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martedì 21 giugno 2016

Recensire

Ultimamente recensire è una cosa che fanno in tanti. Un tempo, magari, il recensore, quello “serio”, era quello che scriveva articoli su giornali e riviste; nel mio caso, più che di libri, leggevo recensioni di videogiochi e componentistica per computer. Con il primo computer che ho avuto il mondo si è un po’ allargato, ma poi mica tanto… il web era un po’ desertico (specie rispetto ad oggi) e il passaparola funzionava ancora come primo veicolo d’informazione e tutti eravamo un po’ pionieri quando sceglievamo quel libro piuttosto dell’altro o quella marca di televisore piuttosto di un’altra. Ed essere pionieri faceva anche un po’ figo, diciamocelo.

Le prime “recensioni” che son stata tenuta a fare son state su eBay, dove il feedback è obbligatorio, dove da subito ho bazzicato, comprando e vendendo, ma il metodo delle stelline (adesso ci metton pure la didascalia per spiegarti cosa significano) è sempre molto soggettivo. La scala di 5 stelle che si trova ovunque, non è uno specchio molto affidabile per certe cose. Dipende sempre dal metro di giudizio di chi compra e dalle aspettative che ha su quel prodotto. Le mie tre stelle non valgono quando le tre stelle di altri, probabilmente. Ed ecco che, allora, la recensione scritta, il commento, il parere, diventano la parte essenziale per capire, valutare e accettare o meno il voto di quell'utente.

Con accettare, badiamo bene, non intendo che si è autorizzati a scatenare una guerra a colpi di tastiera, dico solo che leggendo un commento si potrebbe pensare che quella motivazione a tre stelle, per te sarebbe la motivazione per quattro o magari per due. Quindi sorvoli sulle stelline e ti concentri sul commento vero e proprio (e te ne devi fregare però della media delle stelle, perchè sennò vorresti rivedere le stelle di tutti).

La recensione, oggi, la scrive chiunque, dall'esperto a quello meno esperto. Ci sono dei veri e propri maniaci della recensione che recensiscono o videorecensiscono qualsiasi cosa, dallo smartphone allo spazzolino da denti piuttosto che il pacco di pasta, ma… e questo è un grande ma: quanto sono affidabili le recensioni?

Partiamo dalla base. Noi tutti valutiamo ogni cosa in base alle esperienze, al bagaglio di conoscenze che abbiamo. Se io ho letto 10 libri ne saprò meno di uno che ne ha letti 100 e quindi quest’ultimo valuterà con un’esperienza maggiore il romanzo appena comprato. Mettiamo caso, però, che quest’ultimo sia un fantasy e lui abbia alle spalle, in quei 100 libri, solo un altro fantasy mentre i miei 10 lo sono tutti. A questo punto dovrei essere io ad avere una maggiore esperienza, almeno sul genere, no? Può darsi.
Bene, ma tutto ciò nessuno lo sa. Una persona che scrive recensioni non ha un curriculum dietro che ti dice chi sia, cosa abbia fatto e le sue esperienze; non sempre, almeno.

Ma questa è solo la partenza; potrebbe essere anche l’arrivo in un mondo ideale… ma siamo umani, siamo persone e quindi essere oggettivi e tecnici non è una cosa così semplice. Ci posiamo provare con le migliori intenzioni (ma penso ci sia qualcuno che nemmeno si pone il problema), ma non è detto che ci riusciamo.
Le aspettative che avevamo ci influenzano. Il commento generale potrebbe influenzarci. Il motivo dell’acquisto, di come si è entrati a contatto col prodotto influenzeranno la nostra testolina mentre facciamo conoscenza con l’ambito oggetto del nostro interesse.

In tutto ciò, tornando ai nostri libri, c’è di mezzo anche il gusto personale ed è per questo che nessuna recensione può essere assolutamente vera o meno, affidabile o farlocca: non a tutti piace la stessa cosa. Certo, ovviamente parliamo di quella parte di recensione che riguarda la trama, i personaggi, il contenuto insomma; se i difetti riscontrati interessano cose come la grammatica… beh, a te potrà pur piacere quel senso di caos e imprevidibilità dato dall'assenza di una punteggiatura messa in maniera decente, ma ci sono delle regole che dicono che hai sbagliato. Se ne sei cosciente e lo hai fatto ugualmente, allora sarai pronto a ricevere piogge di critiche in attesa del genio del caos che capirà il tuo guizzo artistico, ma sarà uno su 1000. In caso non sia così, l’umiltà è la via migliore: sbagliando s’impara.

Ma a ‘sto giro non scrivo queste due (mille) righe per lo scrittore piccato che risponde male all'ennesima recensione che critica il suo “stile”. Stavolta son qui che ragiono stando dall'altra parte perchè, senza la voglia di chiamarmi recensore, anche io scrivo il mio parere sui libri che leggo, ultimamente con più ordine e attenzione di un tempo.
Ogni volta per me non è facile, vorrei sempre leggere libri bellissimi, che mi prendano e mi entusiasmino e non è forse cercando questo che li leggiamo? Certo, ci sono anche recensori che leggono libri che non hanno scelto ma che hanno ricevuto, cosa che potrebbe influire, garantendo una parità generale. Non hanno scelto quel libro spendendo soldi, non conoscono chi glielo manda, per cui partono da un livello neutro che può, magari, garantire l’assenza di cadute drammatiche, baratri di delusione senza fondo. Se parti da aspettative 0, magari finisci a -5 con una smorfia, ma se parti da 5, carico e fogato come un bambino col suo primo pony videogioco, la delusione potrebbe farti percepire quella ricaduta di 5 come un -8 piuttosto che come uno 0.

E poi c’è una delle cose più difficili: conosci l’autore. Come dire in faccia a tale persona che ti ha parlato così tanto e bene del suo lavoro che a te tutto quell'entusiasmo, attraverso le pagine, proprio non è arrivato? Vale anche quando devi dire a un’amica che è truccata come fosse uscita dal ring o che il suo micro top più che le tette le esalta la panza… ci vuole tatto.

Tatto.

Tatto… come suona arcaica questa parola, con quest’aura mistica.

Ecco ciò che chi scrive il suo parere spesso dimentica: il tatto. Nella tua testa puoi esserti detto mille volte che quel libro è uno schifo, una merda, maledicendo il giorno che l’hai preso, l’amico che te l’ha consigliato, il manifesto pubblicitario, la copertina ingannevole, la standista che te lo ha presentato come il capolavoro del secolo… ma quando vai a scrivere pubblicamente cosa ne pensi, fermati un attimo a riflettere. Innanzi tutto, una critica scritta con calma e moderazione sa essere più efficace di due righe offensive. Non servono all'eventuale autore che le leggerà e sicuramente non ti daranno credito in quanto a serietà.

Soprattutto, la critica va argomentata. Dire che fa schifo non serve proprio a nulla. La tua stellina con scritto “solo perchè non posso dare 0″ influenzerà la media del prodotto, ovviamente, e qualcuno la riterrà un deterrente sufficiente, ma più che un recensore, sei un boicottatore e qualcuno con un po’ più di esperienza potrebbe non considerarti proprio.
Le stelline non argomentate, purtroppo, restano un grande mistero irrisolto: perchè ha messo quelle stelline? Cosa è o non è piaciuto? Boh, vai a saperlo… Ma anche in caso di un commento del tipo “Fantastico” o “Fa schifo” il dubbio resta… e dà credito alle male lingue super diffuse, ovvero: si è comprato le recensioni, nel primo caso, e haters nel secondo.
Poi magari questi le motivazioni ce le avevano anche, ma se non vengono scritte…

Tutto sto blaterare per cosa, quindi? Per dire che sì, fate bene a scrivere cosa ne pensate, aiuterete altri possibili acquirenti nella scelta e terrete anche un promemoria delle vostre esperienze e sensazioni, ma fatelo con criterio. Non recensite tanto per, piuttosto non fatelo. Se lo fate, riflettete attentamente su quello che scrivete e sul come lo fate. Un recensore bravo viene apprezzato anche quando non elogia un prodotto, dalla sua recensione si capisce che c’è un motivo preciso alla sua valutazione e, tornando al campo che mi “compete”, l’autore potrà imparare qualcosa, riflettere su ciò che ha scritto e migliorare, sperando magari, poi, di convincere col suo nuovo lavoro proprio quel recensore che a primo colpo lo aveva bocciato.

Concludendo in ambito libri, ricordatevi che, nella maggior parte dei casi (mi piacerebbe pensare che è la totalità ma, ahimè, so che non è così) uno scrittore e ancor prima un lettore come voi e che ha provato a scrivere per dire la sua, rendere partecipi altri come lui di un mondo, di un’esperienza. Quando giudicate un lavoro, tenete conto della persona che c’è dietro. Non sentitevi obbligati a dire che vi piace quello che ha fatto, è sbagliato. Siate onesti, ma con tatto. C’è modo e modo per dire le cose, qualsiasi sia la situazione, e un po’ di cortesia ed educazione sono sicuramente aiutanti ideali e non solo per scrivere recensioni, ma per stare al mondo e avere a che fare col prossimo.
Mettete comunque in conto che potrete imbattervi nello scrittore orgoglioso all'ennesima potenza che non accetterà nessuna critica, nemmeno la più concreta ed oggettiva… A quel punto non state a far polemica: c’è differenza tra essere orgogliosi e orgoglioni (orgogliosi+coglioni dalle mie parti) e i secondi vanno lasciati nel loro brodo. Inutile dargli spago: il loro lavoro non vi è piaciuto e glielo avete detto, se penseranno che siete voi a non capirli, ben venga. Dal canto vostro potrete non acquistare altro e loro avranno perso un lettore e un recensore sincero.

Augurandovi una buona giornata, vi consiglio di leggere sempre. Un libro sul comodino, in borsa, in tasca è sempre una buona compagnia e chi lo ha scritto, magari, sta aspettando proprio il vostro parere ^^
Periodo del piffero, leggo a fatica e a rilento, complice una stanchezza senza pari, il trasloco della mamma, le mille informazioni contrastanti che mi han dato prima di riuscire a fare sto benedetto vaccino per la varicella! Che sembrava avessi 60 giorni di quarantena e poi no… boh, vabbeh… ogni tanto più che informazioni contrastanti, qua c’è proprio un gran casino… meglio non soffermarcisi troppo e il dubbio di sopravvivere verrebbe a chiunque. Insomma: se tutto va bene, a settembre proverò la nuova cura per bocca e ciao interferone, che ultimamente non sopporto proprio più…

A parte questo, sto approntando la panchina per il mio personaggio live, ora come ora non ce la faccio a reggere il ritmo di gioco e trovarmi a sedere da una parte senza poter giocare come vorrei mi dà più fastidio che altro, quindi se devo andare a giocare per tornare a casa amareggiata e frustrata, piuttosto mi do lo stop. Se poi la situazione migliorerà vedremo…

Nel frattempo sto cercando di scrivere. Voglio dire, ho in sospeso una mole di roba impressionante, almeno una riuscirò a finirla? Pagherei per riuscire a concentrarmi e scrivere come un tempo, ma tutti i casini che ho intorno mi deconcentrano. Vorrei tanto una settimana in Trentino per farmi due passi e piazzarmi al fresco da qualche parte senza fare nulla, rilassandomi e basta, cercando di svuotare la testa. Certo, il meteo (anche ci fossero i soldi) non aiuta questi miei progetti di relax… non dico di volere il caldo e un sole spaccapietre, anche perchè la mia allergia al sole è peggiorata e mi riempio di bolle in due secondi, ma nemmeno puoi cercarti un angolino di pace sotto la pioggia…

Si sta schiarendo giusto adesso, ma è salita su un’afa che moriremo tutti se non passa un po’ >.< però dai… abbiamo risparmiato un po’ d’acqua per annaffiare le piantine. In compenso abbiamo un’esplosione di fragoline di bosco X’’’D immortali… le abbiamo tagliate già due volte col tosaerba per ridimensionare la loro espansione, le calpestiamo, ma nulla! Quelle se ne stanno lì, rigogliose e cariche di fiori e frutti. Arriva un profumino buonissimo dalla finestra… fosse altrettanto collaborativo il prato! Maledetto prato… nasce di tutto tranne l’erba che seminiamo.
Appena riesco a capire dove passano i tubi (e appena abbiamo soldi) voglio fare un bel laghetto con qualche carpa koi. Mi manca l’acquario, è innegabile, ma in casa non saprei proprio dove metterlo… quindi passo a qualcosa di più grande ma che si basa sempre sull’equilibrio di un piccolo mondo.

Ah, anno prossimo io e il broccolo ci sposiamo. Niente chiesa, tema fantasy e conto di avere ben poca gente. Parenti ormai ne ho pochi, amici di più e tutti avvezzi a questo mondo… quindi sarà una festa con dentro un matrimonio. Conto di fare molte cose io personalmente, a partire dagli abiti. Non tanto per risparmiare in soldi, ma perchè mi va così… se mi sono fatta un pensiero fisso negli ultimi anni, da quando ho iniziato a scucicchiare, è che mi sarei fatta l’abito da sposa… che poi alla fine sarà un costume fantasy, perchè a me un abito tutto bianco proprio non piace, quindi chissene. Non sarà nero, ma nemmeno bianco.

Però prima, entro settembre, devo sfornare due abiti steampunk per le nozze d’ottone di una mia cara amica e devo ancora decidere cosa voglio… troppe scelte, troppe possibilità. magari questo sabato vado a fare un giro tra le stoffe e mi faccio ispirare.

E niente… adesso riprovo di nuovo a scrivere qualcosa anche se oggi è proprio una giornataccia. Mi sa che vaccino e interferone non vanno molto d’accordo, ma mi han detto che non ci son problemi e quindi… si sopporta, come sempre…

Hania - Il Cavaliere di Luce

Giustamente, dopo il prequel ho attaccato subito il primo libro della trilogia. Devo dire che effettivamente fa assai comodo aver letto il prequel perchè molte delle spiegazioni del regno sono lì mentre qui si parte quasi subito in direttissima per la storia di Hania, agganciandosi direttamente al finale del librettino precedente che ci aveva lasciati ai piani dell’Oscuro signore che qua si concretizzano come ci si aspettava, dando vita alla piccola Hania.


Trama:
L’Oscuro Signore decide di dannare l'umanità e sceglie Haxen per dare alla luce la sua creatura. Per far sopravvivere la figlia Hania, Haxen è costretta a fuggire lontano, nel deserto.
La sua bambina, infatti, è una creatura straordinariamente intelligente e con capacità fuori dal comune, ma pur sempre una figlia del demonio. Per questo motivo le due sono braccate da inseguitori che vogliono la morte della figlia dell’Oscuro Signore.
Dalla loro parte c’è Dartred, un valoroso guerriero da sempre innamorato della principessa.
Riusciranno il coraggio di Haxen e il valore di Dartred a tenere testa a chi vuole la morte di Hania e all’Oscuro Signore?
Diciamo che questa trama, presa direttamente dal sito della Giunti, non è proprio un granché. Il succo è questo, ma non è che Haxen viene inseguita e braccata tanto per Hania, quanto più perchè è un bel po’ sprovveduta e il mondo non è buono e giusto come lei vorrebbe che fosse. Certo, lo impara a sue spese e più si spinge a sud, più aprirà gli occhi sulla realtà.

Per fortuna ha dalla sua parte Hania che cresce più velocemente di un bambino normale, tanto che a un anno ne dimostra tre. E’ incredibilmente intelligente, ha dentro di sé molte conoscenze e si approccia al mondo in maniera assai più pratica. Purtroppo la sua condizione le rende l’esistenza poco simpatica: tutto ciò che è normale per un bambino, a lei dà una nausea tremenda. La vicinanza con sua madre, il suo latte, le pappette… nulla… e il peggio è che non può parlare in alcun modo, quindi non può spiegarsi. Haxen ci metterà un bel po’ a capire il perchè delle smorfie e del continuo malcontento di sua figlia, scoprendo per caso e non sempre in modo tanto piacevole le sue “particolarità”.

Haxen, fedele al codice d’onore del Cavaliere di Luce di cui sui padre le raccontava le gesta, non può lasciar uccidere la sua piccola, benché figlia dell’Oscuro Signore, ma è una dura prova sfidare la sorte, la fame, la sete con a seguito una bambina così problematica. Deve nascondere lei e se stessa, nessuno deve riconoscerla come principessa e tanto meno deve vedere il marchio sul polso sinistro di Hania, inequivocabile simbolo del suo essere e che la condannerebbe immediatamente a morte.

Dartred, menzionato anche in sinossi (quindi non faccio spoiler) era palesemente destinato a tornare per chi aveva letto il prequel, ma arriva molto avanti nella storia, salvando Haxen e Hania dall'ennesimo sfortunato incontro. Il suo arrivo è causa per Haxen di nuovi tormenti, continuamente giudicata per un comportamento che non può giustificare senza rivelare la verità e, per quanto come detto in trama ci sia di mezzo un tenero sentimento (non così ovvio e aperto come ci si potrebbe immaginare), lei non rivela nemmeno al coraggioso guerriero la verità su Hania, lasciandogli credere quello che preferisce.

La conclusione di questo primo libro era prevedibile, ma non in senso negativo. Sin da subito si può immaginare come andrà a finire, specie leggendo i pensieri di Hania che sopporta Haxen solo perchè ne ha bisogno in attesa di incontrare suo padre. La cosa che mi incuriosisce è cosa aspettarsi dai successivi due libri a questo punto.
Ci sono molte cose in sospeso, ma mi chiedo: Hania arriverà al terzo libro come ragazza grande? Potrebbe quasi arrivare ad essere coetanea di sua madre… sarebbe sicuramente una cosa piuttosto particolare.

In tutto il libro ho apprezzato come sempre lo stile della scrittrice, schietto e diretto, che non si fa remore nel tratteggiare questa bambina inquietante e i suoi pensieri astiosi e sprezzanti e la cosa che più mi fa sperare che i successivi libri non scadano nel banale è che, nonostante tutto, Hania resta quello che è: una bambina straordinariamente potente che non ha nulla a che vedere con gli ideali della madre e che rielabora le storie del Cavaliere di Luce interpretandole in modo diverso rispetto ad Haxen che pare più un paladino, mentre Hania si avvia sulla strada del giustiziere, badando bene a fare distinzione con un vendicatore.
Hania non conosce molti dei sentimenti che combattono nell'animo di Haxen, quindi per lei uccidere non ha lo stesso significato, la stessa vita non è vista nel medesimo modo. Nonostante si possa dire che Hania da suo padre abbia preso molto, non si può non apprezzarla per i suoi ragionamenti che, spesso, non fanno una piega in quanto a logica. Priva di vincoli etici, sicuramente risulta più intelligente di sua madre che, uscita dal bozzolo della vita di palazzo, fa scelte piuttosto ingenue…

In definitiva l’ho trovato un libro molto piacevole, si legge in pochissimo tempo e direi che è adatto anche a un pubblico adulto. Ora aspetterò il seguito con una certa curiosità, sperando che i cambiamenti, se devono esserci (e presumo ci saranno) siano naturali e non forzati, mantenendo l’animo originario del personaggio (Hania in particolare).

Ora torno a leggere storie animalose poi vedrò se leggere un libro che mi è stato regalato da non so chi, o se dedicarmi alle letture S.E.U. che ormai ne ho un bel po’ x3

Hania - Il Regno delle Tigri Bianche

Eravamo andati a fare un giro al Toys Center così, tanto per vedere cosa c’era, perchè noi siamo ancora dei bambini ed avere amici con figli piccoli ci sembra una buona giustificazione per intensificare i giri nei reparti per l’infanzia XD
Passando tra i libri, uggiolando con occhioni lucidi davanti ai libri illustrati e ai classici, troviamo Hania. In realtà non c’era solo questo, che è il prequel, ma era già uscito anche il primo libro della trilogia. Ero restia a spendere soldi per dei libri contando quanti ne ho da leggere e che spesso mi rinfacciano queste spese, così avevo deciso di ignorarli anche se la De Mari è stata una piacevolissima scoperta leggendo Io mi chiamo Yorsh.
Mi volto e tiro dritto. Poco dopo mi affianca il mio compagno tutto gongolante con non solo il prequel in mano, ma anche il libro!


Trama:
Prequel di Hania, la trilogia di libri fantasy per ragazzi, Il Regno delle tigri bianche ci riporta a 20 anni prima delle vicende de Il Cavaliere della Luce.
Il regno delle Sette Cime è piccolo, ma dispone di due ricchezze particolari: le tigri bianche e le querce nere. È circondato da nemici brutali, ma il buono e valoroso re Harin lo ha sempre difeso con intelligenza e coraggio.
L’unico pericolo per il regno sembra essere la mancanza di eredi, finché non nasce la piccola Haxen. Quando la principessa raggiunge i sette anni, Dartred, figlio del fabbro di corte, diviene il suo scudiero e l’aiuta ad allenarsi con la spada.
La vita nel regno sembra calma e piena di luce, ma qualcosa di terribile si sta preparando… Improvvisamente l’amatissimo re Harin resta ucciso in uno strano incidente di caccia.
Il regno, come Haxen, resta orfano. Si tratta di un disegno dell’Oscuro Signore? O sono solo superstizioni?
La trama spiega l’intero contenuto di questo breve libretto che si legge in un soffio. Lo stile di questa autrice mi ha colpito da subito, molto semplice e diretto, schietto. Forse in alcuni punti certe frasi sono molto lunghe e tanto virgolate, ma notavo che non è avvezza all'uso del punto e virgola. Nonostante il mio dubbio, ritengo che comunque forse sia una scelta ponderata per dare una determinata cadenza, come di qualcuno che aggiunge particolari via via che gli vengono in mente.

Viene descritto il regno nel suo complesso, la situazione politica, la sua storia e le sue peculiarità. La storia viene vista dal punto di Dartred e si conoscono personaggi che paiono destinati ad avere un certo rilievo nel tempo. Hania compare in questo libro? Ni. Il nome Hania sì, una volta, ed è una bambola, ma per il resto questo prequel è uno sguardo ampio a un mondo vasto antecedente alla situazione della trilogia.

Ritengo che sia una spesa utile da fare, conveniente e decisamente valida, sia perchè è comunque una piacevole lettura, sia perchè è un valido supporto di conoscenza per la lettura del primo romanzo della saga che parte con un’Haxen molto più grande e non viene nuovamente spiegato il mondo o il contesto del regno. Penso che sia stato voluto e pensato, dando un senso al prequel pubblicato come apripista per il romanzo, evitando ripetizioni che avrebbero solo allungato il primo volume della trilogia.

In definitiva questo piccolo libro letto in un attimo è stato molto piacevole e mi ha lanciata subito verso il primo volume della saga che sto trovando interessante, particolare e credo che a breve lo finirò! Se non avete mai letto nulla della De Mari e volete sperimentare il suo stile narrativo, questa potrebbe essere l’occasione perfetta: se non vi piacerà, avrete speso solo due euro!

Cleo

Dopo il parto di Lupo Solitario avevo bisogno di qualcosa di leggero e così ho staccato dal fantasy per dedicarmi a storie a quattro zampe. Avevo giusto in attesa qualche libro micioso arrivato per posta grazie a un’amica. Così è toccato a Cleo, di cui ovviamente la copertina, come sempre, non c’entra molto dato che quando arriva a casa questa gattina è tutt'altro che bella


Trama:
«Li guardiamo e basta» ripete Helen a Sam, suo figlio, per la centesima volta dal mattino. Lei e suo marito non sono tipi da gatto. Il fatto che stiano andando a vederne una cucciolata non vuol dire niente. Ma il ritornello si inceppa di fronte al colpo di fulmine tra il bambino e quel batuffolo di pelo nero: tra due mesi Cleo arriverà a casa loro.
Pochi giorni dopo, però, tutto va in frantumi. Mentre si lancia a soccorrere un uccellino ferito, Sam viene investito da un’auto sotto gli occhi del fratellino Rob. La famiglia si cristallizza su quell'istante. Dopo, nulla più conta, figurarsi una gattina che doveva essere il regalo di compleanno di Sam. Quel gatto viene da un altro mondo, un mondo che non esiste più, e non ha senso che resti.
Helen sta per rimandarla indietro, ma è proprio allora che lo vede. Vede suo figlio Rob sorridere, per la prima volta dal giorno dell’incidente.
E se Cleo fosse un dono lasciato da Sam?
Con il passo vacillante, il pelo gonfio, la coda a radar e un caratterino di tutto rispetto, nel giro di poche ore Cleo trasforma la casa in un territorio di caccia, dispensando guai, tenerezza e buonumore a non finire. E a colpi di fusa lenisce a poco a poco le ferite. La sua saggezza antica protegge per anni tutta la famiglia, accompagnandola nei molti cambiamenti che la aspettano. Perché da vera gatta sciamana sa che anche dietro l’angolo più buio può brillare la felicità.
Mi aspettavo un libro maggiormente dedicato a Cleo, mentre in realtà questa micia è solo il filo conduttore che unisce la famiglia di Helen nel tempo, un membro a quattro zampe che arriva in un momento di grande dolore e risolleva e accompagna i suoi umani per moltissimi anni, più di quanto ci si potrebbe aspettare da un gatto.

Il libro gira attorno più che altro agli eventi che toccano la scrittrice, tanto che alla sterilizzazione di Cleo viene dedicato mezzo rigo per caso, evento tirato in ballo all'improvviso, tanto che infatti mi stavo chiedendo come Cleo uscisse sempre senza avere avventure amorose…

In realtà la cosa che più mi ha dato difficoltà è lo scorrere del tempo durante la storia. In certi momenti scorre lento, giorno per giorno, poi ci sono salti di anni e il lettore (o per lo meno io) si perde fino a quando non viene detto “erano passati cinque anni”. I salti sono improvvisi, discontinui e alla fine Cleo arriva ad avere 23 anni e neanche ti sembra vero…

Senza dubbio questa gatta nata come la più piccola, bruttina e spelacchiata, ha utilizzato al meglio le sue nove vite condensandole in una sola, lunga, dedicata a controllare e guidare i suoi umani, accompagnandoli per tre traslochi, in viaggio, sopportando i bambini, vedendoli crescere.
Cleo è stata una grande gatta e la sua famiglia umana è stata davvero fortunata ad averla con sé.

Il libro si legge bene, è scorrevole anche se, appunto, dipende un po’ cosa ci si aspetta, cosa si apprezza. Io che mi aspettavo un libro dedicato a un gatto ho trovato un libro dedicato a una famiglia, a una donna, alle sue disgrazie e alla sua forza di volontà nel superare i problemi. Non fosse stato per i buchi temporali che ogni tanto mi hanno lasciato la sensazione di vuoto, di lacune su fatti importanti, sull'evolversi delle situazioni, forse lo avrei apprezzato anche di più.

Ho visto che la stessa autrice ha pubblicato un secondo libro per il gatto che è arrivato dopo Cleo, ma non credo che lo prenderò. Però mi fa piacere che un altro gatto sia approdato in questa famiglia di “tipi da cani” che alla fine è stata convertita anche in “tipi da gatti”. Credo poi che molto dipenda anche dai cani, dai gatti e dalle esperienze vissute. Personalmente adoro i miei gattacci anche se spelano tantissimo e combinano un sacco di danni <3

E adesso torno al fantasy inframezzando il cartaceo con vari ebook a cui dedico brevi commenti sul mio sito.

Le Leggende di Lupo Solitario Vol. 1 - L’ultimo dei Ramas

Oddio che parto… no, seriamente: tre mesi e l’ho finito per presa di posizione. Purtroppo questo è uno di quei libri che compri soprattutto per nostalgia, perchè sai cosa è Lupo Solitario, ti ricordi le ore passate su quei librini a giocare e, spinto da questa nostalgia, compri i romanzi per rivivere la storia tutta d’un fiato… ma non è così.

I romanzi sono stati rielaborati, arricchiti, volutamente resi più adulti, col solo risultato di una valanga di dettagli splatter di cui si sarebbe fatto a meno. La trama di questo primo volume è molto semplice alla fin fine e moltissime pagine sono combattimenti su combattimenti che giocati, magari, potevano anche divertirti, rendere il librogame quello che doveva essere, ma in un romanzo rallentano, rallentano, raaaallleeeennnttaaannoooo la trama. E dopo un po’ ti chiedi se sia il caso di saltare qualche pagina per vedere se cambia qualcosa…


Trama:
In seguito al tradimento di uno dei maghi della Confraternita della Stella di Cristallo, le armate dei Signori delle Tenebre varcano i confini dell'ovest massacrando i cavalieri Ramas nel loro Monastero. Un solo uomo si sottrae alla strage: Lupo Silenzioso, che muterà il proprio nome in Lupo Solitario. Quest'ultimo dovrà attraversare le terre infestate dal male per raggiungere la capitale, Holmgard, e rivelare la tremenda minaccia che incombe. Giunto sul posto, verrà incaricato di recuperare la Spada del Sole, l'arma in grado di distruggere i Signori delle Tenebre. Al fianco del giovane si schierano una fanciulla di nome Alyss e il giovane mago Banedon.
Il primo libro mi ha esasperato, anche se riconosco che l’utilità di narrare la creazione di Magnamund esisteva, ma viene fatto in modo frammentario, alternando i punti di vista di altri personaggi con la narrazione della storia. Fatta tutta insieme forse sarebbe risultata pesante, ma almeno non rischiavi di perdere il filo… così invece ogni volta che un sottocapitolo ripartiva con la storia mi sentivo morire. Quando è arrivata alla fine ho tirato un sospiro di sollievo, sicura che il libro sarebbe scivolato via più velocemente.

E invece no. Togliendo quella parte che mi tediava a morte, mi son resa conto che la trama di per sé non offriva molto di eclatante e che i combattimenti erano continui, spesso assai simili, prevedibili e con aggiunte di dettagli raccapriccianti che boh… ok, il libro dietro dice che è stato volutamente riscritto in maniera più adulta, ma non credo che si possa rendere un libro adatto a un range di età più vasto così, anche perchè Lupo Solitario resta il solito ragazzino ingenuo che cresce molto lentamente e segue il suo destino tra mille sfighe, contro i cattivi per salvare il mondo.

E ci sta! Se compri i romanzi per nostalgia, certo non ti aspetti nulla di più del tuo eroe contro i cattivi, anzi… però oltre 500 pagine per cosa? Forse reso più snello anziché appesantirlo sarebbe stata una scelta vincente che avrebbe portato tanti bei ricordi ai fedeli dei librigame e avrebbe magari incuriosito qualche nuovo lettore, specie adesso che le ristampe dei librigame si trovano in giro.

I personaggi. I cattivi sono cattivi e non ci si aspetta molto di più. Vonotar, poi, non riesce, nonostante tutto, ad apparire furbo e cattivo quanto forse vorrebbe, povero nonno…
Lupo Solitario ce lo ricordiamo tutti per essere un ragazzino dalla crescita lenta, sfigato come tutti gli eroi, a volte un po’ troppo facile a dar fiducia e dotato di un’abilità che manco lui credeva di avere e che ogni tanto lo porta a peccare pure di arroganza.
Banedon non mi dispiaceva inizialmente, poi ha perso di spessore fino a essere quasi parcheggiato in attesa di momenti migliori.
Alyss era piacevole all'inizio, poi a un certo punto era talmente instabile che non ho capito più se dipendeva da con chi aveva a che fare o dal fatto che gli autori le dedicavano meno affetto e impegno.
Mi è piaciuta Viveka, per quanto abbia una parte abbastanza ridotta, ma almeno una donna combattente con gli attributi serviva, anche perchè Quinefer a me è rimasta indifferente, un po’ troppo infantile, un po’ troppo Lupa Solitaria :P

E nonostante tutto ho dato 3 stelle, perchè ci son troppo affezionata per dargliene meno, anche se son stati tre mesi lunghisssimi, in cui, in mezzo, ho letto un sacco di ebook gratuiti. Tra l’altro, leggendoli più che altro per comodità in ospedale, in giro, per non tenere la luce accesa tutta notte, continuo a dire che non fanno per me e non credo ne comprerò mai… leggere digitale mi toglie metà dell’attenzione e finisco per apprezzare meno qualcosa che, magari, in cartaceo avrei apprezzato di più.

Adesso ho un periodo distratto in cui dovrei fare davvero tante cose, quindi non so se inizierò subito qualcos’altro… magari qualcosa di leggero e breve? Boh, vedremo se il mio comodino riuscirà a rimanere sgombro o se sentirò il bisogno della presenza amica di un libro per dormire serena.
Lunedì ho iniziato un ciclo di cortisone in flebo che ho finito ieri per bocca. Dire che sto molto peggio che prima di iniziare è un eufemismo…
Fatto sta che dottori e infermieri continuano a dirti: sai com'è, ci vuole pazienza… i risultati, se ci saranno, li vedrai tra un po’.
Il mio po’ è il 16 febbraio quando faccio il controllo.

Al momento il formicolio che avevo alle mani e alla bocca, parte dalla bocca e si fa sia braccia che gambe. Tachicardia a mille. Dolori muscolari. Ho la faccia come un pallone e mi fa pure male. Non sto in piedi e mi gira la testa. I sapori non li sento e mangiare, ma soprattutto bere, è un patire… per non parlare delle perdite. Pensare che il ciclo precedente lo avevo fatto proprio per un problema di perdite… e ora è il cortisone a darmi il problema… wow…

Deprimenteumiliante

Dormo a singhiozzi. Mi sveglio col petto che martella, ma non ho pensieri ad agitarmi. Non so come calmarlo. Aspetto… in ospedale le infermiere mi han detto che dalla situazione che ho, specie per l'ansia, con la sertralina ci faccio poco e niente. Pensare che la mia psichiatria era convinta che dopo febbraio ci saremmo salutate in maniera rosea interrompendo la terapia… sarebbe stato bello.

Stasera ho un compleanno. Ho tanta voglia di rivedere quegli amici, ma da una parte mi sento morire. Solo l'idea di fare la doccia mi uccide… e vestirmi, cercare di rendermi presentabile e nascondere un po’ il malessere… sarà una faticaccia.

Se poi il corriere del menga avesse consegnato il pacco col regalo, se non altro un giramento di scatole me lo sarei evitato…

I Diari della Famiglia Dracula

Premettendo che dopo Twilight ho sviluppato una sorta di orticaria per i vampiri (e dire che li ritengo una delle creature più affascinanti su cui scrivere) trovarmi per le mani una trilogia dedicata a Dracula mi ha vista vittima di un grande scetticismo in merito a quello che mi attendeva. Non è stato un mio acquisto, bensì un qualcosa che viene dalla libreria del mio compagno.
Onestamente non conoscevo nemmeno l’esistenza di questi libri, ma seguendo il mio obbiettivo di voler leggere tutti gli arretrati dimenticati in libreria, ecco che un mese fa è toccato a questo e, benché nella mia immane lentezza io ci abbia messo un mese a leggerlo, devo dire che mi è piaciuto.


Trama:
Partendo cinquant'anni prima dell'inizio del romanzo di Stoker, I diari della famiglia Dracula svela l’esistenza di un antico e segreto accordo che lega il primogenito di ogni generazione della famiglia Tsepesh al crudele principe Vlad, meglio conosciuto come Dracula, l'impalatore.
Giunto in Transilvania dalla lontana Inghilterra, Arkady, pronipote di Vlad, oserà ribellarsi al suo tragico destino e sfidare il prozio, per il bene della famiglia. La sua appassionante battaglia contro Vlad prosegue tra colpi di scena, tradimenti e scontri all'ultimo sangue, finché spetterà ad Abraham Van Helsing cercare di porre fine all'atroce patto. Le brucianti passioni che irrompono senza veli e il sangue che scorre inesorabile tra le ombre in un mondo oscuro e inquietante danno nuova linfa a un mito mai dimenticato: con quest'opera Jeanne Kalogridis è entrata di diritto nell'olimpo dell'orrore.
Tutti e tre i romanzi narrano la storia in prima persona alternando le annotazioni sui diari di molteplici personaggi. Il mio preferito, benché all'inizio non mi avesse preso molto, è proprio Arkady Tsepesh che comunque già a metà del primo libro mi piaceva, specie se paragonato alla sorella Zsuzsanna o alla moglie Mary. Il primo libro è proprio quello che mi è piaciuto di più, alla scoperta del mondo oscuro del vampiro, del patto, del mistero.

Il secondo è quello che ho letto più lentamente. Odiavo Zsuzsanna, anche se potevo capire quello che provava, il perchè dei suoi atti, ma ancor di più mi è rimasto un po’ indigesto il primo periodo in cui Van Helsing diventa il Van Helsing che tutti conosciamo, il cacciatore di vampiri. Il suo “addestramento” mi è risultato così fuori dal mondo rispetto all'atmosfera che fino a quel momento il libro aveva mantenuto, così rapido, che non mi ha preso più di tanto. Un bel problema, dato che nel terzo libro è proprio Van Helsing la voce principale assieme al dottor Seward

Il primo libro, benché contenga scene di passione, non arriva certo ai livelli del secondo. L’entrata in scena, poi, di Elisabeth Bathory dà il via a un bagno di sangue e lussuria piuttosto rilevante.
Ciononostante, l’autrice ha un modo di scrivere che mi piace e il fatto che Van Helsing mi sia rimasto pesante è proprio per il suo atteggiamento, per il modo in cui persegue la sua strada. Certo, è un uomo devastato, che ha perso molto a causa dei vampiri, ma fra i due preferisco di gran lunga Arkady. Ho un debole per i personaggi come il suo, devo ammetterlo… quell'animo buono e tormentato.

Solo in ultimo ho rivalutato Zsuzsanna e, devo dire, che mi sarei aspettata un finale diverso. Per la verità, arrivata all’ultime boh… venti pagine, ho avuto il terrore, dato il corso degli eventi, che il romanzo finisse senza un vero e proprio finale, ma in realtà gli atti finali son così rapidi, un fluire ovvio verso lo stesso punto, che tutto scivola via molto velocemente, con un finale che non mi ha delusa.

Storicamente parlando, non mi pronuncio. Non sono mai stata appassionata di Dracula, della sua storia e del suo mito, pertanto non saprei dire quanto possa essere verosimile questo romanzo. A me è piaciuto, l’ho preso come un romanzo di fantasia come ce ne possono essere tanti altri. Non ho letto (e neanche visto per intero) Dracula di Bram Stoker, quindi il fatto che questo romanzo venga posizionato 50 anni prima non è per me qualcosa di significativo.
Ammetto che è da un po’ che voglio vedermi il film, ho anche il dvd, ma il mio compagno non ne ha mai avuto voglia… me lo guarderò in solitaria un pomeriggio.

Certo è che se vi volete immaginare un Dracula tendenzialmente buono o capace di sentimenti d’amore, vi sconsiglio questo romanzo. Qui Dracula il suo nominativo di Tsepesh/Tepes (Impalatore) se lo merita e vede bene anche di non farlo sbiadire nel tempo. Il tempo passa, ma non per lui, che rimane lo stesso nei decenni, nei secoli, a differenza dei vampiri più giovani.

Per essere partita scettica, devo dire che questi romanzi mi hanno offerto diverse ore piacevoli, di solito a notte fonda, vittima dell’insonnia.

Ora un classico XD mi leggo il primo volume della saga di Lupo Solitario! Iniziato questa sera, prima di rendermi conto che tanto non avevo proprio sonno e che, quindi, valeva la pena di venire al pc a fare qualcosa di costruttivo… spero…

Ci sono cose che non si possono spiegare… per tutto il resto c’è Wikipedia.

A parte la demenza, questo pensiero mi sorge spesso, specie in vista di visite mediche. Spiegare cosa si ha non è facile. Non parlo di “mi fa male la testa” “mi fa male la gamba” “non riesco ad andare in bagno”.
Parlo di quelle sottigliezze che… cavolo, vorresti riuscire a condividere quello che provi per cercare di spiegarti!

Ad esempio, negli ultimi mesi… ultimi? Un corno, ormai son tipo… bah… 4-5…
Dicevo, negli “ultimi” mesi, ho un problema alle mani. Mi formicolano, ho un calo di sensibilità sempre più evidente e la forza va e viene, tanto che, poco fa (sì alle 4…) mentre mi davo lo smalto, ero convintissima di tenere saldamente il pennello e invece… ho quasi fatto un danno al mio povero portatile. Le vittime sono state solo la mano e il pigiama.

Vai tu a spiegare quanto formicolano, quanto non senti, quanto non questo o quello… è un dramma e finisce che manco ti credono e pensano che sia tutto nella tua testa. Ma porca eva… magari! E invece no. Se tu ti sforzi di non essere un cencio disperato, ma dimostri un minimo di forza di volontà, di prendere le cose con una certa ironia, no… non ti credono. Eccerto… io me le invento le cose! Io che per affrontare la commissione di invalidità civile mi son sentita un verme e che mi sento un verme anche quando i dottori mi han detto che dovrei fare da un pezzo la revisione per aggravamento.

Un po’ c’è il sentirsi verme (manco poi rubassi i soldi a chissà chi con tutte le spese che ci sono), ma da una parte forse c’è anche un orgoglio difficile da ammettere. Quando leggi i resoconti medici che sono un elenco di deficit che però loro dicono “va tutto bene, stai bene per uno che ha la tua malattia”
Ma non stai bene rispetto a chi sta bene.
Non stai bene per nulla.

Mi sono convinta che sia normale ogni giorno avere qualcosa. Mal di testa, emicrania, gastrite, reflusso, diarrea, dolori articolari, la testa che vaga nel nulla, le mani che non collaborano quando disegni, quando cucini, quando ti dai lo smalto… è normale non stare bene, tanto che quelle volte che, analizzandomi, non sento nessun dolore, nessun fastidio, son quasi commossa.

Arrivi al punto in cui ti dici: che mi sforzo a fare di spiegarmi? Tanto non capiscono… e allora ti tieni i problemi fino a quando non riesci più a sopportarli e cerchi disperatamente solo un po’ di sollievo.

Il 19 ho la visita di controllo. Teoricamente dovrei cambiare medicinali, ma col fatto che devo passare a uno via bocca che influisce sull'apparato digerente, gastrointestinale… arrivare là dicendo: ciao, sto smaltendo giusto, giusto una bella gastrite… non so se sia un buon inizio.

Mah… mi ripeto che ci vuole pazienza… spero di averne ancora…
Ci sono cose, anche le più semplici o banali, che non capirai davvero finché non le provi. In quel momento puoi scoprire che l'apparente insensato ha in realtà un senso eccome.
A volte questa scoperta porta meraviglia e un senso appagante di accrescimento.
Altre volte ti lascia solo l'amarezza del classico pensiero: preferivo non saperlo…
Anno nuovo… e già sfiga nell'aria. Non a me, almeno per ora, ma contando che ho davvero pochi amici a cui tengo, é triste comunque se la sfortuna colpisce loro.
In realtà dovrei essere felice dato che, salvo cambiamenti, alla prossima visita dovrei iniziare con i medicinali per bocca…
Il problema sono gli effetti collaterali. Non in sé perché, per quanto noiosi, potrei sopportarli stando in casa… il fatto è che il 20-21 febbraio devo essere a Modena per il Buk e la referente per l'associazione sono io come anno scorso… e se sto male? So che fasciarsi la testa prima di rompersela è controproducente, ma non posso fare a meno di pensarci…

Le mie mani non sono migliorate. Ormai mi ci sto abituando anche se ci sono giorni in cui è inevitabile non fare caso alla mancanza di sensibilità o di forza. Non ho più voglia di disegnare, neanche mentre giochiamo a d&d… ci provo. Apro l'album, prendo la matita… il vuoto. Non è bello disegnare quando fai fatica a calcolare la pressione…
Ovviamente sarebbe troppo consolatorio se riuscissi almeno a scrivere. Macché! Idee tante, ma in pratica nulla… mi sento inutile. Ho una lista di cose da fare infinita… come la pila di roba da rammendare, orlare, ricucire…
Tra un paio di mesi dovrei aver finito di preparare anche dei costumi. Il set sarebbe per Leodhrae e dovrei esserne felice! Lo sono, in verità… eppure l'entusiasmo muore. La voglia di fare langue…
Che nervi…

Ho passato la giornata con un coma assurdo, una stanchezza pesante senza aver fatto un tubo. Vallo a spiegare…
E ora son qui che dovrei crollare e invece puff, sonno scomparso. Eppure c'è quello strano formicolio nelle gambe… ancora più difficile da spiegare. Mi viene voglia di muoverle, sbatterle, come fossero intorpidite… ma non lo sono. Mi innervosisce. Ho un corpo stanco per aver fatto niente… potrà essere assurdo?! Rabbia…

Ma poi, in tutto ciò, come può uno sperare che gli altri capiscano e non pensino, semplicemente, che non ho voglia di fare un tubo dalla mattina alla sera? Io vorrei, la mia testa è piena di idee… ma mi sento stanca, con la testa annebbiata, non riesco a concentrarmi.
La memoria poi… lasciamo perdere. Per i test non ho deficit di attenzione o problemi di memoria, eppure io mi rendo conto che rispetto a un tempo le cose sono diverse… forse è per questo che guardare i film o le serie mi interessa meno: dimentico tutto troppo rapidamente.

Nonostante ciò leggo. Leggo e scrivo subito una recensione anche solo per ricordare a me stessa i miei pensieri. Leggo e spero che arrivi il sonno e che domani sia migliore.

Buonanotte

Il Ritorno degli Dei

Qualche tempo fa sono tornata a fare un giro per mercatini dell’usato alla ricerca di poveri libri da adottare. Tra i vari acquisti per pochi euri ho trovato anche questo. Mi sono stupita perchè di solito 1) non si trovano facilmente fantasy 2) per di più uscite recenti 3) ancora più raro di case editrici piccole 4) autografati con dedica!
Soprattutto quest’ultimo fatto mi ha intristita. L’autore lo aveva dedicato a questa ragazza, Elettra mi pare di leggere, che però deve averlo apprezzato così poco da non conservargli uno spazio nella sua libreria. Carica di amore, me lo sono portato a casa e, incuriosita, l’ho letto prima di quanto avessi creduto.
Purtroppo temo di aver capito perchè Elettra lo abbia dato via…


Trama:
Un risveglio tragico e la certezza di aver perso tutto ciò per cui ha lottato in passato accolgono Rindall come in un incubo. Esselin e Atrebor sono stati uccisi da un demone che seminerà terrore e distruzione per tutte le Terre di Priston. Il guerriero si metterà così all'inseguimento del nemico ma il suo animo, lacerato dal dolore e dal desiderio di vendetta, rischierà di farlo impazzire facendogli valicare spesso la sottile linea che divide il bene e il male. Rindall incontrerà vecchi amici e un nuovo amore. La barda Aras Sirolf, bellissima e carismatica, con un grande potere ed una grande ambizione. Riuscirà a riportare la pace nel cuore del guerriero prima che si perda per sempre? 
Mi sono accorta solo iniziando a leggere che era il seguito di un libro uscito due anni prima, L’Ultimo Eroe del Klaidmark (mi pare), ma sinceramente non ho avuto grossi problemi nel leggerlo comunque… i problemi non erano certo dovuti a lacune sui personaggi e sulle loro storie…

La prima cosa, dolente, assillante, impossibile da non notare, è il disastroso lavoro editoriale… dai dialoghi tra lineetta corta, chiusa anche sul finale, con la punteggiatura esterna anche quando già presente all'interno… virgole messe a caso, quasi onnipresenti dopo il ma, indecisione tra l’uso del lei, del voi, del tu… tanto che a un certo punto ho riletto più volte per capire se fosse voluto o meno.
Più di una volta alcuni dialoghi non sono contrassegnati da punteggiatura, ci sono moltissimi refusi, discordanze verbali e il testo in certi punti scorre proprio a fatica, tanto che alla fine correggevo mentalmente tutto per continuare a leggere cercando di non prestarci troppa attenzione, altrimenti mi sarei distratta dalla trama.

Una vera tragedia… seriamente. Non capisco… anche perchè c’è una casa editrice alle spalle e certe cose non dovrebbero esserci… ma vabbeh.
A livello di contenuto invece ho trovato che la storia fosse abbastanza classica, diciamo l’epic a cui tutti siamo abituati (credo) con un eroe che deve sconfiggere un grande cattivo. Il nostro eroe, Rindall, ha un animo tormentato che si sta avviando verso la corruzione e la sete di vendetta guida i suoi passi, almeno all'inizio. In seguito troverà anche altri motivi, soprattutto per combattere contro la perdita di se stesso.

Anche stavolta non ho apprezzato la volubilità del protagonista… inizia la storia che Rindall è distrutto dalla perdita di Esselin, signora dei fatati, e sembra veramente distrutto. Arrivato poco dopo in un paese, va a letto con la locandiera… e va bene, ci sta, si sta corrompendo, o magari voleva solo uno sfogo… insomma, è sempre un uomo fatto di carne, ma vabbeh.
Convinta che il suo cuore sia intriso di dolore, mi stupisco quando incontra una donna che, per quanto abile, incantevole, bellissima… insomma… hai perso da poco la tua bella. No. Si innamora a prima vista. Va bene… passiamo anche questo improvviso amore, magari c’è un motivo dietro… tempo poche ore sono a letto insieme carichi di grandi promesse… niente: non ha senso.

Il rapporto assurdo tra i due ovviamente va avanti… lui innamorato perso, lei che sembra in perenne mestruo… ma nulla: lui è cotto. Vabbeh… in fondo a volte le trame del destino sono strane, quindi non mi faccio troppe domande. Non mi è piaciuto, ma è una cosa soggettiva.
Ho apprezzato il cambio di visione tra Rindall e Rotganhor, non apprezzando molto Aras del suo periodo dagli Elfi me n’è importato il giusto XD l’avrei visto facilmente riassumibile in due parole dette direttamente dalla bocca di lei al suo ritorno… tanto è stata via solo qualche giorno, apprendistato flash.
L’unico difetto che ho colto un po’ lungo tutta la narrazione e l’improvvisa fretta nel susseguirsi di alcuni eventi, come l’apprendistato di cui sopra. Alcuni fatti, risolti in pochi giorni, a volte anche meno, sembrano quanto meno irreali e perdono di significato.

Un’altra cosa che mi è rimasta impressa, anche perchè sempre più spesso mi capita di leggere del gioco di ruolo legato alla scrittura come un difetto, è la natura “caotica ma buona” dei Nani. Per me che gioco a D&D due volte a settimana questo mi pare comprensibile, ma per un estraneo al gioco di ruolo, cosa potrà mai voler dire che è una persona è caotica ma buona? Che è buona ma tende ad avere un gran casino in camera? Diciamo che io lo trovo un linguaggio un po’ troppo da gioco… forse questo potrebbe essere il famoso difetto che molti vedono nei libri tratti da campagne di gioco di ruolo.
Si può riconoscere un collegamento in questo senso anche in alcuni incantesimi e nell'uso della magia, ma meno che in altri libri che ho letto, comunque.

In sostanza, conosco molte persone che avrebbero abbandonato la lettura dopo i primi due capitoli solo per come è scritto. La trama di per sé lo avrebbe salvato dall'abbandono, credo… in fondo non è innovativa, ma nemmeno sgradevole a parte alcune scelte che possono piacere o meno. Non so se sia stata fatta una ristampa rivista, la mia è del 2012 (da una certa parte me lo auguro).

Non credo che cercherò il primo libro. Non mi ha lasciato curiosità e temo di incontrare gli stessi difetti, se non addirittura accentuati dato che è una stesura precedente di due anni a questo lavoro. Per me che amo molto le descrizioni e l’aspetto introspettivo dei personaggi, questa storia è andata troppo di fretta, troppo superficialmente e questo, unito alla mole di errori e refusi, mi ha portato a dovergli dare una sola stella perchè, paragonato alle mie precedenti due stelle, era decisamente inferiore.

Peccato.

L’Anello di Re Salomone

Alla fine dopo tanti anni l’ho riletto. Resta uno dei miei libri preferiti, il primo ad essere entrato in quella lista che tutti i lettori hanno con nuovi ingressi e ben radicati onnipresenti. Ricordo ancora quando me lo regalarono, il regalo più azzeccato di sempre.
Mi sentii subito affine a questo etologo che parlava di bestiole comuni, del suo rapporto con esse e io, che nel mio piccolo mi accontentavo di chiocciole, girini e lucertole, avevo trovato un pazzo come me!


Crescendo alla fine ha preso il sopravvento l’amore per il disegno nella scelta degli studi, ma per buona parte della mia esistenza ho desiderato fare la naturalista perchè adoravo (adoro) gli animali.
Quando qualcuno mi chiedeva cosa fosse la mia cosa preferita, rispondevo sempre animali. Libri di animali, documentari sugli animali, disegnare animali… tutto animali! Facevo continue ricerche supplementari su qualsiasi bestiola scatenasse la mia curiosità anche se da sempre il mio animale preferito è il cavallo.

Questo libro, nel mio trasloco quattro anni fa, è rimasto da mia mamma che mi aveva chiesto di lasciarglielo per leggerlo… beh, dopo quattro anni finalmente lo ha fatto e mi sono ripresa il mio adorato tesssssoro! Pensavo che mia mamma non lo avrebbe trovato interessante e invece se lo è divorato. Questo libro è volutamente scritto per rivolgersi a un pubblico giovane, ma non per questo è scontato o banale (non a caso questa edizione è piena di note a piè di pagina che spiegano i vocaboli più complessi per un bambino).

La cosa che mi ha colpita fin dalla prima volta che ho letto questo libro è stato il fatto che Lorenz non risparmia i lati problematici e negativi di avere a che fare con gli animali, anzi, si sofferma particolarmente sui sacrifici che può costare occuparsi di una creatura che ha un ciclo vitale e delle abitudini, fondamentalmente, piuttosto diverse da noi.
Penso che sia un modo di responsabilizzare a giusto vedere dato che facilmente un bambino rimane affascinato dall'idea di poter adottare un cucciolo, ma non sempre è facile poi prendersene cura…

Ricordo gli anni in cui ho tenuto con ottimi risultati un acquario tropicale e poi due, uno dei quali adibito a sala parto e nursery… alla fine avevo un allevamento di colorati pesciolini di ogni genere XD e ricordo di come partii dai pescetti di fiume, poi la classica boccia di pesci rossi della fiera fino poi a fare un bell’acquario autosufficiente.
In verità ricordo ancora con affetto gli anni in cui, bambina, andavo in vacanza in montagna e passavo il tempo a catturare girini vedendoli trasformarsi in ranocchie e rospetti e andarsene per la propria strada o la soddisfazione di osservare un formicaio o una chioccola che depone le uova sotto la pioggia…
Potrei scrivere un libro sulle mie avventure di bambina in mezzo a questi animaletti XD

Per me che di solito non leggo mai due volte lo stesso libro, arrivare a leggerne uno per ben quattro volte e tutte le volte non saltare nemmeno una riga, è la conferma che questo è proprio il mio libro del cuore… e anche ora che sento i miei gatti che corrono buttando all'aria il piano di sopra (benedette creature!) capisco che non si possa non ammirare il mondo animale nella sua complessità e capirne il sistema comportamentale lascia ancora più sbalorditi.

Mio nonno era solito dire che chi non vuole bene alle bestie non può voler bene nemmeno a un cristiano. Per certi versi riconosco che sia così, anche se con voler bene non vuol dire che si debbano amare ed accogliere in casa tutte le bestiole che si trovano. Io farei volentieri a meno dei ragni… odio i ragni… e anche se mi affascinano gli scorpioni, farò volentieri a meno di ripetere l’esperienza di trovarmene uno nell'asciugamano!

In ogni caso se cercate un libro sincero, divertente e costruttivo sugli animali, questo è perfetto. Dagli uccelli, ai cani, ai pesci, Lorenz racconta molte esperienze di vita e crescita in compagnia dei suoi animali e sicuramente insegna ad apprezzarli pur ammettendo che bisogna avere una grande pazienza perchè la loro compagnia può costare non solo tempo, ma anche il mettere in conto qualche danno…

Adesso sto finendo un libro preso usato. Un fantasy italiano, in realtà il seguito di un altro libro (l’ho scoperto dopo), ma si legge bene anche così… anche se devo dire che non è stato un grande acquisto… ma questa è un’altra recensione XD

Orso

Ogni tanto mi pento amaramente dei miei acquisti… devo dare merito del mio errore ai grafici della Piemme che hanno architettato la copertina di questo libro perchè ha fatto il suo dovere, ma voi non cascateci >,<


Tanto per cominciare il titolo: Orso.
Verrebbe da pensare che Orso sia il protagonista, ma in realtà è solo uno dei tanti gatti dell’autore e non ha nessuna parte speciale se non essere se stesso. Il titolo originale è The good, the bad and the furry che, tra l’altro, io trovo assai più carino e adatto.
Il gatto di copertina: non c’entra nulla. Orso è sì nero con una macchia bianca sul petto, ma ha qualcosa come 16 anni! Non è affatto un gattino puccioso, è un gatto vissuto!
Mi sento tradita dal lavoro di un grafico a cui riconosco il merito… in fondo anche io ho studiato grafica pubblicitaria e so che attirare a discapito poi di tutto il resto è l’obbiettivo…

Il contenuto… l’autore ci parla dei suoi gatti, di alcune esperienze coi gatti che ha, ha avuto, hanno avuto i suoi… fondamentalmente non ci riconosco molto entusiasmo come mi sarei aspettata. Diciamocelo: quando parliamo dei nostri animali, anche dei loro disastri, la cosa prende sempre una piega tragicomica, ma qui, a parte qualche parte, il tutto sembra quasi noioso…
Il fatto è, però, che in patria sembra molto apprezzato… che sia colpa della traduzione? Che sia io a non apprezzare lo stile inglese? Non lo so… e non credo lo saprò mai dato che non leggo in inglese… (e comunque non ci sprecherei tempo).

In sostanza avevo voglia di leggere qualche libro sugli animali, per staccare un po’, per sorridere con qualcosa di leggero, ma nulla… è stata una delusione. Non è che mi aspettassi un capolavoro, ma sinceramente non ha propriamente un capo e una coda questo libro… sembra semplicemente scritto per scrivere qualcosa, come se scrivessi sul blog aneddoti sui miei pelosi. Non conosco l’autore, ma a suo dire scrive spesso di gatti, quindi mi chiedo se sia questo un po’ smorto o se sia il suo stile e che quindi esistano altri suoi libri simili che magari analizzano più in dettaglio la sua vita con questi gatti prima del periodo di questo libro (qualche anno fa).

In sostanza non mi sento di consigliarlo, anche perchè il contenuto non vale assolutamente il prezzo di copertina (per fortuna l’ho preso scontato), quindi se cercate un libro carino sugli animali, non questo…

Adesso, per compensare, sto rileggendo per la quarta volta L’Anello di Re Salomone di Konrad Lorenz che non mi delude mai <3
Poi boh, vedrò… anche perchè il mio tesoro grande ha la passione per l’acquisto compulsivo di libri (poi la colpa la danno sempre a me) che poi rifila alla sottoscritta perchè lui non legge da secoli =_= bah…

La Guerra degli Alati - I Pirati del Deserto

Alla fine è stata una lettura velocissima X’D
Non so se perchè avevo deciso che dovevo metterci meno che col primo o se per merito del libro stesso. Sicuramente mi ha preso un po’ più del primo e ho voluto dargli una stella in più anche se chiudendolo lo avrei bruciato. Non c’entra molto il finale, a parte che è proprio uno slancio verso un terzo libro che, ah ah ah, in Italia non esiste


La copertina è inguardabile… ma vabbeh, segue lo stile della prima, solo che Az è imbruttito da far paura e sembra un alieno. La storia riparte a un anno di distanza dal primo libro e, come prevedibile, ci sono problemi tra Alati e Terrestri. Dovrebbe esserci un patto che prevede una certa uguaglianza tra le parti, ma a terra i diaconi continuano ancora a predicare, fuori dalle città certo, ma molta gente inizia a credere che si stava meglio quando si stava peggio…
Sopra le nuvole si è formato un movimento di ribellione, Prima le Piume!, che crede che gli Alati siano superiori e che tutto gli sia dovuto, come prima, e che non si debba pagare i beni primari ai terrestri, tanto meno consentire loro di salire per giri turistici nelle loro città.

A tal proposito, i giri turistici sono diventati l’occupazione di Cassie e dei suoi fratelli. La Berta è stata riadattata e la zona di carico adesso trasporta turisti Alati in giro per Vallescura. Den è caduto in depressione dopo la morte di Martin e i ragazzi tirano avanti a fatica. I rapporti tra Cassie e Az si sono fatti tesi e certo l’enorme distanza e le difficoltà nel mondo l’uno dell’altra non aiutano.

Il ragazzo è considerato un eroe. Adesso prende lezioni private da Mordadson sul combattimento e ha imparato a pilotare il Ceruleo. Ovviamente però la calma è destinata a rompersi e l’apparizione di una seconda aeronave pirata rompe un equilibrio precario tra mondo di sopra e di sotto.

La cosa assurda è che l’ho letto più velocemente solo grazie ai personaggi secondari, perchè Az proprio non lo digerisco e Cassie viene subito dopo. Sul fatto che poco dopo aver iniziato a leggere hai già capito tutto (in fondo lo ignoro in quanto target ragazzi significa, magari, una trama più semplice) non posso dire molto, cerchi di concentrarti sui dettagli lungo il percorso e una cosa che riesce bene all'autore, è rendere odiosi certi personaggi. Di solito però i cattivi fanno sempre una brutta fine, ma è per quello che leggi, proprio perchè ci speri.

L’unica cosa che proprio non ho capito è la predizione che riceve Az dalla super macchina… mi aspettavo di trovare un messaggio complicato che alla fine mi avrebbe fatto pensare: Ah! Ecco! Ora capisco!
In realtà mi è sembrata solo una parentesi inutile… forse non ho capito io…

Non c’è molto da dire… come per il primo trovo che spesso vengano fatte precisazioni che suonano come ripetizioni. Non intendo come concetti, ma proprio a livello di soggetti e complementi, ma alla fine non è chissà che problema. Il problema vero sono gli epiloghi (ce ne sono tre, punti di vista differenti): sono tutti e tre aperti con spinte non poco significative verso un seguito che… non esiste.

Guardavo in giro e, appurato che in Italia non ci sono altri libri oltre il secondo, su Goodreads ho visto un tre e un quattro ma senza nessuna informazione dettagliata, quindi non saprei. Sinceramente non leggendo in inglese, per me è già snervante così. Certo, non che questa saga mi abbia presa molto, ma dato che c’ero, ormai magari me la sarei letta tutta, mettendo in lista desideri gli altri capitoli cercandoli in scambio o in sconto… ma niente, non esistono.

Queste cose sono davvero frustranti… ma tanto eh! Ma porca miseria… perchè? Tra l’altro cercando l’autore sempre su Goodreads non ho trovato altri lavori di fantascienza, quelli citati nella quarta… quindi che sia uno pseudonimo? Sì, lo è. L’autore sarebbe James Lovegrove. Neanche sul suo sito ho trovato qualcosa di più su questa serie… che comunque in italiano è diventata La Guerra degli Alati, giusto perchè a noi piace avere gli spoiler in copertina, The Clouded World era brutto? Ma anche tradotto con tipo… Il Mondo sopra le nuvole… mi pareva comunque meglio. Vabbeh…

Cosa leggerò adesso non lo so, sono indecisa tra la rilettura di uno dei miei libri preferiti o sul farmi prendere qualcosa a caso dal mio amore XD quello funziona sempre per avere sorprese

La Guerra degli Alati - Spia nel Mondo di Sotto

Uno di quei libri che ho da tanto in libreria e che aspettavo un pretesto per avere voglia di leggere. Al solito, non l’ho comprato io ma il mio ammore, che ovviamente non lo ha letto XD
Il primo impatto non è stato propriamente piacevole. Non mi trovavo molto con lo stile narrativo e il protagonista mi diceva poco. Col tempo allo stile mi sono abituata, però ci ho messo davvero un sacco a finirlo considerato che, comunque, non è che sia lunghissimo e scritto piccolissimo.
Non conosco l’autore, leggo in fondo che è un autore affermato nella fantascienza e questo è il suo primo lavoro per ragazzi. Considerando che l’idea di base non mi dispiace, ma la trama nello specifico non mi ha presa, forse è colpa del target?


La Trama:
Az de Gabriel è nato così. Senza ali. In un mondo dove tutti si spostano volando sopra le nuvole sembra destinato a essere un diverso. Finché, proprio per la sua somiglianza ai Terricoli, Az viene scelto per una missione nel mondo di sotto: deve indagare sul perché i rifornimenti periodici che arrivano dal Suolo sono sempre più scarsi. Ma laggiù lo aspetta una realtà che nessuno poteva immaginare: la potente casta dei Diaconi e i rivoluzionari Umanisti stanno innescando una lotta che minaccia perfino il popolo degli Alati. Il sedicenne Az si troverà coinvolto fino al collo nella battaglia, ma non sarà solo: lo affiancheranno nuovi amici e il suo primo, appassionato amore. Non gli rimane che combattere per salvare tutti i mondi sopra e sotto le nuvole.
La prima cosa che ho pensato leggendo è che la copertina ci incastra poco. Cassie ci può anche stare (la ragazza dietro), ma Az vestito a quel modo mi pare più un cavaliere fantasy che un Alato che viene da un mondo moderno sopra le nuvole. Quando inizi a leggere ti sembra di essere in un presente normale, non fosse per la gente con le ali. Guardi la copertina e ti chiedi: perchè lo avete fatto così? Mero appagamento per gli occhi che sullo scaffale ne sarebbero stati attratti? Ci sta…

La trama l’ho presa da Goodreads, ma comunque non è Az de Gabriel, ma Az Gabrielson… esattamente come ogni personaggio si chiama Tizio Caioson o Tizia Caiosdaughter, figlio o figlia di… ma a parte questo… lui si chiamerebbe Azrael per intero, eppure anche chi non lo conosce lo chiama Az… che ce l’hai a fare un nome vero? Sono dettagli, però mi risulta davvero incomprensibile…

Il mondo di sopra non mi è rimasto molto a cuore… diciamo che, forse, non c’è neanche tempo per comprenderlo o per immaginarlo bene. Me ne sono fatta un’idea molto stereotipata che me lo ha fatto quasi rimanere antipatico.
Il mondo di sotto mi è piaciuto molto di più, anche se “sentire” parlare quella gente fa venir voglia di imporre la grammatica a tutti XD però è una caratterizzazione che ci sta.

La trama, di per sé, non è chissà cosa, ma l’idea del mondo, come detto all'inizio, mi piaceva e forse, sviluppata in un altro modo, mi sarebbe piaciuta anche di più. Sempre tornando al discorso iniziale, forse se la stessa ambientazione fosse stata sviluppata senza puntare a un pubblico giovane, avrebbe attratto di più? Non lo so… non ho metro di giudizio non conoscendo altre opere di questo autore.

I capitoli brevi, a volte tagliati secondo una logica che a me sfugge (nel senso che alcuni sarebbero stati benissimo anche uniti, a mio parere) non hanno fatto altro che favorire la mia lettura a contagocce. Non riuscivo a farmi prendere e quindi il libro è rimasto sul comodino più del previsto. Me lo sono portato dietro ovunque, ma proprio la voglia di leggerlo mancava… alla fine ieri notte mi sono impuntata e l’ho finito.

I personaggi non mi hanno detto molto. Mi sarei aspettata di rimanere affascinata da qualcuno degli Alati, ma alla fine non me li sono neanche figurati più di tanto. Alcuni dettagli, come gli occhiali del signor Mordadson, sono l’unica cosa che ti entrava in testa e dopo un po’ quegli occhiali li avrei voluti bruciare. Paradossalmente, nella loro normalità un po’ degradata, sanno essere più caratterizzati i terrestri.

La conclusione è molto aperta per certi versi… cioè, non è che per forza devi leggere il secondo per capirci qualcosa, ma è evidente che questo è solo l’inizio. Il secondo sarebbe già sul mio comodino, ma un po’ mi sento in pena all'idea di iniziarlo… se è come il primo ci metterò un sacco a leggerlo, ammesso che non mi imponga di macinare almeno qualche pagina la giorno.

In sostanza boh… non mi ha colpito molto e non mi sentirei di consigliarlo. A me è risultato un po’ tanto prevedibile e privo di colpi di scena o eventi che possano rimanere nel cuore di un lettore. Poi ovviamente sono pareri…

Dov'è Alice?

Di ritorno dal Pisa Book Festival 2015, ho contribuito agli incassi del S.E.U. facendomi regalare dall'omino qualche librino tra cui questo. Dopo aver letto le prime pagine, diciamo per “dovere”, mi ero detta che, se ne avessi avuto occasione, lo avrei preso… ancora meglio: me lo son fatto regalare XD
In realtà ho una lettura in corso, ma dato che ero da mia mamma e non sapevo che fare, ho deciso di leggerlo subito. In fondo è un libro piccolino e difatti in una serata iniziato e finito!


Quando avevo letto le prime pagine, non mi ero fatta un’idea della storia quanto più del mondo. Ormai intorno ad Alice nel Paese delle Meraviglie è stato fatto di tutto, da film, a videogiochi, a fumetti… e sinceramente non credevo che mi sarei fatta tentare. Penso sia stato il credere di poter trovare un mondo particolare, tipo Alice Madness piuttosto che il classico, a spingermi a tentare con questo libro.

Il mondo strano c’è, allucinante direi… non ai livelli del videogioco, non verte verso l’horror o il grottesco, ma sicuramente c’è un qualcosa nella sua particolarità che non ti fa pensare al paese delle meraviglie, quanto più a un sistema irreale quanto naturale nel modo in cui la protagonista ne parla. Sembra addirittura normale pensare a dei pini (sì, gli alberi) che sbucano fuori nel cortile della scuola facendo a pallate di neve…

Tornando alla trama, non sapevo bene cosa aspettarmi. Neanche me lo ero chiesto, a dirla tutta. Se proprio avessi dovuto dire cosa mi aspettavo da quel poco che avevo letto, era una storia incentrata sulla Alice Corporation, la società del padre della protagonista, Arianna, specializzata nel creare bambole perfette, vive, dai volti di porcellana. La prima, Alice appunto, viene creata dal padre proprio per Arianna, una bimba introversa che passava il tempo giocando unicamente col peluche di un coniglio bianco, il Signor Bianconiglio.

In realtà Alice non è un personaggio attivo nella storia, poiché dopo l’introduzione, troviamo Arianna che ha perso la sua sorellina. Alice è sparita e i genitori non sembrano intenzionati a cercarla, anzi… il padre ignora completamente l’argomento e la madre vive lontana, nella loro precedente abitazione.

Il mondo è di per sé una fusione tra ciò che può sembrarci normale nella realtà di oggi più un’abbondante dose di stranezze trattate come fossero ovvietà, dai palazzi storti, ai professori che sembrano caricature. Questo mondo non è comunque tutto rose e fiori ed è forse il vedere luoghi meno colorati e perfetti di quelli che frequenta Arianna di solito a contribuire a rendere il tutto piuttosto accattivante.
A un certo punto mi son detta che il tutto sembrava davvero venir fuori da un videogioco, con una serie di missioni a catena.

La storia ha iniziato a incuriosirmi dal momento in cui Arianna, relazionandosi col padre, rende evidente per il lettore il come l’argomento Alice venga quasi filtrato e respinto nel lasso di cinque lunghissimi secondi di silenzio. E’ qui che la domanda del titolo inizia a frullarti in testa: dov’è finita Alice? Perché a nessuno importa?

In funzione di questa ricerca, si sviluppa la storia che, se in una prima parte descrive una quotidianità tra amici e scuola piuttosto luminosa, nella seconda si addentra nell'altra faccia della medaglia di questo mondo con personaggi eccentrici, quasi inquietanti. Seppur a un certo punto il finale mi sia balzato in testa, ho comunque letto volentieri fino all'ultima pagina.

I due gemelli amici di Arianna, Leo e Lea, mi son stati abbastanza sulle scatole per il loro modo di fare, ma nel contesto capisco che ci stessero bene e, a conclusione del libro, risulta forse anche più evidente. Diciamo che il mondo di Arianna è tutto un insieme di estremi.

Riconosco in questo libro un’affinità con alcuni racconti che ero solita scrivere per i concorsi dove sapevo che partire in quinta con elfi e draghi non avrebbe portato a niente (il fantasy classico non si infila facilmente nei concorsi non di genere) e forse è stato questo a spingermi a comprarlo, chi lo sa! Fatto sta che lo ritengo un dono gradito e una lettura che mi ha regalato qualche ora piacevole ma…

Ma è pieno di refusi. Dalle parole di troppo, alle discordanze femminile/maschile, plurale/singolare fino ad alcune discordanze verbali e la forma di alcune frasi che proprio non si fanno leggere. Se non fosse stato per l’inciampare in queste frasi, probabilmente avrei detto che si legge come si butta giù un bicchiere d’acqua, ma per me è stato impossibile ignorare queste cose. In alcuni punti ho riletto più volte una frase cercando di capire se mi ero distratta io o se qualcosa non scorreva liscio.
Inoltre, e forse sono io maniaca, avrei tanto apprezzato l’uso dei paragrafi che in questo libro non esistono.

Le mie tre stelline, piuttosto che quattro, son proprio dettate da questo insieme di problemi che, giunta alla fine delle poco più di 100 pagine, mi sono risultati un malloppino di cui tener conto.

Del resto, però, riconosco che sia una lettura che si fa volentieri. Più che altro è davvero un librettino che vola e c’è da dire che se un libro breve non scorre, il problema risulta più evidente che, magari, su una lettura che per motivi di tempo, viene per forza dilazionata in più “sedute”.

Detto ciò, penso che se bazzicate un po’ i gruppi su Facebook di libri e lettura, vi sarà sicuramente capitato di vedere questa copertina almeno una volta. L’autrice si impegna quasi quotidianamente nella promozione, e ormai la mia curiosità in merito era divenuta pressante XD ogni tanto la mancanza di pecunia mi trattiene all'acquisto compulsivo… magari è un bene, anche perchè io ancora non riesco a convivere con gli ebook e lo spazio in casa inizia a mancare…

Tornerò alla mia lettura “regolare” peraltro a fine, anche se è il primo di due libri. Si presume a breve nuova recensione!

Oceano Mare

Altro libro che mi hanno prestato e ho letto al volo. Non so, credo sia la curiosità a spingermi a leggere con grande entusiasmo i libri che gli amici mi prestano. E’ come se volessero condividere qualcosa che li ha coinvolti e vedere se coinvolgerà anche me. Io scopro i loro gusti e imparo a conoscerli meglio, è davvero una bella cosa!
A me piace parlare di libri, e non solo del mio, anzi, anche se riconosco che in quanto a classici e libri famosi sono abbastanza ignorante. Ad esempio questo… io non conoscevo neppure l’autore, ma è uno di qui libri con così tanti pareri, che dire la tua sembra del tutto superfluo… ma comunque, lo scriverò lo stesso x3


Trama:
Oceano mare racconta del naufragio di una fregata della marina francese, molto tempo fa, in un oceano. Gli uomini a bordo cercheranno di salvarsi su una zattera. Sul mare si incontreranno le vicende di strani personaggi. Come il professore Bartleboom che cerca di stabilire dove finisce il mare, o il pittore Plasson che dipinge solo con acqua marina, e tanti altri individui in cerca di sé, sospesi sul bordo dell'oceano, col destino segnato dal mare. E sul mare si affaccia anche la locanda Almayer, dove le tante storie confluiscono. Usando il mare come metafora esistenziale, Baricco narra dei suoi surreali personaggi, spaziando in vari registri stilistici, con una scrittura suggestiva, immaginifica e musicale.
Parlare di trama non è facile perchè forse, fino a che non chiudi il libro, non hai ancora finito di collegare i fili e farti un’idea precisa dello spettacolo a cui hai assistito.
Inizialmente può risultare strano, specie se come me si è abituati a leggere un determinato genere e se, sempre come me, con la poesia si è avuto un rapporto travagliato fino dalle prime imparate a memoria.
Per me spiegare una poesia era il compito più odioso e il periodo in cui le poesie erano tema frequente, mi sarei sparata. Non sono mai riuscita a capire le spiegazioni date alle poesie… Io e la poesia non ci siamo mai capite.
Datemi delle immagini, delle foto e forse posso anche provarci, ma con le poesie…

Nonostante tutto, non posso dire che questo libro non mi sia piaciuto e che non meriti la sua notorietà. E’ particolare, appunto, a tratti suggestivo a tratti crudo e diretto e alcuni personaggi, anche con pochi tratti, risultano belli, affascinanti. Penso sia proprio il mio essere refrattaria alla poesia a portarmi a tre stelle piuttosto che quattro. Alcune parti mi sono scivolate addosso probabilmente perchè non son riuscite a fare breccia nel mio animo da lettrice poco poetica.

Devo dire, però, di aver apprezzato alcuni personaggi, in particolare il “trio” Thomas, Savigny e Ann Deverià. Di altri ho apprezzato il come le loro vicende siano state narrate, in primis il professore Bartleboom che, specie in conclusione, non può non farti sorridere. Paradossalmente, invece, mi è rimasta indifferente Elisewin che è uno dei personaggi che fin dall'inizio è lì e credo di non aver troppo ben compreso cosa l’autore volesse dire nel come si è, diciamo, curata dal problema che l’affliggeva.

I miei commenti, specie ciò che non ho capito o che ho apprezzato di meno, sono blandi e poco marcati perchè collego tutto a una mia mancanza, a una mia intolleranza piuttosto che a un fattore oggettivo legato al libro. Ne sono convintissima, esattamente come sono convinta che non riuscirei ad apprezzarlo maggiormente neanche rileggendolo.

Diciamo che, forse più di ogni altra volta, questo è proprio uno spassionato parere personale a un libro che, in ogni caso, non potrei mai definire brutto o dire che non mi piace. Penso, semplicemente, di non essere riuscita a farmi prendere dal mare. Sono rimasta sulla spiaggia a guardarlo da vicino, dove l’acqua mi ha bagnato appena i piedi… tutto qui.

La Compagnia del Corvo

Penso che il mio ragazzo non aspettasse altro che lo leggessi. Pensare che son passati praticamente tre anni da quando lo ha letto lui… e non è che da allora abbia letto molto altro -.- *sospiro*
Lui me ne parlava bene (ma di solito non è molto affidabile… è abbastanza buono nei giudizi. Ciò comporta che se una cosa non gli è piaciuta, devono esserci davvero problemi seri…), ma online avevo sentito maggiormente pareri medio bassi, soprattutto delusi… Se mi presenti un libro come “Un debutto sorprendente che dona nuova linfa al fantasy epico, dal ritmo serrato e ricco d’azione” io poi mi aspetto qualcosa all'altezza… e invece sì, un pochino mi ha deluso, specie sotto alcuni aspetti.


Trama:
Il loro nome è leggenda: il Corvo. Sono sei uomini e un elfo, mercenari che da oltre dieci anni si mettono al servizio del miglior offerente nelle guerre che dilaniano Balaia. Il loro coraggio è pari soltanto all'amicizia che li lega e alla lealtà che hanno sempre dimostrato nei confronti dei nemici, diventata un vero e proprio codice: Uccidere, mai assassinare. Eppure non hanno mai dovuto affrontare una missione così pericolosa e disperata. I malvagi Lord Stregoni, infatti, sono fuggiti dalla prigione in cui erano stati rinchiusi per trecento anni e ora stanno radunando un imponente esercito di barbari e sciamani, con l'obiettivo di invadere e distruggere Balaia. L'ultima speranza di salvezza, l'unica arma in grado di sconfiggerli, sono i tre amuleti necessari per lanciare Ruba Aurora, un terribile incantesimo che potrebbe far calare la notte eterna sul mondo. Così Denser, uno dei pochi maghi in grado di controllare Ruba Aurora, parte alla ricerca degli amuleti, scortato dalla compagnia del Corvo. Ma basteranno il coraggio e l'amicizia per garantire la sopravvivenza di Balaia? 
Allora… iniziandolo la prima cosa in cui ho impattato è una serie di errori e, soprattutto, inutili precisazioni che suonavano come continue ripetizioni. La cosa, però, col passare dei capitoli è diminuita… oppure mi ci sono abituata, non saprei. Ci è voluto un mese per leggerlo perchè, nonostante sia presentato come un libro dal ritmo serrato, in alcuni punti leggevo neanche un capitolo… dopo metà lo chiudevo e mettevo via.
In alcuni punti la lettura invece è stata più rapida, ma dopo un paio di eventi che mi han fatto storcere il naso, è stato più un finirlo per questione di principio che altro.

La prima cosa che ho subito notato è la totale mancanza di pathos per la morte dei personaggi… e non è uno spoiler. Tempo di aprire il libro la gente muore già. Di per sé non sono contro la morte dei personaggi, anzi… però per come è scritto questo libro è quasi impossibile affezionarsi a un personaggio, quando muoiono la cosa viene trattata in un modo che non ti suscita neanche un po’ di dispiacere. Va bene che sono mercenari, che la morte son pronti a riceverla ad ogni combattimento… ma così… per non dire poi che uno di quelli che mi stavano più simpatici è uno di quelli che salutiamo quasi subito… vabbeh.

Molti usano la cosa che sia derivato da una campagna di gioco di ruolo come se di per sé già questo fosse un difetto. In realtà, quale giocatrice e master di gioco di ruolo, ritengo proprio che non c’entri nulla. Si possono trarre splendidi spunti dalle campagne di gdr e spesso, se ben sfruttate, possono aiutare uno scrittore ad avere personaggi molto caratterizzati perchè quei personaggi sono stati interpretati da persone realmente diverse l’una dall'altra e che, volenti o nolenti, hanno dato un’impronta a loro congeniale al personaggio che gestivano. Qui la cosa è veramente poco marcata… purtroppo alcuni personaggi, nonostante la “lunga permanenza” risultano comunque poco delineati…

Altra nota dolente: i personaggi femminili. Sono due, solo due, e di due non se ne salva una… per spiegare bene cosa intendo, farò uno spoiler più sotto, però diciamo che sono abbastanza (troppo) volubili senza apparente ragione di mutamento e anche stupide… però vabbeh, magari voleva farle così, anche se in particolare per una non vedo proprio il motivo, ma tutto può essere.

A sto punto direte: non salvi nulla? Non è vero. Salvo Styllian, capo del College xeteskiano che è un folle con in mano grandi poteri… e vi dà fondo per vendetta. Oh sì, potereeeeheheheheh!
Il concetto di mana mi sta abbastanza allergico di solito. Riconosco sia colpa del fatto che lo identifico come un parametro prettamente da gioco… però a un certo punto, tipo a metà, ne dà una spiegazione piuttosto carina, spiegando la presenza fisica di questa energia, il suo potenziale, come viene sfruttata… peccato che per mezzo libro ogni volta che un mago richiamava il mana mi veniva l’orticaria…

E’ stata una delle poche volte che mi sono persa e ho letto con la mappa sotto mano. I cambi di zona a un certo punto sono molto frequenti, serrati direi, e qualche personaggio non mi era entrato granché in testa (Tessaya ad esempio) quindi mappa a me, mi sono orientata. La seconda parte del libro è stata forse quella che mi è passata meno: non sono un’amante delle manovre campali, con eserciti e conquiste, però diciamo che qui erano abbastanza piatte. Cioè... è che non mi trasmettevano la ressa, la confusione, le urla… e quelle volte in cui l’autore si sofferma su dettagli di ossa rotte, amputazioni e simili… mi sembrano dettagli buttati lì senza bisogno. E’ un particolare che preciso perchè venivo dalla lettura di libri dove questi dettagli erano molto marcati, ma nel contesto, secondo me, molto azzeccati. Qui li ho trovati privi di… boh… colore?

E ora mi concedo uno spoiler per parlare di alcuni personaggi e del motivo per cui mi son piaciuti poco, meno o solo un po’… diciamo che se avete intenzione di leggere il libro, evitate di leggervi questa parte, altrimenti proseguite pure.

*°* SPOILER *°*

Erienne: maga dordoveriana, donna con le palle che vuole solo salvare i suoi figli rapiti. Ci mette un po’ a cedere, come prevedibile troppo, tanto che perde i due bambini e il marito, accorso assieme a dei fidati per salvarli. Del fatto che non gliene freghi nulla della morte del marito… lì per lì rimani perplesso e non sai se sia voluto o meno. Poi capisci… e dici: vabbeh, ci sta.
Ci sta il suo odio, ci sta poi che faccia un patto per collaborare… quando scopri il patto rimani perplesso, ma dici: ci può stare, maga che vuole sperimentare fino in fondo… ma come diamine nasce poi l’amore? Come? Quando? Si odiavano! Boh… mi sembra una cosa tanto assurda e improvvisa che non l’ho capita e da lì in poi non mi è comunque andata giù…
Selyn: maga spia xeteskiana, altra donna con le palle… che purtroppo fa una brutta fine, fine che serve comunque a portare Styllian a Parve e far macello ma… c’è un ma enorme: tu hai una capsula da rompere per ucciderti in caso le cose vadano male e prima ti fai stuprare e poi la rompi? Ma sei scema?!
Denser: beh diciamo che insieme a Hirad forse è uno dei personaggi centrali ed è sicuramente caratterizzato meglio di altri. Immaginarmi un mago col berretto e la pipa… non sono riuscita. Quando perde il famiglio, metà della sua figaggine è morta.

*°* FINE SPOILER *°*

Cosa rimane impresso di questo mondo? Ovunque, sia una taverna, un campo, un castello, ci sarà sempre un falò con una pentola d’acqua bollente per farsi un the. Tutti bevono un bel the caldo, sempre. Non alle cinque, quindi non sono inglesi.
I personaggi sono descritti approssimativamente alla loro apparizione, poi restano sagome. Non sono riuscita a figurarmeli neanche un po’ se non stereotipandoli all'idea classica di guerriero, mago, ecc…
Ci sono alcune idee carine che però vengono spiegate poco e il finale non mi spinge a correre a leggere il secondo (mi pare siano tre libri… o almeno io ne ho tre). Si chiude in maniera abbastanza precisa con la possibilità di un continuo. C’è già la spina nel fianco lasciata lì e ti aspetti che qualcuno farà il colpaccio, ma adesso non mi va di passare al secondo. Non so se prosegua sulla stessa linea di questo o se sia scritto diversamente, meglio… boh. Prima o poi lo scoprirò, ma non è oggi quel giorno!