accendere il cervello, l'attenzione, spingerci a cercare, clickare e, partiti dal chiedersi quale oscura bestiola fosse quella foto tanto pucciosa, si passa a leggere un articolo sulla distruzione dell'ecosistema, scoprendo che anche solo piantando certi fiori nel vaso, si possono aiutare degli insetti buoni che eviterebbero il proliferare di altri tanto molesti e dannosi.

Non dico di passare le giornate a leggere articoli, seguire blog, pagine, gruppi e di diventare degli intellettuali della poltrona, però l'abitudine di chiedersi perchè non deve essere una cosa relegata all'infanzia. E' naturale mostrare interesse e curiosità verso ciò che ci è ignoto, anche se sapere il come o il perchè di tale cosa non ci porterà concreti profitti nella vita di tutti i giorni. Curare le proprie conoscenze e arricchirsi è una cosa che fa sempre bene, aldilà dell'uso pratico nella quotidianità.
A me, ad esempio, non serve a molto sapere come si fanno alcune cose, però passo il tempo a vedere video dimostrativi e alla fine si impara anche a rispettare il lavoro altrui. Anzi, a volte si scoprono lavori che manco si conoscevano. Poi è ovvio che le ricerche verteranno sui propri interessi. Io ad esempio cerco spesso di capire gli insetti che ho in giardino, se son dannosi, come convincerli ad andarsene o a capire perchè le foglie delle mie rose si siano macchiate.
Ho guardato tanti tutorial e, specie i primi tempi che vivevo da sola, non sempre avevo mia mamma da chiamare a cui chiedere... per alcune cose semplicissime come la lavatrice, spesso il web mi ha aiutata (tipo per i simbolini di lavaggio sulle etichette dei vestiti...)

Ovviamente il web non è la risposta ad ogni problema. La laurea in medicina non si prende con Google e se cercare sul web i sintomi dovrebbe aiutarvi a tranquillizzarvi, state pur certi che finirete col motivarli in modi assurdi. Google non può sostituire il vostro dottore, però può aiutarvi a trovare degli esercizi da fare in casa per tenervi allenati, magari, cosa che spesso risolve molti fastidi. Sono come le diete fai da te: non potranno mai fare miracoli e, se proprio il consiglio della dieta sana e bilanciata non vi convince, andate da un dietologo. A volte comunque anche solo tenere un diario alimentare vi farà scoprire che in realtà qualcosa che non va nei vostri pasti c'è, che siano dosi, orari o l'assenza di qualche elemento.

Lasciando perdere il cibo, cercate sempre di combattere l'ignoranza e siate pronti ad ammettere che ignorate. Essere ignoranti e testardi, orgogliosi senza fondamento, non è bello e sicuramente è alla base di molte discussioni. Difendere la propria opinione fonte delle proprie conoscenze è un conto, difendere la propria posizione a priori negando tutto ciò che ci viene detto è un altro.
Più che altro, sappiate che è pieno il mondo di gente che campa sull'ignoranza altrui. Se una cosa non la sai, puoi credere a tutto quello che ti dicono.
Ad esempio, quando sai fare una cosa sai anche valutare il tempo che ci vuole, la fatica, i materiali e quindi puoi anche capire se il prezzo che stai per pagare è equo o meno. Se non lo sai, non puoi esserne certo e magari potresti scoprire che ciò che credevi difficile, impossibile, è in realtà più semplice di quanto sembri. Ovviamente può anche succedere che sapendolo la tua ammirazione per il lavoro di alcuni artigiani aumenti a dismisura, proprio cosciente delle difficoltà e del tempo di realizzazione di una cosa.

Per quanto io sia convinta che sia così facile capire le cose semplicemente cercando, continuo a imbattermi in gente che cade dal pero tutte le volte, che si fa fregare con una facilità disarmante... eppure su internet ci naviga spesso. Investire meglio quel tempo? Se poi si è ignoranti e per fatica non si vuol capire, allora forse è anche bene rimanere fregati, magari sbagliando si impara... o anche no.

Mi capita spesso che mi venga chiesto: ma come hai imparato a fare questo o quello? Come si fa? Dove lo hai trovato?
Ho cercato, semplicemente. Volere è potere e una risposta si trova. Poi ci sta che anche trovando mille spiegazioni voi non riusciate comunque a raggiungere un risultato sperato, ma a quel punto sappiate che ci va di mezzo anche la pratica che è alla base di tutto. Non si nasce imparati su niente e, come ho scritto in qualche altro post, il talento (presunto o meno) da solo non serve a nulla.

mercoledì 22 giugno 2016

E finalmente...

Ho finito col riportare su Blogger tutti i post degli ultimi anni che avevo sparpagliato su Tumblr.
E' quasi comico come qualche giorno fa io sia approdata qua dicendomi: voglio rifarmi un blog che sia davvero un blog! Scopro quindi che, effettivamente, io avevo già un blog su blogger con 31 post (quelle Old Memories tra le categorie) e una bozza bianca con titolo "Mezza cieca" e ho capito il momento in cui avevo smesso di scriverci.

Il 20 aprile 2012, data di quel post mai pubblicato, identifica il momento in cui avevo perso la vista dall'occhio destro e non riuscivo più a scrivere al computer. In seguito, sei mesi avanti e indietro dall'ospedale, diagnosi di neurite ottica che poi si è rivelata sintomo della sclerosi multipla. Comunque adesso ho recuperato la vista anche se non è stata una cosina proprio simpatica, ma non mi lamento.

Son già passati quattro anni... una convivenza abbastanza complessa... ma in merito, nel tempo, ho scritto a più riprese commenti, notizie e sfoghi, archiviati con qualche sospirò in "Un po' di me".
La convivenza non è facile, adesso poi sono davvero ai ferri corti con l'interferone, la medicina che devo fare al momento per cercare di tenere a bada la malattia. unica consolazione: se Dio vuole, finalmente a settembre dovrei riuscire a provare il nuovo farmaco per bocca, devo solo fare il richiamo per la varicella e aspettare il mese di prassi, quindi contado che il richiamo ce l'ho il 20 di luglio, sicuramente fino al 20 agosto non mi resta che stringere i denti e andare avanti.

Post depresso per inaugurare la nuova vita del blog X'D
In realtà non intendo tirare su un blog "professionale" (con enormi virgolette) per scrivere recensioni e quant'altro. Ci scrivo quello che mi va... che poi un tempo scrivevo più facilmente dei film che dei libri. Se dovessi recuperare anche quelli ciao... poi con la memoria che ho non credo sarebbe attendibile, ma da ora in poi chissà... tenere un blog fa bene, specie se uno ha problemi di memoria. L'unica cosa certa saranno i pensieri sui libri (perchè mi piace leggere e dire cosa ne penso) e gli sfoghi che servono per evitare di ammazzare qualcuno o fracassarsi la testa contro il muro.

In tutto questo, e l'ho riconfermato ripostando i vari post da Tumblr, di me in quanto scrittrice non parlo mai se non di sfuggita... non perchè non ci tenga a quello che faccio, ma semplicemente non riesco a vendermi, mi sento sempre inopportuna, quindi magari appronterò qualche pagina ad hoc, oltre il sito e la pagina su Facebook che già fanno il loro.

E ora, dopo questo sfogo/introduzione vaga, giusto per fare esercizio con la tastiera :P vedo di combinare qualcosa di utile (e intendiamoci: già che io sia sveglia da stamattina alle 8 è una gran rarità... e sarebbe una buona cosa, se non fosse che non ho dormito un tubo e quel poco l'ho dormito male...)

martedì 21 giugno 2016

Recensire

Ultimamente recensire è una cosa che fanno in tanti. Un tempo, magari, il recensore, quello “serio”, era quello che scriveva articoli su giornali e riviste; nel mio caso, più che di libri, leggevo recensioni di videogiochi e componentistica per computer. Con il primo computer che ho avuto il mondo si è un po’ allargato, ma poi mica tanto… il web era un po’ desertico (specie rispetto ad oggi) e il passaparola funzionava ancora come primo veicolo d’informazione e tutti eravamo un po’ pionieri quando sceglievamo quel libro piuttosto dell’altro o quella marca di televisore piuttosto di un’altra. Ed essere pionieri faceva anche un po’ figo, diciamocelo.

Le prime “recensioni” che son stata tenuta a fare son state su eBay, dove il feedback è obbligatorio, dove da subito ho bazzicato, comprando e vendendo, ma il metodo delle stelline (adesso ci metton pure la didascalia per spiegarti cosa significano) è sempre molto soggettivo. La scala di 5 stelle che si trova ovunque, non è uno specchio molto affidabile per certe cose. Dipende sempre dal metro di giudizio di chi compra e dalle aspettative che ha su quel prodotto. Le mie tre stelle non valgono quando le tre stelle di altri, probabilmente. Ed ecco che, allora, la recensione scritta, il commento, il parere, diventano la parte essenziale per capire, valutare e accettare o meno il voto di quell'utente.

Con accettare, badiamo bene, non intendo che si è autorizzati a scatenare una guerra a colpi di tastiera, dico solo che leggendo un commento si potrebbe pensare che quella motivazione a tre stelle, per te sarebbe la motivazione per quattro o magari per due. Quindi sorvoli sulle stelline e ti concentri sul commento vero e proprio (e te ne devi fregare però della media delle stelle, perchè sennò vorresti rivedere le stelle di tutti).

La recensione, oggi, la scrive chiunque, dall'esperto a quello meno esperto. Ci sono dei veri e propri maniaci della recensione che recensiscono o videorecensiscono qualsiasi cosa, dallo smartphone allo spazzolino da denti piuttosto che il pacco di pasta, ma… e questo è un grande ma: quanto sono affidabili le recensioni?

Partiamo dalla base. Noi tutti valutiamo ogni cosa in base alle esperienze, al bagaglio di conoscenze che abbiamo. Se io ho letto 10 libri ne saprò meno di uno che ne ha letti 100 e quindi quest’ultimo valuterà con un’esperienza maggiore il romanzo appena comprato. Mettiamo caso, però, che quest’ultimo sia un fantasy e lui abbia alle spalle, in quei 100 libri, solo un altro fantasy mentre i miei 10 lo sono tutti. A questo punto dovrei essere io ad avere una maggiore esperienza, almeno sul genere, no? Può darsi.
Bene, ma tutto ciò nessuno lo sa. Una persona che scrive recensioni non ha un curriculum dietro che ti dice chi sia, cosa abbia fatto e le sue esperienze; non sempre, almeno.

Ma questa è solo la partenza; potrebbe essere anche l’arrivo in un mondo ideale… ma siamo umani, siamo persone e quindi essere oggettivi e tecnici non è una cosa così semplice. Ci posiamo provare con le migliori intenzioni (ma penso ci sia qualcuno che nemmeno si pone il problema), ma non è detto che ci riusciamo.
Le aspettative che avevamo ci influenzano. Il commento generale potrebbe influenzarci. Il motivo dell’acquisto, di come si è entrati a contatto col prodotto influenzeranno la nostra testolina mentre facciamo conoscenza con l’ambito oggetto del nostro interesse.

In tutto ciò, tornando ai nostri libri, c’è di mezzo anche il gusto personale ed è per questo che nessuna recensione può essere assolutamente vera o meno, affidabile o farlocca: non a tutti piace la stessa cosa. Certo, ovviamente parliamo di quella parte di recensione che riguarda la trama, i personaggi, il contenuto insomma; se i difetti riscontrati interessano cose come la grammatica… beh, a te potrà pur piacere quel senso di caos e imprevidibilità dato dall'assenza di una punteggiatura messa in maniera decente, ma ci sono delle regole che dicono che hai sbagliato. Se ne sei cosciente e lo hai fatto ugualmente, allora sarai pronto a ricevere piogge di critiche in attesa del genio del caos che capirà il tuo guizzo artistico, ma sarà uno su 1000. In caso non sia così, l’umiltà è la via migliore: sbagliando s’impara.

Ma a ‘sto giro non scrivo queste due (mille) righe per lo scrittore piccato che risponde male all'ennesima recensione che critica il suo “stile”. Stavolta son qui che ragiono stando dall'altra parte perchè, senza la voglia di chiamarmi recensore, anche io scrivo il mio parere sui libri che leggo, ultimamente con più ordine e attenzione di un tempo.
Ogni volta per me non è facile, vorrei sempre leggere libri bellissimi, che mi prendano e mi entusiasmino e non è forse cercando questo che li leggiamo? Certo, ci sono anche recensori che leggono libri che non hanno scelto ma che hanno ricevuto, cosa che potrebbe influire, garantendo una parità generale. Non hanno scelto quel libro spendendo soldi, non conoscono chi glielo manda, per cui partono da un livello neutro che può, magari, garantire l’assenza di cadute drammatiche, baratri di delusione senza fondo. Se parti da aspettative 0, magari finisci a -5 con una smorfia, ma se parti da 5, carico e fogato come un bambino col suo primo pony videogioco, la delusione potrebbe farti percepire quella ricaduta di 5 come un -8 piuttosto che come uno 0.

E poi c’è una delle cose più difficili: conosci l’autore. Come dire in faccia a tale persona che ti ha parlato così tanto e bene del suo lavoro che a te tutto quell'entusiasmo, attraverso le pagine, proprio non è arrivato? Vale anche quando devi dire a un’amica che è truccata come fosse uscita dal ring o che il suo micro top più che le tette le esalta la panza… ci vuole tatto.

Tatto.

Tatto… come suona arcaica questa parola, con quest’aura mistica.

Ecco ciò che chi scrive il suo parere spesso dimentica: il tatto. Nella tua testa puoi esserti detto mille volte che quel libro è uno schifo, una merda, maledicendo il giorno che l’hai preso, l’amico che te l’ha consigliato, il manifesto pubblicitario, la copertina ingannevole, la standista che te lo ha presentato come il capolavoro del secolo… ma quando vai a scrivere pubblicamente cosa ne pensi, fermati un attimo a riflettere. Innanzi tutto, una critica scritta con calma e moderazione sa essere più efficace di due righe offensive. Non servono all'eventuale autore che le leggerà e sicuramente non ti daranno credito in quanto a serietà.

Soprattutto, la critica va argomentata. Dire che fa schifo non serve proprio a nulla. La tua stellina con scritto “solo perchè non posso dare 0″ influenzerà la media del prodotto, ovviamente, e qualcuno la riterrà un deterrente sufficiente, ma più che un recensore, sei un boicottatore e qualcuno con un po’ più di esperienza potrebbe non considerarti proprio.
Le stelline non argomentate, purtroppo, restano un grande mistero irrisolto: perchè ha messo quelle stelline? Cosa è o non è piaciuto? Boh, vai a saperlo… Ma anche in caso di un commento del tipo “Fantastico” o “Fa schifo” il dubbio resta… e dà credito alle male lingue super diffuse, ovvero: si è comprato le recensioni, nel primo caso, e haters nel secondo.
Poi magari questi le motivazioni ce le avevano anche, ma se non vengono scritte…

Tutto sto blaterare per cosa, quindi? Per dire che sì, fate bene a scrivere cosa ne pensate, aiuterete altri possibili acquirenti nella scelta e terrete anche un promemoria delle vostre esperienze e sensazioni, ma fatelo con criterio. Non recensite tanto per, piuttosto non fatelo. Se lo fate, riflettete attentamente su quello che scrivete e sul come lo fate. Un recensore bravo viene apprezzato anche quando non elogia un prodotto, dalla sua recensione si capisce che c’è un motivo preciso alla sua valutazione e, tornando al campo che mi “compete”, l’autore potrà imparare qualcosa, riflettere su ciò che ha scritto e migliorare, sperando magari, poi, di convincere col suo nuovo lavoro proprio quel recensore che a primo colpo lo aveva bocciato.

Concludendo in ambito libri, ricordatevi che, nella maggior parte dei casi (mi piacerebbe pensare che è la totalità ma, ahimè, so che non è così) uno scrittore e ancor prima un lettore come voi e che ha provato a scrivere per dire la sua, rendere partecipi altri come lui di un mondo, di un’esperienza. Quando giudicate un lavoro, tenete conto della persona che c’è dietro. Non sentitevi obbligati a dire che vi piace quello che ha fatto, è sbagliato. Siate onesti, ma con tatto. C’è modo e modo per dire le cose, qualsiasi sia la situazione, e un po’ di cortesia ed educazione sono sicuramente aiutanti ideali e non solo per scrivere recensioni, ma per stare al mondo e avere a che fare col prossimo.
Mettete comunque in conto che potrete imbattervi nello scrittore orgoglioso all'ennesima potenza che non accetterà nessuna critica, nemmeno la più concreta ed oggettiva… A quel punto non state a far polemica: c’è differenza tra essere orgogliosi e orgoglioni (orgogliosi+coglioni dalle mie parti) e i secondi vanno lasciati nel loro brodo. Inutile dargli spago: il loro lavoro non vi è piaciuto e glielo avete detto, se penseranno che siete voi a non capirli, ben venga. Dal canto vostro potrete non acquistare altro e loro avranno perso un lettore e un recensore sincero.

Augurandovi una buona giornata, vi consiglio di leggere sempre. Un libro sul comodino, in borsa, in tasca è sempre una buona compagnia e chi lo ha scritto, magari, sta aspettando proprio il vostro parere ^^
Periodo del piffero, leggo a fatica e a rilento, complice una stanchezza senza pari, il trasloco della mamma, le mille informazioni contrastanti che mi han dato prima di riuscire a fare sto benedetto vaccino per la varicella! Che sembrava avessi 60 giorni di quarantena e poi no… boh, vabbeh… ogni tanto più che informazioni contrastanti, qua c’è proprio un gran casino… meglio non soffermarcisi troppo e il dubbio di sopravvivere verrebbe a chiunque. Insomma: se tutto va bene, a settembre proverò la nuova cura per bocca e ciao interferone, che ultimamente non sopporto proprio più…

A parte questo, sto approntando la panchina per il mio personaggio live, ora come ora non ce la faccio a reggere il ritmo di gioco e trovarmi a sedere da una parte senza poter giocare come vorrei mi dà più fastidio che altro, quindi se devo andare a giocare per tornare a casa amareggiata e frustrata, piuttosto mi do lo stop. Se poi la situazione migliorerà vedremo…

Nel frattempo sto cercando di scrivere. Voglio dire, ho in sospeso una mole di roba impressionante, almeno una riuscirò a finirla? Pagherei per riuscire a concentrarmi e scrivere come un tempo, ma tutti i casini che ho intorno mi deconcentrano. Vorrei tanto una settimana in Trentino per farmi due passi e piazzarmi al fresco da qualche parte senza fare nulla, rilassandomi e basta, cercando di svuotare la testa. Certo, il meteo (anche ci fossero i soldi) non aiuta questi miei progetti di relax… non dico di volere il caldo e un sole spaccapietre, anche perchè la mia allergia al sole è peggiorata e mi riempio di bolle in due secondi, ma nemmeno puoi cercarti un angolino di pace sotto la pioggia…

Si sta schiarendo giusto adesso, ma è salita su un’afa che moriremo tutti se non passa un po’ >.< però dai… abbiamo risparmiato un po’ d’acqua per annaffiare le piantine. In compenso abbiamo un’esplosione di fragoline di bosco X’’’D immortali… le abbiamo tagliate già due volte col tosaerba per ridimensionare la loro espansione, le calpestiamo, ma nulla! Quelle se ne stanno lì, rigogliose e cariche di fiori e frutti. Arriva un profumino buonissimo dalla finestra… fosse altrettanto collaborativo il prato! Maledetto prato… nasce di tutto tranne l’erba che seminiamo.
Appena riesco a capire dove passano i tubi (e appena abbiamo soldi) voglio fare un bel laghetto con qualche carpa koi. Mi manca l’acquario, è innegabile, ma in casa non saprei proprio dove metterlo… quindi passo a qualcosa di più grande ma che si basa sempre sull’equilibrio di un piccolo mondo.

Ah, anno prossimo io e il broccolo ci sposiamo. Niente chiesa, tema fantasy e conto di avere ben poca gente. Parenti ormai ne ho pochi, amici di più e tutti avvezzi a questo mondo… quindi sarà una festa con dentro un matrimonio. Conto di fare molte cose io personalmente, a partire dagli abiti. Non tanto per risparmiare in soldi, ma perchè mi va così… se mi sono fatta un pensiero fisso negli ultimi anni, da quando ho iniziato a scucicchiare, è che mi sarei fatta l’abito da sposa… che poi alla fine sarà un costume fantasy, perchè a me un abito tutto bianco proprio non piace, quindi chissene. Non sarà nero, ma nemmeno bianco.

Però prima, entro settembre, devo sfornare due abiti steampunk per le nozze d’ottone di una mia cara amica e devo ancora decidere cosa voglio… troppe scelte, troppe possibilità. magari questo sabato vado a fare un giro tra le stoffe e mi faccio ispirare.

E niente… adesso riprovo di nuovo a scrivere qualcosa anche se oggi è proprio una giornataccia. Mi sa che vaccino e interferone non vanno molto d’accordo, ma mi han detto che non ci son problemi e quindi… si sopporta, come sempre…

Hania - Il Cavaliere di Luce

Giustamente, dopo il prequel ho attaccato subito il primo libro della trilogia. Devo dire che effettivamente fa assai comodo aver letto il prequel perchè molte delle spiegazioni del regno sono lì mentre qui si parte quasi subito in direttissima per la storia di Hania, agganciandosi direttamente al finale del librettino precedente che ci aveva lasciati ai piani dell’Oscuro signore che qua si concretizzano come ci si aspettava, dando vita alla piccola Hania.


Trama:
L’Oscuro Signore decide di dannare l'umanità e sceglie Haxen per dare alla luce la sua creatura. Per far sopravvivere la figlia Hania, Haxen è costretta a fuggire lontano, nel deserto.
La sua bambina, infatti, è una creatura straordinariamente intelligente e con capacità fuori dal comune, ma pur sempre una figlia del demonio. Per questo motivo le due sono braccate da inseguitori che vogliono la morte della figlia dell’Oscuro Signore.
Dalla loro parte c’è Dartred, un valoroso guerriero da sempre innamorato della principessa.
Riusciranno il coraggio di Haxen e il valore di Dartred a tenere testa a chi vuole la morte di Hania e all’Oscuro Signore?
Diciamo che questa trama, presa direttamente dal sito della Giunti, non è proprio un granché. Il succo è questo, ma non è che Haxen viene inseguita e braccata tanto per Hania, quanto più perchè è un bel po’ sprovveduta e il mondo non è buono e giusto come lei vorrebbe che fosse. Certo, lo impara a sue spese e più si spinge a sud, più aprirà gli occhi sulla realtà.

Per fortuna ha dalla sua parte Hania che cresce più velocemente di un bambino normale, tanto che a un anno ne dimostra tre. E’ incredibilmente intelligente, ha dentro di sé molte conoscenze e si approccia al mondo in maniera assai più pratica. Purtroppo la sua condizione le rende l’esistenza poco simpatica: tutto ciò che è normale per un bambino, a lei dà una nausea tremenda. La vicinanza con sua madre, il suo latte, le pappette… nulla… e il peggio è che non può parlare in alcun modo, quindi non può spiegarsi. Haxen ci metterà un bel po’ a capire il perchè delle smorfie e del continuo malcontento di sua figlia, scoprendo per caso e non sempre in modo tanto piacevole le sue “particolarità”.

Haxen, fedele al codice d’onore del Cavaliere di Luce di cui sui padre le raccontava le gesta, non può lasciar uccidere la sua piccola, benché figlia dell’Oscuro Signore, ma è una dura prova sfidare la sorte, la fame, la sete con a seguito una bambina così problematica. Deve nascondere lei e se stessa, nessuno deve riconoscerla come principessa e tanto meno deve vedere il marchio sul polso sinistro di Hania, inequivocabile simbolo del suo essere e che la condannerebbe immediatamente a morte.

Dartred, menzionato anche in sinossi (quindi non faccio spoiler) era palesemente destinato a tornare per chi aveva letto il prequel, ma arriva molto avanti nella storia, salvando Haxen e Hania dall'ennesimo sfortunato incontro. Il suo arrivo è causa per Haxen di nuovi tormenti, continuamente giudicata per un comportamento che non può giustificare senza rivelare la verità e, per quanto come detto in trama ci sia di mezzo un tenero sentimento (non così ovvio e aperto come ci si potrebbe immaginare), lei non rivela nemmeno al coraggioso guerriero la verità su Hania, lasciandogli credere quello che preferisce.

La conclusione di questo primo libro era prevedibile, ma non in senso negativo. Sin da subito si può immaginare come andrà a finire, specie leggendo i pensieri di Hania che sopporta Haxen solo perchè ne ha bisogno in attesa di incontrare suo padre. La cosa che mi incuriosisce è cosa aspettarsi dai successivi due libri a questo punto.
Ci sono molte cose in sospeso, ma mi chiedo: Hania arriverà al terzo libro come ragazza grande? Potrebbe quasi arrivare ad essere coetanea di sua madre… sarebbe sicuramente una cosa piuttosto particolare.

In tutto il libro ho apprezzato come sempre lo stile della scrittrice, schietto e diretto, che non si fa remore nel tratteggiare questa bambina inquietante e i suoi pensieri astiosi e sprezzanti e la cosa che più mi fa sperare che i successivi libri non scadano nel banale è che, nonostante tutto, Hania resta quello che è: una bambina straordinariamente potente che non ha nulla a che vedere con gli ideali della madre e che rielabora le storie del Cavaliere di Luce interpretandole in modo diverso rispetto ad Haxen che pare più un paladino, mentre Hania si avvia sulla strada del giustiziere, badando bene a fare distinzione con un vendicatore.
Hania non conosce molti dei sentimenti che combattono nell'animo di Haxen, quindi per lei uccidere non ha lo stesso significato, la stessa vita non è vista nel medesimo modo. Nonostante si possa dire che Hania da suo padre abbia preso molto, non si può non apprezzarla per i suoi ragionamenti che, spesso, non fanno una piega in quanto a logica. Priva di vincoli etici, sicuramente risulta più intelligente di sua madre che, uscita dal bozzolo della vita di palazzo, fa scelte piuttosto ingenue…

In definitiva l’ho trovato un libro molto piacevole, si legge in pochissimo tempo e direi che è adatto anche a un pubblico adulto. Ora aspetterò il seguito con una certa curiosità, sperando che i cambiamenti, se devono esserci (e presumo ci saranno) siano naturali e non forzati, mantenendo l’animo originario del personaggio (Hania in particolare).

Ora torno a leggere storie animalose poi vedrò se leggere un libro che mi è stato regalato da non so chi, o se dedicarmi alle letture S.E.U. che ormai ne ho un bel po’ x3

Hania - Il Regno delle Tigri Bianche

Eravamo andati a fare un giro al Toys Center così, tanto per vedere cosa c’era, perchè noi siamo ancora dei bambini ed avere amici con figli piccoli ci sembra una buona giustificazione per intensificare i giri nei reparti per l’infanzia XD
Passando tra i libri, uggiolando con occhioni lucidi davanti ai libri illustrati e ai classici, troviamo Hania. In realtà non c’era solo questo, che è il prequel, ma era già uscito anche il primo libro della trilogia. Ero restia a spendere soldi per dei libri contando quanti ne ho da leggere e che spesso mi rinfacciano queste spese, così avevo deciso di ignorarli anche se la De Mari è stata una piacevolissima scoperta leggendo Io mi chiamo Yorsh.
Mi volto e tiro dritto. Poco dopo mi affianca il mio compagno tutto gongolante con non solo il prequel in mano, ma anche il libro!


Trama:
Prequel di Hania, la trilogia di libri fantasy per ragazzi, Il Regno delle tigri bianche ci riporta a 20 anni prima delle vicende de Il Cavaliere della Luce.
Il regno delle Sette Cime è piccolo, ma dispone di due ricchezze particolari: le tigri bianche e le querce nere. È circondato da nemici brutali, ma il buono e valoroso re Harin lo ha sempre difeso con intelligenza e coraggio.
L’unico pericolo per il regno sembra essere la mancanza di eredi, finché non nasce la piccola Haxen. Quando la principessa raggiunge i sette anni, Dartred, figlio del fabbro di corte, diviene il suo scudiero e l’aiuta ad allenarsi con la spada.
La vita nel regno sembra calma e piena di luce, ma qualcosa di terribile si sta preparando… Improvvisamente l’amatissimo re Harin resta ucciso in uno strano incidente di caccia.
Il regno, come Haxen, resta orfano. Si tratta di un disegno dell’Oscuro Signore? O sono solo superstizioni?
La trama spiega l’intero contenuto di questo breve libretto che si legge in un soffio. Lo stile di questa autrice mi ha colpito da subito, molto semplice e diretto, schietto. Forse in alcuni punti certe frasi sono molto lunghe e tanto virgolate, ma notavo che non è avvezza all'uso del punto e virgola. Nonostante il mio dubbio, ritengo che comunque forse sia una scelta ponderata per dare una determinata cadenza, come di qualcuno che aggiunge particolari via via che gli vengono in mente.

Viene descritto il regno nel suo complesso, la situazione politica, la sua storia e le sue peculiarità. La storia viene vista dal punto di Dartred e si conoscono personaggi che paiono destinati ad avere un certo rilievo nel tempo. Hania compare in questo libro? Ni. Il nome Hania sì, una volta, ed è una bambola, ma per il resto questo prequel è uno sguardo ampio a un mondo vasto antecedente alla situazione della trilogia.

Ritengo che sia una spesa utile da fare, conveniente e decisamente valida, sia perchè è comunque una piacevole lettura, sia perchè è un valido supporto di conoscenza per la lettura del primo romanzo della saga che parte con un’Haxen molto più grande e non viene nuovamente spiegato il mondo o il contesto del regno. Penso che sia stato voluto e pensato, dando un senso al prequel pubblicato come apripista per il romanzo, evitando ripetizioni che avrebbero solo allungato il primo volume della trilogia.

In definitiva questo piccolo libro letto in un attimo è stato molto piacevole e mi ha lanciata subito verso il primo volume della saga che sto trovando interessante, particolare e credo che a breve lo finirò! Se non avete mai letto nulla della De Mari e volete sperimentare il suo stile narrativo, questa potrebbe essere l’occasione perfetta: se non vi piacerà, avrete speso solo due euro!

Cleo

Dopo il parto di Lupo Solitario avevo bisogno di qualcosa di leggero e così ho staccato dal fantasy per dedicarmi a storie a quattro zampe. Avevo giusto in attesa qualche libro micioso arrivato per posta grazie a un’amica. Così è toccato a Cleo, di cui ovviamente la copertina, come sempre, non c’entra molto dato che quando arriva a casa questa gattina è tutt'altro che bella


Trama:
«Li guardiamo e basta» ripete Helen a Sam, suo figlio, per la centesima volta dal mattino. Lei e suo marito non sono tipi da gatto. Il fatto che stiano andando a vederne una cucciolata non vuol dire niente. Ma il ritornello si inceppa di fronte al colpo di fulmine tra il bambino e quel batuffolo di pelo nero: tra due mesi Cleo arriverà a casa loro.
Pochi giorni dopo, però, tutto va in frantumi. Mentre si lancia a soccorrere un uccellino ferito, Sam viene investito da un’auto sotto gli occhi del fratellino Rob. La famiglia si cristallizza su quell'istante. Dopo, nulla più conta, figurarsi una gattina che doveva essere il regalo di compleanno di Sam. Quel gatto viene da un altro mondo, un mondo che non esiste più, e non ha senso che resti.
Helen sta per rimandarla indietro, ma è proprio allora che lo vede. Vede suo figlio Rob sorridere, per la prima volta dal giorno dell’incidente.
E se Cleo fosse un dono lasciato da Sam?
Con il passo vacillante, il pelo gonfio, la coda a radar e un caratterino di tutto rispetto, nel giro di poche ore Cleo trasforma la casa in un territorio di caccia, dispensando guai, tenerezza e buonumore a non finire. E a colpi di fusa lenisce a poco a poco le ferite. La sua saggezza antica protegge per anni tutta la famiglia, accompagnandola nei molti cambiamenti che la aspettano. Perché da vera gatta sciamana sa che anche dietro l’angolo più buio può brillare la felicità.
Mi aspettavo un libro maggiormente dedicato a Cleo, mentre in realtà questa micia è solo il filo conduttore che unisce la famiglia di Helen nel tempo, un membro a quattro zampe che arriva in un momento di grande dolore e risolleva e accompagna i suoi umani per moltissimi anni, più di quanto ci si potrebbe aspettare da un gatto.

Il libro gira attorno più che altro agli eventi che toccano la scrittrice, tanto che alla sterilizzazione di Cleo viene dedicato mezzo rigo per caso, evento tirato in ballo all'improvviso, tanto che infatti mi stavo chiedendo come Cleo uscisse sempre senza avere avventure amorose…

In realtà la cosa che più mi ha dato difficoltà è lo scorrere del tempo durante la storia. In certi momenti scorre lento, giorno per giorno, poi ci sono salti di anni e il lettore (o per lo meno io) si perde fino a quando non viene detto “erano passati cinque anni”. I salti sono improvvisi, discontinui e alla fine Cleo arriva ad avere 23 anni e neanche ti sembra vero…

Senza dubbio questa gatta nata come la più piccola, bruttina e spelacchiata, ha utilizzato al meglio le sue nove vite condensandole in una sola, lunga, dedicata a controllare e guidare i suoi umani, accompagnandoli per tre traslochi, in viaggio, sopportando i bambini, vedendoli crescere.
Cleo è stata una grande gatta e la sua famiglia umana è stata davvero fortunata ad averla con sé.

Il libro si legge bene, è scorrevole anche se, appunto, dipende un po’ cosa ci si aspetta, cosa si apprezza. Io che mi aspettavo un libro dedicato a un gatto ho trovato un libro dedicato a una famiglia, a una donna, alle sue disgrazie e alla sua forza di volontà nel superare i problemi. Non fosse stato per i buchi temporali che ogni tanto mi hanno lasciato la sensazione di vuoto, di lacune su fatti importanti, sull'evolversi delle situazioni, forse lo avrei apprezzato anche di più.

Ho visto che la stessa autrice ha pubblicato un secondo libro per il gatto che è arrivato dopo Cleo, ma non credo che lo prenderò. Però mi fa piacere che un altro gatto sia approdato in questa famiglia di “tipi da cani” che alla fine è stata convertita anche in “tipi da gatti”. Credo poi che molto dipenda anche dai cani, dai gatti e dalle esperienze vissute. Personalmente adoro i miei gattacci anche se spelano tantissimo e combinano un sacco di danni <3

E adesso torno al fantasy inframezzando il cartaceo con vari ebook a cui dedico brevi commenti sul mio sito.

Le Leggende di Lupo Solitario Vol. 1 - L’ultimo dei Ramas

Oddio che parto… no, seriamente: tre mesi e l’ho finito per presa di posizione. Purtroppo questo è uno di quei libri che compri soprattutto per nostalgia, perchè sai cosa è Lupo Solitario, ti ricordi le ore passate su quei librini a giocare e, spinto da questa nostalgia, compri i romanzi per rivivere la storia tutta d’un fiato… ma non è così.

I romanzi sono stati rielaborati, arricchiti, volutamente resi più adulti, col solo risultato di una valanga di dettagli splatter di cui si sarebbe fatto a meno. La trama di questo primo volume è molto semplice alla fin fine e moltissime pagine sono combattimenti su combattimenti che giocati, magari, potevano anche divertirti, rendere il librogame quello che doveva essere, ma in un romanzo rallentano, rallentano, raaaallleeeennnttaaannoooo la trama. E dopo un po’ ti chiedi se sia il caso di saltare qualche pagina per vedere se cambia qualcosa…


Trama:
In seguito al tradimento di uno dei maghi della Confraternita della Stella di Cristallo, le armate dei Signori delle Tenebre varcano i confini dell'ovest massacrando i cavalieri Ramas nel loro Monastero. Un solo uomo si sottrae alla strage: Lupo Silenzioso, che muterà il proprio nome in Lupo Solitario. Quest'ultimo dovrà attraversare le terre infestate dal male per raggiungere la capitale, Holmgard, e rivelare la tremenda minaccia che incombe. Giunto sul posto, verrà incaricato di recuperare la Spada del Sole, l'arma in grado di distruggere i Signori delle Tenebre. Al fianco del giovane si schierano una fanciulla di nome Alyss e il giovane mago Banedon.
Il primo libro mi ha esasperato, anche se riconosco che l’utilità di narrare la creazione di Magnamund esisteva, ma viene fatto in modo frammentario, alternando i punti di vista di altri personaggi con la narrazione della storia. Fatta tutta insieme forse sarebbe risultata pesante, ma almeno non rischiavi di perdere il filo… così invece ogni volta che un sottocapitolo ripartiva con la storia mi sentivo morire. Quando è arrivata alla fine ho tirato un sospiro di sollievo, sicura che il libro sarebbe scivolato via più velocemente.

E invece no. Togliendo quella parte che mi tediava a morte, mi son resa conto che la trama di per sé non offriva molto di eclatante e che i combattimenti erano continui, spesso assai simili, prevedibili e con aggiunte di dettagli raccapriccianti che boh… ok, il libro dietro dice che è stato volutamente riscritto in maniera più adulta, ma non credo che si possa rendere un libro adatto a un range di età più vasto così, anche perchè Lupo Solitario resta il solito ragazzino ingenuo che cresce molto lentamente e segue il suo destino tra mille sfighe, contro i cattivi per salvare il mondo.

E ci sta! Se compri i romanzi per nostalgia, certo non ti aspetti nulla di più del tuo eroe contro i cattivi, anzi… però oltre 500 pagine per cosa? Forse reso più snello anziché appesantirlo sarebbe stata una scelta vincente che avrebbe portato tanti bei ricordi ai fedeli dei librigame e avrebbe magari incuriosito qualche nuovo lettore, specie adesso che le ristampe dei librigame si trovano in giro.

I personaggi. I cattivi sono cattivi e non ci si aspetta molto di più. Vonotar, poi, non riesce, nonostante tutto, ad apparire furbo e cattivo quanto forse vorrebbe, povero nonno…
Lupo Solitario ce lo ricordiamo tutti per essere un ragazzino dalla crescita lenta, sfigato come tutti gli eroi, a volte un po’ troppo facile a dar fiducia e dotato di un’abilità che manco lui credeva di avere e che ogni tanto lo porta a peccare pure di arroganza.
Banedon non mi dispiaceva inizialmente, poi ha perso di spessore fino a essere quasi parcheggiato in attesa di momenti migliori.
Alyss era piacevole all'inizio, poi a un certo punto era talmente instabile che non ho capito più se dipendeva da con chi aveva a che fare o dal fatto che gli autori le dedicavano meno affetto e impegno.
Mi è piaciuta Viveka, per quanto abbia una parte abbastanza ridotta, ma almeno una donna combattente con gli attributi serviva, anche perchè Quinefer a me è rimasta indifferente, un po’ troppo infantile, un po’ troppo Lupa Solitaria :P

E nonostante tutto ho dato 3 stelle, perchè ci son troppo affezionata per dargliene meno, anche se son stati tre mesi lunghisssimi, in cui, in mezzo, ho letto un sacco di ebook gratuiti. Tra l’altro, leggendoli più che altro per comodità in ospedale, in giro, per non tenere la luce accesa tutta notte, continuo a dire che non fanno per me e non credo ne comprerò mai… leggere digitale mi toglie metà dell’attenzione e finisco per apprezzare meno qualcosa che, magari, in cartaceo avrei apprezzato di più.

Adesso ho un periodo distratto in cui dovrei fare davvero tante cose, quindi non so se inizierò subito qualcos’altro… magari qualcosa di leggero e breve? Boh, vedremo se il mio comodino riuscirà a rimanere sgombro o se sentirò il bisogno della presenza amica di un libro per dormire serena.
Lunedì ho iniziato un ciclo di cortisone in flebo che ho finito ieri per bocca. Dire che sto molto peggio che prima di iniziare è un eufemismo…
Fatto sta che dottori e infermieri continuano a dirti: sai com'è, ci vuole pazienza… i risultati, se ci saranno, li vedrai tra un po’.
Il mio po’ è il 16 febbraio quando faccio il controllo.

Al momento il formicolio che avevo alle mani e alla bocca, parte dalla bocca e si fa sia braccia che gambe. Tachicardia a mille. Dolori muscolari. Ho la faccia come un pallone e mi fa pure male. Non sto in piedi e mi gira la testa. I sapori non li sento e mangiare, ma soprattutto bere, è un patire… per non parlare delle perdite. Pensare che il ciclo precedente lo avevo fatto proprio per un problema di perdite… e ora è il cortisone a darmi il problema… wow…

Deprimenteumiliante

Dormo a singhiozzi. Mi sveglio col petto che martella, ma non ho pensieri ad agitarmi. Non so come calmarlo. Aspetto… in ospedale le infermiere mi han detto che dalla situazione che ho, specie per l'ansia, con la sertralina ci faccio poco e niente. Pensare che la mia psichiatria era convinta che dopo febbraio ci saremmo salutate in maniera rosea interrompendo la terapia… sarebbe stato bello.

Stasera ho un compleanno. Ho tanta voglia di rivedere quegli amici, ma da una parte mi sento morire. Solo l'idea di fare la doccia mi uccide… e vestirmi, cercare di rendermi presentabile e nascondere un po’ il malessere… sarà una faticaccia.

Se poi il corriere del menga avesse consegnato il pacco col regalo, se non altro un giramento di scatole me lo sarei evitato…

I Diari della Famiglia Dracula

Premettendo che dopo Twilight ho sviluppato una sorta di orticaria per i vampiri (e dire che li ritengo una delle creature più affascinanti su cui scrivere) trovarmi per le mani una trilogia dedicata a Dracula mi ha vista vittima di un grande scetticismo in merito a quello che mi attendeva. Non è stato un mio acquisto, bensì un qualcosa che viene dalla libreria del mio compagno.
Onestamente non conoscevo nemmeno l’esistenza di questi libri, ma seguendo il mio obbiettivo di voler leggere tutti gli arretrati dimenticati in libreria, ecco che un mese fa è toccato a questo e, benché nella mia immane lentezza io ci abbia messo un mese a leggerlo, devo dire che mi è piaciuto.


Trama:
Partendo cinquant'anni prima dell'inizio del romanzo di Stoker, I diari della famiglia Dracula svela l’esistenza di un antico e segreto accordo che lega il primogenito di ogni generazione della famiglia Tsepesh al crudele principe Vlad, meglio conosciuto come Dracula, l'impalatore.
Giunto in Transilvania dalla lontana Inghilterra, Arkady, pronipote di Vlad, oserà ribellarsi al suo tragico destino e sfidare il prozio, per il bene della famiglia. La sua appassionante battaglia contro Vlad prosegue tra colpi di scena, tradimenti e scontri all'ultimo sangue, finché spetterà ad Abraham Van Helsing cercare di porre fine all'atroce patto. Le brucianti passioni che irrompono senza veli e il sangue che scorre inesorabile tra le ombre in un mondo oscuro e inquietante danno nuova linfa a un mito mai dimenticato: con quest'opera Jeanne Kalogridis è entrata di diritto nell'olimpo dell'orrore.
Tutti e tre i romanzi narrano la storia in prima persona alternando le annotazioni sui diari di molteplici personaggi. Il mio preferito, benché all'inizio non mi avesse preso molto, è proprio Arkady Tsepesh che comunque già a metà del primo libro mi piaceva, specie se paragonato alla sorella Zsuzsanna o alla moglie Mary. Il primo libro è proprio quello che mi è piaciuto di più, alla scoperta del mondo oscuro del vampiro, del patto, del mistero.

Il secondo è quello che ho letto più lentamente. Odiavo Zsuzsanna, anche se potevo capire quello che provava, il perchè dei suoi atti, ma ancor di più mi è rimasto un po’ indigesto il primo periodo in cui Van Helsing diventa il Van Helsing che tutti conosciamo, il cacciatore di vampiri. Il suo “addestramento” mi è risultato così fuori dal mondo rispetto all'atmosfera che fino a quel momento il libro aveva mantenuto, così rapido, che non mi ha preso più di tanto. Un bel problema, dato che nel terzo libro è proprio Van Helsing la voce principale assieme al dottor Seward

Il primo libro, benché contenga scene di passione, non arriva certo ai livelli del secondo. L’entrata in scena, poi, di Elisabeth Bathory dà il via a un bagno di sangue e lussuria piuttosto rilevante.
Ciononostante, l’autrice ha un modo di scrivere che mi piace e il fatto che Van Helsing mi sia rimasto pesante è proprio per il suo atteggiamento, per il modo in cui persegue la sua strada. Certo, è un uomo devastato, che ha perso molto a causa dei vampiri, ma fra i due preferisco di gran lunga Arkady. Ho un debole per i personaggi come il suo, devo ammetterlo… quell'animo buono e tormentato.

Solo in ultimo ho rivalutato Zsuzsanna e, devo dire, che mi sarei aspettata un finale diverso. Per la verità, arrivata all’ultime boh… venti pagine, ho avuto il terrore, dato il corso degli eventi, che il romanzo finisse senza un vero e proprio finale, ma in realtà gli atti finali son così rapidi, un fluire ovvio verso lo stesso punto, che tutto scivola via molto velocemente, con un finale che non mi ha delusa.

Storicamente parlando, non mi pronuncio. Non sono mai stata appassionata di Dracula, della sua storia e del suo mito, pertanto non saprei dire quanto possa essere verosimile questo romanzo. A me è piaciuto, l’ho preso come un romanzo di fantasia come ce ne possono essere tanti altri. Non ho letto (e neanche visto per intero) Dracula di Bram Stoker, quindi il fatto che questo romanzo venga posizionato 50 anni prima non è per me qualcosa di significativo.
Ammetto che è da un po’ che voglio vedermi il film, ho anche il dvd, ma il mio compagno non ne ha mai avuto voglia… me lo guarderò in solitaria un pomeriggio.

Certo è che se vi volete immaginare un Dracula tendenzialmente buono o capace di sentimenti d’amore, vi sconsiglio questo romanzo. Qui Dracula il suo nominativo di Tsepesh/Tepes (Impalatore) se lo merita e vede bene anche di non farlo sbiadire nel tempo. Il tempo passa, ma non per lui, che rimane lo stesso nei decenni, nei secoli, a differenza dei vampiri più giovani.

Per essere partita scettica, devo dire che questi romanzi mi hanno offerto diverse ore piacevoli, di solito a notte fonda, vittima dell’insonnia.

Ora un classico XD mi leggo il primo volume della saga di Lupo Solitario! Iniziato questa sera, prima di rendermi conto che tanto non avevo proprio sonno e che, quindi, valeva la pena di venire al pc a fare qualcosa di costruttivo… spero…

Ci sono cose che non si possono spiegare… per tutto il resto c’è Wikipedia.

A parte la demenza, questo pensiero mi sorge spesso, specie in vista di visite mediche. Spiegare cosa si ha non è facile. Non parlo di “mi fa male la testa” “mi fa male la gamba” “non riesco ad andare in bagno”.
Parlo di quelle sottigliezze che… cavolo, vorresti riuscire a condividere quello che provi per cercare di spiegarti!

Ad esempio, negli ultimi mesi… ultimi? Un corno, ormai son tipo… bah… 4-5…
Dicevo, negli “ultimi” mesi, ho un problema alle mani. Mi formicolano, ho un calo di sensibilità sempre più evidente e la forza va e viene, tanto che, poco fa (sì alle 4…) mentre mi davo lo smalto, ero convintissima di tenere saldamente il pennello e invece… ho quasi fatto un danno al mio povero portatile. Le vittime sono state solo la mano e il pigiama.

Vai tu a spiegare quanto formicolano, quanto non senti, quanto non questo o quello… è un dramma e finisce che manco ti credono e pensano che sia tutto nella tua testa. Ma porca eva… magari! E invece no. Se tu ti sforzi di non essere un cencio disperato, ma dimostri un minimo di forza di volontà, di prendere le cose con una certa ironia, no… non ti credono. Eccerto… io me le invento le cose! Io che per affrontare la commissione di invalidità civile mi son sentita un verme e che mi sento un verme anche quando i dottori mi han detto che dovrei fare da un pezzo la revisione per aggravamento.

Un po’ c’è il sentirsi verme (manco poi rubassi i soldi a chissà chi con tutte le spese che ci sono), ma da una parte forse c’è anche un orgoglio difficile da ammettere. Quando leggi i resoconti medici che sono un elenco di deficit che però loro dicono “va tutto bene, stai bene per uno che ha la tua malattia”
Ma non stai bene rispetto a chi sta bene.
Non stai bene per nulla.

Mi sono convinta che sia normale ogni giorno avere qualcosa. Mal di testa, emicrania, gastrite, reflusso, diarrea, dolori articolari, la testa che vaga nel nulla, le mani che non collaborano quando disegni, quando cucini, quando ti dai lo smalto… è normale non stare bene, tanto che quelle volte che, analizzandomi, non sento nessun dolore, nessun fastidio, son quasi commossa.

Arrivi al punto in cui ti dici: che mi sforzo a fare di spiegarmi? Tanto non capiscono… e allora ti tieni i problemi fino a quando non riesci più a sopportarli e cerchi disperatamente solo un po’ di sollievo.

Il 19 ho la visita di controllo. Teoricamente dovrei cambiare medicinali, ma col fatto che devo passare a uno via bocca che influisce sull'apparato digerente, gastrointestinale… arrivare là dicendo: ciao, sto smaltendo giusto, giusto una bella gastrite… non so se sia un buon inizio.

Mah… mi ripeto che ci vuole pazienza… spero di averne ancora…
Ci sono cose, anche le più semplici o banali, che non capirai davvero finché non le provi. In quel momento puoi scoprire che l'apparente insensato ha in realtà un senso eccome.
A volte questa scoperta porta meraviglia e un senso appagante di accrescimento.
Altre volte ti lascia solo l'amarezza del classico pensiero: preferivo non saperlo…
Anno nuovo… e già sfiga nell'aria. Non a me, almeno per ora, ma contando che ho davvero pochi amici a cui tengo, é triste comunque se la sfortuna colpisce loro.
In realtà dovrei essere felice dato che, salvo cambiamenti, alla prossima visita dovrei iniziare con i medicinali per bocca…
Il problema sono gli effetti collaterali. Non in sé perché, per quanto noiosi, potrei sopportarli stando in casa… il fatto è che il 20-21 febbraio devo essere a Modena per il Buk e la referente per l'associazione sono io come anno scorso… e se sto male? So che fasciarsi la testa prima di rompersela è controproducente, ma non posso fare a meno di pensarci…

Le mie mani non sono migliorate. Ormai mi ci sto abituando anche se ci sono giorni in cui è inevitabile non fare caso alla mancanza di sensibilità o di forza. Non ho più voglia di disegnare, neanche mentre giochiamo a d&d… ci provo. Apro l'album, prendo la matita… il vuoto. Non è bello disegnare quando fai fatica a calcolare la pressione…
Ovviamente sarebbe troppo consolatorio se riuscissi almeno a scrivere. Macché! Idee tante, ma in pratica nulla… mi sento inutile. Ho una lista di cose da fare infinita… come la pila di roba da rammendare, orlare, ricucire…
Tra un paio di mesi dovrei aver finito di preparare anche dei costumi. Il set sarebbe per Leodhrae e dovrei esserne felice! Lo sono, in verità… eppure l'entusiasmo muore. La voglia di fare langue…
Che nervi…

Ho passato la giornata con un coma assurdo, una stanchezza pesante senza aver fatto un tubo. Vallo a spiegare…
E ora son qui che dovrei crollare e invece puff, sonno scomparso. Eppure c'è quello strano formicolio nelle gambe… ancora più difficile da spiegare. Mi viene voglia di muoverle, sbatterle, come fossero intorpidite… ma non lo sono. Mi innervosisce. Ho un corpo stanco per aver fatto niente… potrà essere assurdo?! Rabbia…

Ma poi, in tutto ciò, come può uno sperare che gli altri capiscano e non pensino, semplicemente, che non ho voglia di fare un tubo dalla mattina alla sera? Io vorrei, la mia testa è piena di idee… ma mi sento stanca, con la testa annebbiata, non riesco a concentrarmi.
La memoria poi… lasciamo perdere. Per i test non ho deficit di attenzione o problemi di memoria, eppure io mi rendo conto che rispetto a un tempo le cose sono diverse… forse è per questo che guardare i film o le serie mi interessa meno: dimentico tutto troppo rapidamente.

Nonostante ciò leggo. Leggo e scrivo subito una recensione anche solo per ricordare a me stessa i miei pensieri. Leggo e spero che arrivi il sonno e che domani sia migliore.

Buonanotte

Il Ritorno degli Dei

Qualche tempo fa sono tornata a fare un giro per mercatini dell’usato alla ricerca di poveri libri da adottare. Tra i vari acquisti per pochi euri ho trovato anche questo. Mi sono stupita perchè di solito 1) non si trovano facilmente fantasy 2) per di più uscite recenti 3) ancora più raro di case editrici piccole 4) autografati con dedica!
Soprattutto quest’ultimo fatto mi ha intristita. L’autore lo aveva dedicato a questa ragazza, Elettra mi pare di leggere, che però deve averlo apprezzato così poco da non conservargli uno spazio nella sua libreria. Carica di amore, me lo sono portato a casa e, incuriosita, l’ho letto prima di quanto avessi creduto.
Purtroppo temo di aver capito perchè Elettra lo abbia dato via…


Trama:
Un risveglio tragico e la certezza di aver perso tutto ciò per cui ha lottato in passato accolgono Rindall come in un incubo. Esselin e Atrebor sono stati uccisi da un demone che seminerà terrore e distruzione per tutte le Terre di Priston. Il guerriero si metterà così all'inseguimento del nemico ma il suo animo, lacerato dal dolore e dal desiderio di vendetta, rischierà di farlo impazzire facendogli valicare spesso la sottile linea che divide il bene e il male. Rindall incontrerà vecchi amici e un nuovo amore. La barda Aras Sirolf, bellissima e carismatica, con un grande potere ed una grande ambizione. Riuscirà a riportare la pace nel cuore del guerriero prima che si perda per sempre? 
Mi sono accorta solo iniziando a leggere che era il seguito di un libro uscito due anni prima, L’Ultimo Eroe del Klaidmark (mi pare), ma sinceramente non ho avuto grossi problemi nel leggerlo comunque… i problemi non erano certo dovuti a lacune sui personaggi e sulle loro storie…

La prima cosa, dolente, assillante, impossibile da non notare, è il disastroso lavoro editoriale… dai dialoghi tra lineetta corta, chiusa anche sul finale, con la punteggiatura esterna anche quando già presente all'interno… virgole messe a caso, quasi onnipresenti dopo il ma, indecisione tra l’uso del lei, del voi, del tu… tanto che a un certo punto ho riletto più volte per capire se fosse voluto o meno.
Più di una volta alcuni dialoghi non sono contrassegnati da punteggiatura, ci sono moltissimi refusi, discordanze verbali e il testo in certi punti scorre proprio a fatica, tanto che alla fine correggevo mentalmente tutto per continuare a leggere cercando di non prestarci troppa attenzione, altrimenti mi sarei distratta dalla trama.

Una vera tragedia… seriamente. Non capisco… anche perchè c’è una casa editrice alle spalle e certe cose non dovrebbero esserci… ma vabbeh.
A livello di contenuto invece ho trovato che la storia fosse abbastanza classica, diciamo l’epic a cui tutti siamo abituati (credo) con un eroe che deve sconfiggere un grande cattivo. Il nostro eroe, Rindall, ha un animo tormentato che si sta avviando verso la corruzione e la sete di vendetta guida i suoi passi, almeno all'inizio. In seguito troverà anche altri motivi, soprattutto per combattere contro la perdita di se stesso.

Anche stavolta non ho apprezzato la volubilità del protagonista… inizia la storia che Rindall è distrutto dalla perdita di Esselin, signora dei fatati, e sembra veramente distrutto. Arrivato poco dopo in un paese, va a letto con la locandiera… e va bene, ci sta, si sta corrompendo, o magari voleva solo uno sfogo… insomma, è sempre un uomo fatto di carne, ma vabbeh.
Convinta che il suo cuore sia intriso di dolore, mi stupisco quando incontra una donna che, per quanto abile, incantevole, bellissima… insomma… hai perso da poco la tua bella. No. Si innamora a prima vista. Va bene… passiamo anche questo improvviso amore, magari c’è un motivo dietro… tempo poche ore sono a letto insieme carichi di grandi promesse… niente: non ha senso.

Il rapporto assurdo tra i due ovviamente va avanti… lui innamorato perso, lei che sembra in perenne mestruo… ma nulla: lui è cotto. Vabbeh… in fondo a volte le trame del destino sono strane, quindi non mi faccio troppe domande. Non mi è piaciuto, ma è una cosa soggettiva.
Ho apprezzato il cambio di visione tra Rindall e Rotganhor, non apprezzando molto Aras del suo periodo dagli Elfi me n’è importato il giusto XD l’avrei visto facilmente riassumibile in due parole dette direttamente dalla bocca di lei al suo ritorno… tanto è stata via solo qualche giorno, apprendistato flash.
L’unico difetto che ho colto un po’ lungo tutta la narrazione e l’improvvisa fretta nel susseguirsi di alcuni eventi, come l’apprendistato di cui sopra. Alcuni fatti, risolti in pochi giorni, a volte anche meno, sembrano quanto meno irreali e perdono di significato.

Un’altra cosa che mi è rimasta impressa, anche perchè sempre più spesso mi capita di leggere del gioco di ruolo legato alla scrittura come un difetto, è la natura “caotica ma buona” dei Nani. Per me che gioco a D&D due volte a settimana questo mi pare comprensibile, ma per un estraneo al gioco di ruolo, cosa potrà mai voler dire che è una persona è caotica ma buona? Che è buona ma tende ad avere un gran casino in camera? Diciamo che io lo trovo un linguaggio un po’ troppo da gioco… forse questo potrebbe essere il famoso difetto che molti vedono nei libri tratti da campagne di gioco di ruolo.
Si può riconoscere un collegamento in questo senso anche in alcuni incantesimi e nell'uso della magia, ma meno che in altri libri che ho letto, comunque.

In sostanza, conosco molte persone che avrebbero abbandonato la lettura dopo i primi due capitoli solo per come è scritto. La trama di per sé lo avrebbe salvato dall'abbandono, credo… in fondo non è innovativa, ma nemmeno sgradevole a parte alcune scelte che possono piacere o meno. Non so se sia stata fatta una ristampa rivista, la mia è del 2012 (da una certa parte me lo auguro).

Non credo che cercherò il primo libro. Non mi ha lasciato curiosità e temo di incontrare gli stessi difetti, se non addirittura accentuati dato che è una stesura precedente di due anni a questo lavoro. Per me che amo molto le descrizioni e l’aspetto introspettivo dei personaggi, questa storia è andata troppo di fretta, troppo superficialmente e questo, unito alla mole di errori e refusi, mi ha portato a dovergli dare una sola stella perchè, paragonato alle mie precedenti due stelle, era decisamente inferiore.

Peccato.

L’Anello di Re Salomone

Alla fine dopo tanti anni l’ho riletto. Resta uno dei miei libri preferiti, il primo ad essere entrato in quella lista che tutti i lettori hanno con nuovi ingressi e ben radicati onnipresenti. Ricordo ancora quando me lo regalarono, il regalo più azzeccato di sempre.
Mi sentii subito affine a questo etologo che parlava di bestiole comuni, del suo rapporto con esse e io, che nel mio piccolo mi accontentavo di chiocciole, girini e lucertole, avevo trovato un pazzo come me!


Crescendo alla fine ha preso il sopravvento l’amore per il disegno nella scelta degli studi, ma per buona parte della mia esistenza ho desiderato fare la naturalista perchè adoravo (adoro) gli animali.
Quando qualcuno mi chiedeva cosa fosse la mia cosa preferita, rispondevo sempre animali. Libri di animali, documentari sugli animali, disegnare animali… tutto animali! Facevo continue ricerche supplementari su qualsiasi bestiola scatenasse la mia curiosità anche se da sempre il mio animale preferito è il cavallo.

Questo libro, nel mio trasloco quattro anni fa, è rimasto da mia mamma che mi aveva chiesto di lasciarglielo per leggerlo… beh, dopo quattro anni finalmente lo ha fatto e mi sono ripresa il mio adorato tesssssoro! Pensavo che mia mamma non lo avrebbe trovato interessante e invece se lo è divorato. Questo libro è volutamente scritto per rivolgersi a un pubblico giovane, ma non per questo è scontato o banale (non a caso questa edizione è piena di note a piè di pagina che spiegano i vocaboli più complessi per un bambino).

La cosa che mi ha colpita fin dalla prima volta che ho letto questo libro è stato il fatto che Lorenz non risparmia i lati problematici e negativi di avere a che fare con gli animali, anzi, si sofferma particolarmente sui sacrifici che può costare occuparsi di una creatura che ha un ciclo vitale e delle abitudini, fondamentalmente, piuttosto diverse da noi.
Penso che sia un modo di responsabilizzare a giusto vedere dato che facilmente un bambino rimane affascinato dall'idea di poter adottare un cucciolo, ma non sempre è facile poi prendersene cura…

Ricordo gli anni in cui ho tenuto con ottimi risultati un acquario tropicale e poi due, uno dei quali adibito a sala parto e nursery… alla fine avevo un allevamento di colorati pesciolini di ogni genere XD e ricordo di come partii dai pescetti di fiume, poi la classica boccia di pesci rossi della fiera fino poi a fare un bell’acquario autosufficiente.
In verità ricordo ancora con affetto gli anni in cui, bambina, andavo in vacanza in montagna e passavo il tempo a catturare girini vedendoli trasformarsi in ranocchie e rospetti e andarsene per la propria strada o la soddisfazione di osservare un formicaio o una chioccola che depone le uova sotto la pioggia…
Potrei scrivere un libro sulle mie avventure di bambina in mezzo a questi animaletti XD

Per me che di solito non leggo mai due volte lo stesso libro, arrivare a leggerne uno per ben quattro volte e tutte le volte non saltare nemmeno una riga, è la conferma che questo è proprio il mio libro del cuore… e anche ora che sento i miei gatti che corrono buttando all'aria il piano di sopra (benedette creature!) capisco che non si possa non ammirare il mondo animale nella sua complessità e capirne il sistema comportamentale lascia ancora più sbalorditi.

Mio nonno era solito dire che chi non vuole bene alle bestie non può voler bene nemmeno a un cristiano. Per certi versi riconosco che sia così, anche se con voler bene non vuol dire che si debbano amare ed accogliere in casa tutte le bestiole che si trovano. Io farei volentieri a meno dei ragni… odio i ragni… e anche se mi affascinano gli scorpioni, farò volentieri a meno di ripetere l’esperienza di trovarmene uno nell'asciugamano!

In ogni caso se cercate un libro sincero, divertente e costruttivo sugli animali, questo è perfetto. Dagli uccelli, ai cani, ai pesci, Lorenz racconta molte esperienze di vita e crescita in compagnia dei suoi animali e sicuramente insegna ad apprezzarli pur ammettendo che bisogna avere una grande pazienza perchè la loro compagnia può costare non solo tempo, ma anche il mettere in conto qualche danno…

Adesso sto finendo un libro preso usato. Un fantasy italiano, in realtà il seguito di un altro libro (l’ho scoperto dopo), ma si legge bene anche così… anche se devo dire che non è stato un grande acquisto… ma questa è un’altra recensione XD

Orso

Ogni tanto mi pento amaramente dei miei acquisti… devo dare merito del mio errore ai grafici della Piemme che hanno architettato la copertina di questo libro perchè ha fatto il suo dovere, ma voi non cascateci >,<


Tanto per cominciare il titolo: Orso.
Verrebbe da pensare che Orso sia il protagonista, ma in realtà è solo uno dei tanti gatti dell’autore e non ha nessuna parte speciale se non essere se stesso. Il titolo originale è The good, the bad and the furry che, tra l’altro, io trovo assai più carino e adatto.
Il gatto di copertina: non c’entra nulla. Orso è sì nero con una macchia bianca sul petto, ma ha qualcosa come 16 anni! Non è affatto un gattino puccioso, è un gatto vissuto!
Mi sento tradita dal lavoro di un grafico a cui riconosco il merito… in fondo anche io ho studiato grafica pubblicitaria e so che attirare a discapito poi di tutto il resto è l’obbiettivo…

Il contenuto… l’autore ci parla dei suoi gatti, di alcune esperienze coi gatti che ha, ha avuto, hanno avuto i suoi… fondamentalmente non ci riconosco molto entusiasmo come mi sarei aspettata. Diciamocelo: quando parliamo dei nostri animali, anche dei loro disastri, la cosa prende sempre una piega tragicomica, ma qui, a parte qualche parte, il tutto sembra quasi noioso…
Il fatto è, però, che in patria sembra molto apprezzato… che sia colpa della traduzione? Che sia io a non apprezzare lo stile inglese? Non lo so… e non credo lo saprò mai dato che non leggo in inglese… (e comunque non ci sprecherei tempo).

In sostanza avevo voglia di leggere qualche libro sugli animali, per staccare un po’, per sorridere con qualcosa di leggero, ma nulla… è stata una delusione. Non è che mi aspettassi un capolavoro, ma sinceramente non ha propriamente un capo e una coda questo libro… sembra semplicemente scritto per scrivere qualcosa, come se scrivessi sul blog aneddoti sui miei pelosi. Non conosco l’autore, ma a suo dire scrive spesso di gatti, quindi mi chiedo se sia questo un po’ smorto o se sia il suo stile e che quindi esistano altri suoi libri simili che magari analizzano più in dettaglio la sua vita con questi gatti prima del periodo di questo libro (qualche anno fa).

In sostanza non mi sento di consigliarlo, anche perchè il contenuto non vale assolutamente il prezzo di copertina (per fortuna l’ho preso scontato), quindi se cercate un libro carino sugli animali, non questo…

Adesso, per compensare, sto rileggendo per la quarta volta L’Anello di Re Salomone di Konrad Lorenz che non mi delude mai <3
Poi boh, vedrò… anche perchè il mio tesoro grande ha la passione per l’acquisto compulsivo di libri (poi la colpa la danno sempre a me) che poi rifila alla sottoscritta perchè lui non legge da secoli =_= bah…