In questi giorni sto finendo di rivedere le pagine scritte boh... tipo qualcosa come tre-quattro anni fa del terzo libro di Leodhrae. Sto modificando un sacco di cose. Non il contenuto, ma il modo di scrivere sì, specialmente i dialoghi. Da una certa parte mi fa piacere notare che le idee sono le stesse ma ho migliorato (spero) il modo in cui esporle.
In realtà ci sono alcune scene "scomode" che ho provato a eliminare... ma mi è sembrato quasi di sentire l'indignazione dei personaggi e mi son detta che, nonostante a diversi non sia piaciuta, se ho lasciato invariata Aghadralia anche post revisione, allora dovevo seguire la stessa linea e lasciare ai personaggi libertà di espressione.
Il più problematico è sempre Nare, la cosa non mi stupisce...
E mi sembra anche di vederlo lì che sbuffa e ride, come a sfidarmi. Cambiami, se ci riesci... Provaci e io distruggerò tutto quello che scriverai comportandomi da imbecille.
Beh, dipende un po' dai punti di vista... Per qualcuno sicuramente Nare non è il più intelligente (anche se forse si ritiene tale), ma siamo tutti concordi che non sia sicuramente il più buono e che, spesso, non si chieda nemmeno se i suoi gesti e le sue azioni possano creare danni...
Ora sto esaurendo il materiale da revisionare e mi aspetteranno i fogli bianchi da riempire. Da una certa parte ciò mi permette una minore attenzione, nel senso che posso scrivere di getto e poi rivedere, alternando queste due cose, sfruttando l'ispirazione per la prima e lo scemare di essa per la seconda. In testa ho molte scene già "scritte", ma non sono il tipo da scrivere capitoli a caso per poi riunirli. Preferisco tenere tutto in testa, rivedere e modellare le idee fino al momento in cui serviranno, e, quando serviranno, saranno così il più perfette e adatte possibile.
Inoltre non mi piace considerare alcune parti più meritevoli di altre. Preferisco lavorare su ogni riga, su ogni evento perchè tutto contribuisce alla forma finale.
In una recensione mi avevano detto che l'alternarsi di scene quiete e momenti d'azione non era nei gusti di chi stava scrivendo (riconosceva lei stessa che fosse suo gusto, ma in fondo il gusto influisce per forza nel parere dato sul libro, per lo meno a livello soggettivo). Io, al contrario, non amo molto i libri dove l'azione è continua, quasi forzata certe volte. Ritengo che, come succede nella realtà, i momenti "normali" siano necessari, che la calma aiuti a esprimere diversi lati e atteggiamenti. Certo, direte voi, però se io leggo un fantasy è perchè voglio un'avventura, qualcosa di straordinario, non di normale.
Io ritengo che rendere normale una vita che di per sé non lo è rispetto alla nostra, sia bello. Amo quando un libro riesce a rendermi parte del suo mondo anche in quelle piccole cose che possono essere il cibo, le usanze, il vestiario, l'architettura... quando lo straordinario diventa straordinariamente normale. Certo, poi l'azione ci sarà, ci sarà la passione, la rabbia, il dolore, ma c'è anche la calma e a me piace darle spazio.
Con questo non critico gusti e/o stile di nessuno. Si fa per "parlare", per confrontarsi, prendere spunto.
E adesso mi dedico a queste fantomatiche ultime pagine già scritte e poi il salto verso l'ignoto. In fondo io posso avere alcune scene in mente, ma quando scrivo mi rendo conto che tutto scivola fuori senza molto ragionare. Lo ripeto sempre, ormai son quasi noiosa... ma a me sembra sempre che siano i personaggi a raccontarmela: io sono solo la scribacchina col compito di riportare tutto e guai a mettere becco.
Nare poi, per ricollegarci a sopra, è il più intollerante, quello che ci tiene proprio che le cose vengano scritte come vuole lui, senza omettere, senza addolcire. E' proprio un grandissimo s.....
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