venerdì 12 giugno 2020

Con te in cima al mondo di Tom Ryan

Amo gli animali e mi piace, in generale, leggere loro storie però ammetto che quasi la totalità dei libri che ho in merito vengono dal mercatino del'usato o sono regali perchè se devo spendere 15-19 euro, di solito li investo nel fantasy, che resta la mia lettura prediletta. Volendo staccare un po', mi sono data a questa lettura quasi per caso. Ho tantissimi libri da leggere e ogni tanto vado proprio a caso. Ne tengo un po' accanto al letto e pesco. Via via che li leggo li riporto in libreria e aggiungo altro.
Di questo mi aveva ispirato la trama, un po' meno la copertina perchè il riflesso blu negli occhi del povero cagnolino lo fa sembrare alieno XD però all'interno ci sono alcune pagine a colori con foto migliori di Atticus, il protagonista in copertina.


Ammetto che l'inizio è stato un po' faticoso e in salita perchè la scrittura dell'autore non mi prende particolarmente e fino alla fine ho cercato di farmela piacere senza riuscirci. Nonostante descriva posti che sicuramente sono splendidi (le foto lo dimostrano anche) non mi sono sentita coinvolta dalla sua meraviglia, dalle sue esperienze che sono quelle di un viaggio di vita, perchè effettivamente nel giro di cinque anni la vita di Tom cambia davvero grazie ad Atticus, questo cagnetto dal carattere forte che sembra nato predestinato per essere speciale.

Trama:

Tom Ryan, giornalista di mezz'età, vive in una cittadina del Massachusetts insieme con Atticus, il suo adorato schnauzer nano. Sono anni che Tom, prigioniero di un'esistenza che sembra aver perso la bussola, non si concede una vacanza. Finché un giorno riscopre l'amore per la montagna. Un vecchio amore chiuso in un cassetto da troppo tempo, insieme con i ricordi d'infanzia e delle passeggiate con il padre tra le vallate delle White Mountains, nel New Hampshire. Tom adora quei luoghi. È da lì che deve partire per ridare un senso alla sua vita. Decide così di cimentarsi in un'impresa grandiosa: scalare le quarantotto vette più alte delle White Mountains. Ma non sarà solo in quest'avventura: ad accompagnarlo per undici settimane, fedele ed entusiasta, ci sarà Atticus. Un piccolo cane dal grande cuore che, giorno dopo giorno, saprà dimostrare a Tom che cos'è la vera amicizia.

La storia è a doppia linea, tra le vicissitudini dell'umano e dell'animale. Empaticamente parlando, è impossibile non ammirare questa bestiolina, ma per il resto, come dicevo, a me la scrittura di questo libro non coinvolge. A spizzichi e bocconi l'autore ci racconta anche della sua vita, dei suoi problemi, ma non c'è una linea continua e tutto mi è sembrato un po' singhiozzante.
Viene consigliato anche per scoprire l'amore per la montagna, ma io non la vedo così. Sulla forza di volontà, magari, perchè quello che sicuramente si evince è lo sforzo, l'immensa fatica necessaria nell'impresa prefissa e la grande soddisfazione che ripaga tutto quando si arriva in cima, ma il contorno, l'anima della montagna, secondo me non viene fuori in una maniera coinvolgente.
Io stessa ho fatto alcune passeggiate in montagna fino a picchi da cui si ha una vista sul mondo davvero speciale e pure io ho un bel po' di ciccia da portarmi dietro. Mi sono molto più riconosciuta nella fatica e negli sguardi stupiti di gente allenata che ti trova che sali o che sei in cima, ma il paesaggio e le sensazioni sono piuttosto asettiche.

In generale avrei, forse, preferito un soffermarsi maggiore su alcune parti, su alcuni dettagli e una scorrevolezza negli eventi migliore, invece mi è sembrato tutto frettoloso, singhiozzante, asettico e a volte confuso. Non dico che sia stata una pessima lettura (i libri brutti sono altri) però non mi ha lasciato molto se non comunque un sorriso che mi aspettavo da un libro che parla di animali. Questo sicuramente ha influito sulla mia impressione finale sollevandolo a tre stelle da due. Se il lettore avesse preferito il lato montagna, probabilmente ne sarebbe rimasto maggiormente deluso a mio parere.
Tutto scorre in un modo talmente veloce che le persone sono solo nomi, le montagne sono solo nomi e tutto sembra più un lungo elenco di fatti che un vero e proprio romanzo. Probabilmente leggere il loro blog mentre erano in viaggio sarebbe stato di certo più coinvolgente.

Detto ciò, torno a un fantasy fresco di acquisto, il che è abbastanza insolito, ma i motivi sono due: l'autrice è la Hamilton, che a me piace molto, e l'ambiente è Ravenloft, ambientazione gotica in cui ho giocato anche di ruolo da tavolo e che mi affascina notevolmente. Spero di non rimanere delusa e spero non si tronchi bruscamente perchè non ho gli altri tre volumi di questa saga... che sono scritti da altre due autrici... il che non è che mi sconfinferi molto, ma mi adatterò.

venerdì 29 maggio 2020

Il Sognatore di Laini Taylor

Ero rimasta così tanto contenta de La Chimera di Praga che appena è uscito un nuovo libro di Laini Taylor l'ho subito preso, anche se poi è rimasto in libreria per un sacco di tempo. Ora mi pento di non aver preso il secondo appena lo avevo adocchiato in libreria! Avrei attaccato subito con la lettura perchè con un finale così non si può che desiderare di andare subito avanti per sapere come andrà a finire, ma andiamo per gradi...


Trama:

È il sogno a scegliere il sognatore, e non il contrario: Lazlo Strange ne è sicuro, ma è anche assolutamente.certo che il suo sogno sia destinato a non avverarsi mai. Orfano, allevato da monaci austeri che hanno cercato in tutti i modi di estirpare dalla sua mente il germe della fantasia, il piccolo Lazlo sembra destinato a un'esistenza anonima. Eppure il bambino rimane affascinato dai racconti confusi di un monaco anziano, racconti che parlano della città perduta di Pianto, caduta nell'oblio da duecento anni: ma quale evento inimmaginabile e terribile ha cancellato questo luogo mitico dalla memoria del mondo? I segreti della città leggendaria si trasformano per Lazlo in un'ossessione. Una volta diventato bibliotecario, il ragazzo alimenterà la sua sete di conoscenza con le storie contenute nei libri dimenticati della Grande Biblioteca, pur sapendo che il suo sogno più grande, ossia vedere la misteriosa Pianto con i propri occhi, rimarrà irrealizzato. Ma quando un eroe straniero, chiamato il Massacratore degli Dèi, e la sua delegazione di guerrieri si presentano alla biblioteca, per Strange il Sognatore si delinea l'opportunità di vivere un'avventura dalle premesse straordinarie.
 
Rileggendo la trama, so che avrei comprato questo libro anche se non fosse stato di un'autrice che mi aveva già catturata per il suo modo di raccontare storie.
Venivo da uno stile di scrittura molto diverso, più concreto e diretto, mentre Laini Taylor si sofferma in dettagli, sensazioni, immagini che richiamano emozioni e particolari frivoli, ma affascinanti. Forse anche per questo l'impatto iniziale con questo libro è stato particolare e mi ha lasciato perplessa, con l'idea di non aver capito nulla di ciò che stavo leggendo, ma proprio per capire sono andata avanti e alla fine il voler capire e conoscere è proprio ciò che porta avanti Lazlo e noi con lui fino a che i punti di vista della storia divengono due, ben distinti e distanti.
La cosa che colpisce è la naturalezza con cui viene presentato un dettaglio che rende ogni essere di questo mondo decisamente diverso da noi: la presenza di due cuori. Uno è come il nostro, un muscolo che pompa sangue nel corpo, ma l'altro spinge nelle vene lo spirito, una sostanza incolore che però è essenziale per dare a un corpo non solo la vita, ma quel qualcosa che ci rende, forse, davvero vivi.

Lazlo lo conosciamo che è un bambino in un orfanotrofio in un'atmosfera così grigia che non si può non ammirare la forza con cui questo bambino sogna un mondo immaginario frutto di racconti, un mondo il cui nome, all'improvviso, viene dimenticato e trasformato in Pianto. Così, da un momento all'altro: tutte le menti del mondo non conoscono più il nome vero, ma solo Pianto e Pianto è per tutti... ma non per Lazlo che sente quel cambiamento, lo percepisce e cerca in tutti i modi di aggrapparsi a un ricordo precedente che inesorabilmente svanisce. Quale potere può cancellare dal mondo un nome da ogni mente? E così Lazlo si aggrappa al suo sogno di scoprirlo, di capire Pianto, la sua cultura, i suoi misteri e come si possa cambiare nome a una città a quel modo.

*** POSSIBILI SPOILER ***

E Lazlo ci riesce. Dapprima solo come studioso immerso tra libri a cui nessuno dà più peso, relegati a miti, leggenda, folklore, eppure Lazlo vi vede qualcosa. Lazlo è un animo buono, così buono che di quel folklore fa la fortuna di un altro personaggio contorto, l'Alchimista Thyon Nero, il primo che riesce nell'impresa che tutti gli Alchimisti hanno sempre bramato: creare l'oro. E ci riesce proprio grazie alla bontà di un giovane Lazlo che da quel gesto non ha ricavato nulla, nemmeno un briciolo di gratitudine, eppure il destino terrà vicini i due anche quando Pianto si rivela reale e tutte le leggende si materializzano un bel giorno davanti agli occhi di Lazlo, Thyon e molti altri.
Già qui si ha quella sensazione di gioia nel vedere realizzarsi un sogno, la forza della perseveranza appagata dal poter dire: avevo ragione. Ma Lazlo quasi se la vede portar via ed è in quel momento di disperazione che trova la forza di inseguire il suo sogno. Sarà forse il meno utile, il più banale fra tutti, ma proprio la sua sincerità, il suo sogno, il suo desiderio, lo rendono speciale e in lui vede quel che basta Eril-Fain che lo porta con sé in una particolare ricerca e poi fino a Pianto per risolvere un enorme problema.
E qui, dopo un deserto inclemente e bruciante, tutto quanto si può racchiudere nella parola blu. Blu come il misterioso mesarzio, un metallo alieno o divino che nulla riesce a scalfire e blu, come la pelle dei Mesarthim, Dei e oppressori di quel popolo liberato grazie proprio a Eril-Fain e a un bagno di sangue. Eppure, da quel massacro, qualcuno si è salvato, qualcuno che non ha il potere distruttivo dei genitori, ma che ne ricalca l'aspetto e solo questo basta. Basterebbe a tutti, ma non a Lazlo che trova il tutto affascinante.
Ed è qui che i due punti di vista si toccano nel mondo dei sogni di Lazlo, dove tutto può accadere, dove una dei sopravvissuti al massacro entra e viene vista. Da Lazlo e solo da Lazlo. Sarai, una Mesarthim, figlia della temibile Isagol. Chiamata Musa degli Incubi per il compito a cui si era dedicata suo malgrado negli anni dopo il massacro, rimane incantata da Lazlo e dai suoi sogni e quando Lazlo stesso capisce che Sarai è reale, comincia un'avventura fatta di sogni e tenerezza che fa desiderare il sonno più della veglia.
E quando la dolcezza e la speranza si fanno largo nel cuore del lettore, ecco che tutto si ribalta di colpo, che nel giro di pochi attimi tutto cambia, inesorabilmente, per Lazlo, per Sarai, per Pianto e per chiunque. E poi? E poi serve il secondo libro, mannaggia!

*** FINE SPOILER ***

Come mi era già successo nella precedente trilogia dell'autrice, è inevitabile finire per essere coinvolta nella storia, nei sentimenti e quando, alle ultime pagine, cominci a esserne quasi sopraffatta, ecco che rotoli veloce alla fine e... e quel libro che ne segue non ce l'hai! Lo recupererò quanto prima, ma nel mentre ancora mi crogiolo nella tenerezza, nella dolcezza e nella rabbia che alcuni personaggi mi lasciano e che so già ritroverò nel secondo volume. (Minya, così per dirne uno...) E temo che potrà solo aumentare.
Per una sognatrice come me, tutto questo è bellissimo. La forza che si ha nel perseguire i propri sogni, nel perseverare nonostante tutto, è magia. Dopo aver letto il libro, quasi mi sento in colpa per aver messo da parte il mio, mi sento in colpa verso i personaggi a cui non ho dato un epilogo su carta e ammetto che ne ho ricevuto ispirazione, quasi una spinta.
Vorrei essere come Lazlo e per Lazlo voglio il secondo libro, devo sapere come va a finire!

venerdì 3 aprile 2020

The Fate of the Tearling di Erika Johansen

Salve, salve a tutti. No, non sono morta... che suona abbastanza brutto di questi tempi, ma tant'è. No, non è stata la quarantena a farmi riprendere a leggere dato che io vivo in casa praticamente sempre. Diciamo che nell'ultimo anno e anche più, non sono riuscita a scrivere, leggere o a concentrarmi su molto altro. Colpa della mia salute mentale e fisica che mi ha portato anche a dover abbandonare un lavoro che mi piaceva, ma che ci vogliamo fare? La vita va così.
In compenso nell'ultimo mese sono riuscita a tornare a leggere e finire una trilogia che mi aveva coinvolta fin da subito e di cui mancherà la recensione del secondo libro, ma trarremo le somme qui con questo finale che, nelle ultime pagine, un po' te lo senti e un po' speri che non sia così. Ma la cosa bella è che è un finale che non lascia nulla di sospeso o di aperto. La trilogia finisce e finisce con un bel punto.


La cosa che sicuramente mi ha agevolata nel riprendere la lettura è la scorrevolezza che caratterizza tutta la saga. Una trilogia che ho amato molto e di cui si parlava anche di fare un film; pareva che la Warner ne avesse preso i diritti scegliendo Emma Watson come attrice per il ruolo di Kelsea, ma non se n'è saputo più nulla e la cosa è finita nel dimenticatoio. Poco male in sé, mentre dall'altro lato anziché vedere remake, sequel e prequel di cui nessuno sentiva il bisogno, attingere a dei bei romanzi potrebbe portare qualcosa in più per gli amanti del genere fantasy, ma ahimè anche la mia adorata Chimera di Praga è un progetto abbandonato e di cui non s'è sentito più nulla.
Tornando a noi, il titolo di Fato del Tearling è quantomai azzeccato in quanto le decisioni e le azioni della giovane regina Kelsea smuoveranno le sorti di tutto il suo regno e non solo. Nel finale vediamo da vicino la famigerata Regina Rossa e il Mortmesne, mentre il Cadare rimare per lo più una regione nominata ma di cui non si sa molto di più (e nemmeno se ne sente il bisogno).

Trama:
In meno di un anno Kelsea Glynn, dall'adolescente impacciata che era, è diventata una sovrana sicura di sé. Mentre maturava nel suo ruolo di regina del Tearling, questa giovane testarda e lungimirante ha trasformato il regno intero. Nel suo tentativo di eliminare corruzione e vessazioni e riportare giustizia si è fatta numerosi nemici, in patria e nei territori confinanti: il più terribile di tutti è la Regina Rossa, che non si è fatta scrupolo di rivolgere il suo esercito contro il Tearling. Per proteggere la sua gente da un'invasione devastante, Kelsea ha compiuto una scelta incredibile: si è consegnata coi suoi zaffiri magici al nemico, lasciando il trono a Mazza Chiodata, fidato comandante della sua guardia personale, cui ha affidato il ruolo di reggente. Questi, però, non ha alcuna intenzione di arrendersi fino a quando non sarà riuscito a salvare coi suoi uomini la regina, ora prigioniera nel Mortmesne. Qui inizia il capitolo finale, nel quale il destino della regina Kelsea e dell'intero Tearling saranno finalmente rivelati!
La cosa bella di tutta questa trilogia è l'alternarsi dei tempi, dei mondi, del presente e del passato, di visioni del futuro il tutto miscelato bene e senza creare confusione ma, anzi, una grande curiosità nell'attesa che i punti si congiungano per capire, dissipare la nebbia e delineare i contorni e i perchè dei personaggi. I "cattivi" si muovono bene e si ha modo di capirli, assimilarli lentamente e anche comprendere le loro azioni, seppur si sia liberi di appoggiarle o meno. Kelsea stessa agisce spesso d'impulso e d'istinto perchè, per quanto sia la protagonista, la regina, non è una classica eroina senza macchia e senza paura. E' umana nelle sue debolezze e nelle sue forze e cresce, vacilla, si pente e impara dal passato, capisce via via la forza che ha acquisito e la sua origine, nonché il prezzo che le richiede e ciò che quegli zaffiri significano, da dove vengono.

Ho sempre avuto un misto di attesa e timore nell'arrivare alla fine di una storia, perchè hai sempre paura di trovare ad attenderti una delusione. Da una parte sai che dovrai abbandonare quel mondo e quei personaggi, ma l'idea di farlo con insoddisfazione, delusione o magari rabbia, non è mai piacevole, però capita. A volte è questione di gusti, a volte si percepisce una mancanza di cura o l'incapacità di chiudere tutti i punti aperti dalla trama. A volte si sente l'esigenza di approfondire, di avere risposta a dei perchè e la cosa che più mi ha stupita di questa trilogia è che si chiude tutto.
E' un finale agrodolce, guadagnato a caro prezzo, di cui si ha il sentore verso la fine, come dicevo, eppure quelle ultime pagine le leggi di corsa, quasi sperassi in un punta di dolcezza che sai che non ci sarà perchè il Tearling è così, crudo e diretto, e questo è il miglior finale che poteva avere in onore anche del perchè e del come era stato fondato da William Tear dopo il Passaggio.
E anche sul personaggio di William Tear si scopre tanto, un cambiamento netto rispetto alle prime impressioni, agli occhi di un'ingenua Lily per poi vederlo con altri occhi e vedere l'uomo sotto l'eroe del Passaggio, quell'uomo misterioso e quasi santo.

Potrebbe far storcere il naso a qualcuno l'impronta che si dà alla chiesa di Dio in questi romanzi, ma si tratta di un fantasy e come tale andrebbe preso. Nella storia, la chiesa ha avuto sempre un'influenza marcata e non sempre pulita e giusta e qui non fa eccezione. Nuova Londra è un crogiolo di ogni tipo di peccato, specie nel Gut, nel Nido, e non ci si fa scrupoli a portare alla luce le debolezze dell'uomo e della carne in tutte le sue sfaccettature. E a me piace che ci sia quest'umanità di fondo perchè l'essere umano non è perfetto e ogni mondo ha le sue ombre.
Sono cose che possono o meno piacere e che quindi influenzano il giudizio di un lettore e sono il motivo per cui a me questa trilogia è piaciuta davvero molto.

Ora, se la concentrazione mi accompagnerà, spero di continuare a leggere perchè ne sentivo la mancanza e la frustrazione di non riuscirci mi stava logorando. Dita incrociate!